Famiglia

Tecnologia al non profit. Parla il guru di Microsoft

Su Etica&Finanza l'intervista ad Akhtar Badshah, direttore mondiale del progetto Community Affairs della multinazionale. «L’imprenditoria sociale è la carta vincente»

di Redazione

Il primo numero di Etica & Finanza del 2008 (l?inserto mensile in edicola con il numero di VITA di questa settimana) è un numero molto ricco. Segno che la redazione sta lavorando bene, ma soprattutto segno che il mondo intorno a noi sta producendo tantissime riflessioni e iniziative su economia e responsabilità. Il 2008 può essere quindi l?anno del definitivo decollo di una tematica alla quale è legata non solo la salute economica del nostro sistema, ma la sua tenuta temporale: vogliamo o non vogliamo darci un futuro? Questa è la domanda chiave attorno alla quale ruotano, alla fine, tutte le esperienze e le riflessioni che troverete nelle prossime pagine. Ha la testa nel futuro Akhtar Badshah, indiano, 52 anni, responsabile mondiale del programma lanciato da Microsoft nel 2003 dal titolo Unlimited Potential per l?inclusione digitale. Lui ha la certezza che il non profit dotato di adeguate tecnologie sia un formidabile volano di sviluppo, per tutti e anche per il profit. Ha la testa nel futuro anche Aziz Senni, imprenditore di banlieue, che sulla scorta di un primo successo imprenditoriale ha convinto grandi finanzieri francesi a mettere i capitali nel Business angels des Cités, fondo di venture philanthropy. La sfida è quella di credere nelle energie di chi, come Aziz, non avendo potuto salire sull?ascensore sociale, non si è arreso ma ha preso le scale (l?immagine è presa dal titolo del suo libro che è diventato un best seller a Parigi). Ma guardano lontano anche Stefano Zamagni e Luigino Bruni, due pensatori dell?economia che hanno inaugurato questo 2008 con due libri da non perdere e che E&F ha già letto per voi.

Tecnologia al non profit. Volano per lo sviluppo

In anteprima alcuni pasaggi dell?intervista ad Akhtar Badshah il guru della filantropia di Microsoft.
Di Riccardo Bagnato

L’inserto Etica&Finanza
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?Il mondo della filantropia sta cambiando radicalmente e con esso il modo con cui aziende e lavoratori si stanno impegnando per sradicare la povertà nel mondo?. A dichiararlo è Akhtar Badshah, indiano, 52 anni, dal 2004 direttore mondiale del progetto Community Affairs di Microsoft e responsabile del programma lanciato nel 2003 dal titolo ?Unlimited Potential? per l’inclusione digitale. Vita lo ha incontrato in occasione della tavola rotonda sulla responsabilità sociale d’impresa organizzata da Microsoft Italia il 23 gennaio scorso a Milano. Vita: C’è un gran fermento nel mondo della filantropia. Google, tanto per fare un nome, ha appena lanciato il programma di investimenti per i prossimi tre anni, ma è solo una fra le tante dotcom che si sta sempre più impegnando in questo settore, cosa succede? Akhtar Badshah: E’ solo un bene che si aggiungano altri attori. Tutto ciò aumenta la competitività anche in questo settore a beneficio di chi ne ha veramente bisogno. Mi permetto solo di sottolineare che Microsoft ha cominciato i propri programmi filantropici nel lontano 1986, e che via via gli investimenti sono cresciuti fino ad oggi: nel 2006 abbiamo devoluto ben 72 milioni di dollari così come nell’anno successivo sono stati donati altri 82 milioni di dollari. Vita: Guardando attentamente alle cifre, però, più della metà degli investimenti è composta da donazioni in software, il vostro software. Mi domando se in questo caso offrite soluzioni open source oppure no. Akhtar Badshah: Vede, alla maggior parte delle associazioni non interessa avere a disposizione il codice di un software. Non è questo il punto. E comunque sì, offriamo anche soluzioni open source. Il vero problema è sostenere una realtà o un progetto che possa aumentare il benessere, ridurre il cosiddetto digital divide, creare e agevolare nuove forme di impresa locale.

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