Economia

Legacoop: lavavetri gentili, ma non solo

L’iniziativa di Legacoop Bologna: i risultati e le considerazioni sull’intervento svolto dalle Cooperative sociali Centro Accoglienza la Rupe, Coop La Strada e Altercoop

di Redazione

Sono stati presentati oggi alla stampa i risultati della ricerca ‘Lavavetri gentili, ma non solo” promossa da Legacoop Bologna.
Nello scorso ottobre, nel pieno del dibattito cittadino sui temi del degrado e della convivenza urbana, Legacoop Bologna ha ritenuto opportuno entrare nella questione ?lavavetri?, fornendo il proprio contributo alla discussione. Sono state, pertanto, elaborate e sviluppate una serie di proposte concrete. volte all’integrazione ed al coinvolgimento della città..
Si è trattato di iniziative che ruotavano attorno alla campagna di comunicazione “Il volto nuovo del welfare” e partivano dal presupposto di essere base di discussione costruttiva con istituzioni e parti interessate. Proposte derivate, soprattutto, da una rete di cooperative sociali impegnate ogni giorno, in collaborazione con le organizzazioni dell’associazionismo e del volontariato, a dare risposte ai bisogni dei cittadini bolognesi nell?ambito campo dell?inserimento sociale. Da questo percorso è nato il Progetto ?Lavavetri gentili, ma non solo?

Si è cercato di capire attraverso quella che viene definita una ‘ricerca azione’ le ragioni e le condizioni di vita delle persone che svolgono attività di lavaggio ai vetri degli automobilisti nella città di Bologna. L’obiettivo era comprendere se questo tipo di attività fosse un ripiego per intraprendere, una volta ottenute risorse minime, altri percorsi, oppure se fosse l’espressione di una difficoltà permanente nell?impossibilità di trovare una collocazione lavorativa.

Il periodo della ricerca è coinciso con l?inizio della stagione invernale e con l?inasprimento dei controlli da parte delle Forza dell?Ordine e, soprattutto, è partita in contemporanea con una forte descrizione negativa ed un atteggiamento ?securitario? da parte di alcuni Comuni, dei mass media e dell?opinione pubblica nei confronti di quella che, alla luce dell’esperienza effettuata sulla strada, a Bologna si rivela essere una realtà circoncisa nelle dimensioni e molto distante dall’essere nociva per la cittadinanza.
Il lavoro degli operatori sul campo, infatti, ha evidenziato due punti fondamentali di snodo: lo scarso livello di pervasione e presenza sul territorio bolognese dei ‘lavavetri’ e la loro dimensione prettamente umana. Giovani, lontani dai propri paesi d’origine e dalle rispettive famiglie, senza garanzie nè diritti, i pochi ‘lavavetri’ in cui ci si imbatte per le strade di Bologna in ogni condizione atmosferica sono prevalentemente persone in difficoltà con tanto bisogno di aiuto ed assistenza.

Si tratta di uomini e donne aperti e fiduciosi nonostante le disagiate condizioni in cui versano, persone pronte e disposte ad interloquire mentre, tra il lavaggio del vetro o la vendita di fazzoletti ed accendini, provano a racimolare quella ventina di euro al giorno da inviare quasi interamente alla famiglia che si trova distante. Tutti si aprono, infatti, con facilità per raccontare di sé, delle proprie aspettative, dell’attività svolta al semaforo, dimostrando di essere tagliati fuori per mancanza di informazioni dai circuiti degli aiuti e dell?assistenza.

Sempre alla ricerca di informazioni che riguardano la soddisfazione dei bisogni primari, in primis sulla possibilità di ottenere cibo per sfamarsi, gli elementi che, invece, spesso e volentieri non mancano mai nelle loro giornate sono gli atteggiamenti aggressivi e maleducati che queste persone devono subire dall’automobilista di turno, infastidito dalla loro sola esistenza. comportamenti offensivi che loro stessi condensano sotto l’etichetta generale di ‘nervosismo’, sfogato nei confronti di persone in difficoltà.

Aggrappati ad una situazione di per sè critica, precaria e provvisoria quale la realtà del semaforo, le loro aspirazioni tendono ad una sistemazione stabile e legale.
La preoccupazione maggiore è, infatti, la ricerca di un lavoro che possa regolarizzare la loro presenza in Italia, un occupazione con tempi e stipendi ?normali? e, attraverso il lavoro, potersi ricongiungere con la propria famiglia.

Il Progetto ha, dunque, evidenziato la possibilità di riuscire a contattare i lavavetri, anche se, a Bologna, le dimensioni del fenomeno non sono particolarmente rilevanti. È necessario, però, per una possibile riproposizione e sviluppo dell?idea ?Lavavetri gentili, ma non solo? promossa da Legacoop, avere un esplicito riconoscimento politico dell?iniziativa al di là del Comune di Bologna; la copertura finanziaria per l?attivazione dei contatti e del lavoro in strada, la disponibilità concreta delle Cooperative sociali coinvolte e delle Imprese del territorio, a costruire un reale percorso di inserimento lavorativo che preveda le seguente azioni coordinante e consecutive : contatto e informazione in strada, periodo di borsa lavoro formativo e di orientamento, inserimento lavorativo a contratto.

L?esperienza effettuata e le professionalità espresse da parte degli operatori sociali coinvolti in questo progetto, hanno, inoltre, evidenziato l?importanza di ri-pensare la figura dell?operatore di strada nella sua funzione di Operatore – Orientatore. La necessità, che si evidenzia dalla ricerca, e che i racconti dei ?lavavetri? esprimono, con e senza parole – è quella di essere informati ed orientati nella ?novità? di adesso, di questa città e del paese Europa. L?Operatore di strada deve essere in grado di avere e comunicare informazioni ? un dire? che permette alla persona contattata di poter muoversi e scegliere.


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