Welfare

Turchia: governo presenta nuova legislazione sui diritti umani

A dieci giorni dal Consiglio europeo, dal quale si aspetta il lasciapassare per i negoziati di adesione all'Unione, il governo ha sottoposto al Parlamento un pacchetto di riforme in 31 articoli

di Redazione

Corsa contro il tempo del governo di Ankara per presentarsi a Copenaghen la prossima settimana con in tasca la legislazione sul rispetto dei diritti umani richiesta da Bruxelles. A dieci giorni dal Consiglio europeo, dal quale la Turchia si aspetta l’indicazione di una data per l’avvio dei negoziati di adesione all’Unione Europea, il governo di Abdullah Gul ha sottoposto al Parlamento un pacchetto di riforme in 31 articoli per migliorare gli standard relativi al rispetto dei diritti umani. Particolare attenzione e’ dedicata al tema della tortura: il progetto prevede pene piu’ severe per gli imputati con l’accusa di tortura e procedure giudiziarie piu’ snelle per indagare su ufficiali di polizia sospettati del reato. ”Dobbiamo attuare una piena democrazia in Turchia – ha detto il leader del Partito filoislamico della Giustizia e dello Sviluppo e ”premier ombra” – Non abbiamo tempo da perdere…Il Parlamento deve prendere le sue decisioni velocemente. Credo che questo Parlamento sara’ in grado di passare il pacchetto prima del vertice di Copenaghen”. Tra le altre misure previste, la diminuzione dei tempi di detenzione per i sospetti interrogati dalle Corte di sicurezza dello Stato, l’allentamento delle restrizioni alle organizzazione straniere non governative per possedere proprieta’ e maggiori difficolta’ per mettere al bando i partiti politici. Quello presentato al Parlamento e’ il secondo pacchetto di riforme relative al rispetto dei diritti umani messo a punto in Turchia negli ultimi mesi. Nell’agosto scorso, infatti, il Parlamento aveva approvato l’abolizione della pena di morte in tempo di pace e aveva concesso alla minoranza curda il diritto di studiare la propria lingua. La nuova legislazione presentata e’ stata criticata da alcune organizzazioni per i diritti umani, che hanno in particolare contestato la decisione – sulla quale sarebbero intervenuti i militari – di non includere il diritto a un nuovo processo laddove sia ordinato dalla Corte europea dei diritti dell’uomo.


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