Famiglia

Ferrero “sanatoria in extremis”

Il ministro per la solidarietà sociale, in una lettera a Prodi, propone di regolarizzare i lavoratori immigrati rimasti esclusi dal decreto flussi

di Redazione

Non la chiama sanatoria, nè regolarizzazione generalizzata. In sostanza, però Paolo Ferrero, già ministro della solidarietà sociale, propone un provvedimento d’urgenza per regolarizzare i lavoratori immigrati rimasti esclussi dal decreto flussi.. Fosse anche (e probabilmente sarà) l’ultimo suo atto da ministro.

Un’iniziativa che potrebbe interessare non meno di 500 mila persone. I conti, infatti, sono presto fatti: il decreto flussi 2007 che autorizza 170 mila nuovi ingressi è risultato molto al di sotto delle richieste dei datori di lavoro italiani, oltre 650 mila. Anche in presenza di errori ed irregolarità di qualche domanda, è però solo prudente prevedere che quanti già lavorano in Italia ed aspirano ad una regolarizzazione sia un numero molto vicino al mezzo milione. Non è né una “sanatoria” né una “regolarizzazione generalizzata.

“Non si tratterebbe di nuovi ingressi ma di riconoscere chi già oggi lavora e di portare a legalità questa situazione”, scrive Ferrero a Prodi. Tenuto conto che il ddl Amato-Ferrero non sarà approvato prima della fine della legislatura, non è possibile – tiene a dire il ministro – mandare all’aria “tutto il lavoro concreto costruito con le parti sociali in questi venti mesi”.

La motivazione posta da Ferrero è chiara: “propongo questa misura per evitare l’ulteriore imbarbarimento del tessuto sociale del paese”. Dopo il boom delle domande del decreto flussi, un provvedimento per rispondere a queste era comunque atteso. L’ipotesi più accreditata – sostenuta anche dalle organizzazioni del non profit – ma ancora non ufficiale era il varo di un secondo decreto flussi. La crisi di governo ha creato difficoltà. Difficile pensare che oltre mezzo milione, fra famiglie ed aziende, ed altrettanti immigrati, possano essere trasparenti. Le associazioni sono preoccupate, attengono lo sviluppo della crisi e non escludono iniziative mirate per sollecitare comunque la soluzione di una questione che è economica e sociale


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