Famiglia

Carme Chacòn e un’astratta affermazione dei diritti

Qualche domanda dopo il parto anticipato della ministra spagnola

di Gabriella Meroni

Ieri la ministra della Difesa spagnola Carme Chacòn, 37 anni, ha partorito in anticipo di oltre un mese ? quando è andata in Afghanistan, il 19 aprile, era al settimo mese – un bambino che pesa meno di tre chili (2,8). Ha viaggiato tanto e non si è risparmiata, la ministra più giovane del governo Zapatero, «per dare un segnale contro la discriminazione delle donne incinte». È andata in Afghanistan, Libano, Bosnia. Aveva impegni ufficiali fino al 1° giugno, quando sarebbe entrata nel nono mese. Programmi annullati da un «imprevisto», un parto anticipato: i giornali spagnoli riferiscono che era andata in ospedale per un «normale controllo» e i medici hanno invece deciso per il parto, segnale che – nonostante le rassicurazioni sull’ottima salute di mamma e neonato, che per fortuna stanno bene – evidenzia comunque una situazione non perfettamente fisiologica. Carme Chacòn è sicuramente un esempio di donna indipendente che non si fa bloccare da una gravidanza, e rifiuta con orrore lo stereotipo della mammina in attesa che «non si deve strapazzare». Perfetto. Ma fino a che punto è giusto spingersi per affermare un diritto pur sacrosanto, che è quello di non essere messe da parte perché donne e mamme? Sarebbe stato tanto difficile salvare i diritti di tutti e due (non vivendo come una sconfitta, per esempio, rinunciare a viaggiare per salvaguardare il diritto alla salute del proprio figlio)? Ci viene un dubbio: forse la vera parità e «non discriminazione» si avrà quando un ministro della Difesa, donna e incinta, potrà tranquillamente evitare percorrere 6000 km in un giorno. Tanto non dovrà dimostrare a nessuno che vale quanto un ministro uomo.


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