Ci si è buttato a piè pari Luigi Falorni. Affascinato dalla storia di Senait Mehari, ex bambina soldato, ha raccontato la guerra tra Eritrea ed Etiopia in Heart of Fire, presentato al Festival di Berlino. Ma il resoconto di un conflitto così recente non poteva che provocare tensioni…
Come è andata con le riprese?Volevo girare il film nei luoghi in cui si è combattuta la guerra ma le autorità ce lo hanno impedito. Poco prima dell?inizio delle riprese, la maggior parte del cast, formato da attori locali, ha abbandonato il set a causa delle minacce subite.
E allora, cosa avete fatto?Abbiamo fatto un nuovo casting in un campo profughi nel Nord del Kenya ed è andata meglio: c?era chi apparteneva alla comunità etiope e quindi non aveva problemi, altri erano lontani dalle zone di conflitto da anni. La produzione ha comunque voluto che il set fosse sorvegliato da guardie armate. Il clima non era dei più distesi.
È il prezzo da pagare per un film realistico sull?Africa?L?obiettivo, nello scegliere attori eritrei, era quello: rendere autentico il film. Nessun attore professionista avrebbe potuto riuscirci meglio.
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