Formazione

Ciad: rifugiati del Darfur bloccati al confine

Nelle aree di Birak e Koruk, in Ciad, uomini armati non identificati hanno impedito all'agenzia dell'Onu per i rifugiati di portare a termine le operazioni per mettere al sicuro i rifugiati

di Redazione

L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) esprime profondo disappunto per il fatto che la presenza di uomini armati non identificati ha impedito di portare a termine le operazioni dell’Agenzia volte ad allontanare dalla zona insicura di confine i rifugiati traumatizzati recentemente arrivati in Ciad orientale dal Darfur occidentale. Gli uomini armati non hanno fornito spiegazioni per il loro comportamento, ma era chiaro che non sarebbe stato possibile portare a termine il trasferimento. Ciò è molto preoccupante e l’UNHCR si sta impegnando con le autorità ciadiane per fare trasferire rapidamente i rifugiati in questione. La situazione è talmente grave che il rappresentante dell’UNHCR in Ciad si trova attualmente al confine per cercare di trovare una soluzione al problema, a causa del quale i rifugiati si trovano in una situazione di estremo pericolo e di grave vulnerabilità. L’area non è affatto sicura a causa della presenza di gruppi armati che costituiscono un pericolo sia per i rifugiati sia per gli operatori umanitari.

La missione congiunta diretta dall’UNHCR che domenica aveva identificato gruppi sparsi di rifugiati in condizioni pessime nell’area di Birak, martedì ha trovato, come pattuito, 179 famiglie di rifugiati pronte a farsi prelevare a Figuera, a 90 chilomentri a sud est di Guereda. L’intenzione era quella di trasferire il primo gruppo nel campo di Kounoungou, a Guereda, ma uomini armati hanno impedito ai rifugiati di salire sui camion. Gli operatori hanno promesso ai rifugiati, il 70 per cento dei quali è costituito da donne e bambini, di ritornare fra qualche giorno con gli aiuti umanitari di cui vi è un disperato bisogno. L’UNHCR si è spostato altrove per prelevare altri rifugiati, ma ha scoperto che questo gruppo si era spostato, spaventato da voci che annunciavano attacchi imminenti da parte dei Janjaweed.

I nuovi arrivati dal Darfur sono esausti. Le donne riferiscono di essere state violentate. I bambini sono stati separati dalle loro famiglie. Molti dei nuovi arrivati nella zona di Birak erano già sfollati interni nel Darfur occidentale e vivevano in campi per sfollati. L’ufficio dell’UNHCR nel Darfur occidentale ha raccolto informazioni da molte famiglie di sfollati interni che non sono fuggite in Ciad e che hanno riferito che alcuni bambini sono scomparsi nell’area di Sirba. L’UNHCR collaborerà con il Comitato Internazionale della Croce Rossa (ICRC) per riportarli alle proprie famiglie.

Nella giornata di ieri un’altra missione si è recata nell’area di Koruk, dove sono sparse diverse migliaia di rifugiati. Mentre alcuni rifugiati sono riusciti a fuggire con scorte limitate di cibo, alcuni animali e dei beni domestici, altri non avevano nulla con sé. Alcune famiglie hanno riferito di essere state attaccate e derubate dai Janjaweed mentre si stavano dirigendo in Ciad.

Secondo le stime dell’UNHCR vi sarebbero 8mila rifugiati arrivati di recente nelle aree di Birak e Koruk.

L’UNHCR sta cercando una soluzione alle gravi difficoltà logistiche per tentare di allontanare i rifugiati dal confine. Nel frattempo, l’Agenzia ha pensato di concentrare i nuovi arrivati in due o tre luoghi, di modo da poter prestare loro assistenza immediata. Medici Senza Frontiere-Svizzera, l’ICRC, l’UNHCR e le organizzazioni partner saranno presenti sul posto. Questo fine settimana verranno distributi beni di prima necessità quali materassini, coperte, taniche per l’acqua e sapone. Inoltre verranno allestite delle tende per offrire riparo e il Fondo Alimentare Mondiale (WFP) metterà a disposizione aiuti alimentari. L’acqua è disponibile nelle vicinanze.

Prima di quest’ultimo afflusso di rifugiati, l’UNHCR e le organizzazioni partner assistevano 240mila rifugiati originari del Darfur in 12 campi nell’arida regione del Ciad orientale.

Oltre all’UNHCR, hanno partecipato alla missione umanitaria di martedì l’ente governativo ciadiano per i rifugiati (CNAR) e le organizzazioni IMC, SECADEV e GTZ.

Per quanto riguarda il Camerun, l’UNHCR si sta apprestando a dare il via al primo trasferimento di rifugiati ciadiani fuggiti dalla capitale N’Djamena a causa dei recenti combattimenti. Essi hanno attraversato il fiume Chari e hanno raggiunto Kousseri, nel confinante Camerun. I rifugiati verranno trasferiti sabato dal centro di transito di Madana a Kousseri, dove 7-10mila rifugiati vivono ora all’aria aperta a 500 metri dal ponte, in un campo attrezzato in modo migliore a Maltam, a 32 chilomentri ad ovest di Kousseri. Si stima che 30mila persone siano fuggite da N’Djamena, di cui molte hanno trovato riparo in scuole e chiese a Kousseri.

L’UNHCR spera di trasferire mille rifugiati al giorno tra coloro che hanno espresso la volontà di spostarsi dalla zona di confine. Alcuni di essi hanno affermato che non si sentirebbero ancora sicuri a tornare nella capitale ciadiana. Il campo improvvisato a Maltam può ospitare fino a 50mila persone. L’UNHCR e le organizzazioni partner hanno iniziato a costruire latrine, ospedali da campo e scuole e ad allestire tende.

L’acqua verrà trasportata da Kousseri fino a quando i lavori di trivellazione non saranno ultimati e non saranno stati scavati due pozze. Per organizzare il trasferimento dei rifugiati l’UNHCR sta collaborando strettamente con le autorità del Camerun e i leader tradizionali dei rifugiati.


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