Formazione

A Napoli serve la leva di Archimede

Come uscire dall’emergenza. Intervista all’arcivescovo Crescenzio Sepe.

di Redazione

Raccontare Napoli. Oltre le ombre di una città crocifissa dalle continue emergenze. Si intitola non a caso Non rubate la speranza (Mondadori, pp.100, euro 12) il nuovo libro del cardinale Crescenzio Sepe, arcivescovo di Napoli, che è stato presentato il 13 maggio nella Basilica di Santa Chiara con un parterre di relatori che comprendeva, tra gli altri, il fondatore della Comunità di Sant?Egidio Andrea Riccardi, il filosofo Aldo Masullo e il presidente della Cei, Angelo Bagnasco.Vita: Eminenza, nel suo libro lei scrive: «Napoli non morirà». Da dove trae questa certezza?Crescenzio Sepe: Dalla constatazione che pur in un pessimismo di fondo vissuto dalla città, esiste una forte volontà di riscatto. La storia ha dimostrato che Napoli ha saputo sempre risorgere, ciclicamente, tra quelli che Giambattista Vico chiamava corsi e ricorsi. Se ora riesce a trovare, o le si offre, un punto su cui appoggiarsi, come la leva di Archimede, potrà recuperare il suo tradizionale ottimismo, condito da quelle potenzialità culturali e religiose che qui sono molto sentite, anche se un po? assopite. Per questo, nonostante il buio del presente, le sue luci torneranno a splendere.Vita: In questo ?risorgimento? quale ruolo giocherà la Chiesa napoletana?Sepe: La Chiesa non vuole né deve essere un riferimento di ordine sociale, politico e nemmeno culturale; vuole essere l?anima, la forza morale, che come un vento spinge a gonfiare le vele della città e prendere il largo. Questa è la sua identità profonda, questo d?altro canto è anche il messaggio di Cristo: evitare qualsiasi pessimismo, rifuggere dalla disperazione, dare fiducia. Come diceva Giovanni Paolo II, organizzare la speranza.Vita: Quali sono allora i primi tre interventi per dare un segnale di reale cambiamento nella città?Sepe: In primo luogo, occorre fare un lavoro molto radicale e in profondità: basarsi cioè sulla formazione delle coscienze, degli animi, delle menti, per riportare questo popolo al senso di grande civiltà di cui è intrisa questa terra. Poi, bisogna tener conto del momento estremamente difficile che il mondo del lavoro e quello giovanile stanno attraversando, dando segnali concreti in tal senso. Infine, dedicare attenzione ai problemi emergenti, immediati dell?attualità e trovare una soluzione a monte: a partire, ripeto, dalla formazione delle coscienze. Non si scappa.Vita: Qual è il suo giudizio sulla capacità del terzo settore cittadino di incidere sulla realtà? Sepe: È essenziale avviare una politica di coordinamento di tutte queste potenzialità. Soltanto insieme si può creare una progettazione capace di incidere sulla realtà napoletana, molto ricca e complessa. Ma per far questo occorre abbattere i muri di individualismo che impediscono ai semi dell?associazionismo, laico e religioso, di fruttificare. Le potenzialità di Napoli sono enormi: ma solo insieme si possono creare le possibilità per un cambiamento duraturo, attraverso un dialogo non fittizio tra istituzioni e i variegati mondi della società civile.

SUL PROSSIMO NUMERO

  • Buone idee sotto il vesuvio.Salvo ulteriori proroghe, il 26 maggio il commissario straordinario per i rifiuti, Gianni De Gennaro rimetterà il suo mandato. Lo farà lasciando irrisolti gran parte dei nodi del ciclo dell?immondizia. Napoli ancora una volta sembra ferma in un pantano. Incapace di darsi una scossa. Eppure entrandoci, come ha fatto Vita nell?inchiesta che pubblicheremo sul prossimo numero, si scopre che soluzioni a portata di mano ci sono. Come sa chi davvero conosce a fondo e dall?interno la città del Vesuvio.

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