Cultura

Don gnocchi contro le mine

Solidarietà. La fondazione nata dal grande sacerdote milanese scende in campo

di Emanuela Citterio

Da Milano all?Onu, passando per la riabilitazione di persone disabili in Sierra Leone, Rwanda, Georgia, Bosnia e Sri Lanka. È la parabola della fondazione nata per continuare l?opera di don Carlo Gnocchi.

Alla fine della seconda guerra mondiale, il prete lombardo accoglieva i ?mutilatini?, bambini orfani e mutilati a causa del conflitto. Oggi la Fondazione don Gnocchi, che in Italia gestisce un?ampia rete di centri di riabilitazione, istituti di ricovero e di cura, fa il punto anche sui propri progetti nel mondo.

Da qualche anno la fondazione ha creato un?area per la solidarietà internazionale, che nel 2001 ha ottenuto il riconoscimento di ong da parte del ministero Affari esteri. L?obiettivo? «Condividere le nostre risorse e competenze laddove ce n?è bisogno, in Paesi dove ancora la guerra crea disabilità o dove la povertà impedisce di curare in modo adeguato», spiega il responsabile della ong, Roberto Rambaldi. La fondazione lo fa investendo risorse economiche che, unite ai cofinanziamenti di istituzioni locali e internazionali, formano un budget annuale di due milioni di euro, con i quali finanzia sette progetti in Paesi in via di sviluppo. Ma anche coinvolgendo in Italia i propri operatori e volontari: «Infermieri, fisioterapisti ed educatori che danno in prestito la propria professionalità trascorrendo un periodo nei Paesi dove sono attivi i progetti», spiega Rambaldi, «e in Italia c?è chi mette a disposizione la propria casa per ospitare pazienti che facciamo venire qui per operazioni o cure particolarmente complesse».

Il 23 e 24 maggio a Milano la fondazione si è fermata a riflettere sul proprio impegno internazionale con il convegno Accanto alla vita. Nel mondo. Tra i temi affrontati, quello scottante della guerra che crea disabilità, con il contributo di organizzazioni come Mine Action Italy e Medici senza frontiere.

«Ci ha colpito l?appello del Papa affinché i governi giungano a un accordo sull?eliminazione delle bombe a grappolo», dice Rambaldi, a proposito della conferenza internazionale in corso a Dublino fino al 30 maggio. «Secondo noi è un problema prioritario e di drammatica attualità: lo vediamo in Sierra Leone, dove lavoriamo con i ragazzi mutilati dallo scoppio di bombe o dal machete».

Nel Paese africano, a Makeni, la don Gnocchi sta ampliando un ospedale per creare un?unità chirurgica che eseguirà operazioni per la ricostruzione degli arti superiori di persone mutilate a causa del conflitto. E, sempre a Makeni, sta portando a termine un progetto che ha permesso il reinserimento lavorativo di donne disabili. «Oltre agli interventi concreti, quello che vediamo in questi Paesi ci ha spinto a metterci in rete con campagne internazionali come Mine Action o Handicap International che chiedono scelte precise ai governi», afferma Rambaldi.

Al convegno della Don Gnocchi hanno partecipato anche rappresentanti del ministero degli Esteri italiano, dell?Onu e dell?Unione europea. «Abbiamo sentito l?esigenza di fare il punto con diverse realtà, da quelle più istituzionali a quelle che operano sul campo e ogni giorno impattano con questi problemi», afferma Rambaldi. Il convegno ha toccato anche il tema dell?immigrazione e del diritto d?asilo. «Dei nostri operatori in Italia ormai una gran parte, diverse centinaia, proviene dall?estero e molti da Paesi in via di sviluppo» prosegue. «Si tratta di infermieri, tecnici, assistenti domiciliari. Vediamo il volto buono dell?immigrazione, attraverso il loro impegno e professionalità. Con una commissione di esperti stiamo studiando un progetto per valorizzare le rimesse degli immigrati, e vorremmo utilizzare le loro competenze anche in progetti di sviluppo, magari nei loro Paesi d?origine».

IL CONVEGNO

  • Parole e danze. Accanto alla vita. Nel mondo titolo-tema del convegno organizzato a Milano il 23 e 24 maggio dall?area Solidarietà internazionale della Fondazione Don Gnocchi. Tra i partecipanti, Letizia Moratti, Giulio Andreotti, Sergio Marelli, il cardinale Renato Martino. E il 23 al Teatro del Buratto, La Georgia e le sue danze tradizionali del Gruppo folkloristico del Centro giovanile di Tbilisi (Caritas Georgia). www.dongnocchi.it

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