Cultura

Immigrazione: gli irregolari ai minimi storici

Lo dice il XIII Rapporto Ismu presentato oggi a Milano

di Redazione

Immigrati irregolari ai minimi storici: agli inizi del 2007 in Italia se ne contavano 350 mila. Merito della “sanatoria” introdotta con il decreto flussi 2006 secondo l’Ismu che oggi ha presentato il suo XIII rapporto sulle migrazioni. Un anno fa gli irregolari costituivano l’8,7% della popolazione: rispetto ad un anno prima la loro presenza si è quasi dimezzata, riducendosi del 46,2%. Per converso l’Ismu nel suo rapporto parla di un vero e proprio boom di regolari: i dati parlano dfi 3,6 milioni di persone, 600 mila in più rispetto a dodici mesi prima. In totale in Italia agli inizi dell’anno appena trascorso si contavano quasi quattro milioni di immigrati, mostrando un rallentamento nel tasso di crescita rispetto agli anni precedenti, pari all’8,7% contro l’11,6% del 2006. Rappresentano il 6% del totale della popolazione, ma se si ragiona in termini di contributo al prodotto interno lordo si osserva che essi rappresentano l’8,8%. Un dato destinato a sfiorare l’11% in Lombardia Veneto ed Emilia Romagna. Provengono per la maggior parte dall’est Europa, con l’Albania in prima fila seguita a ruota da Romania e Ucraina. Ma secondo il rapporto questo flusso nei prossimi quindici anni è destinato a lasciare il posto a immigrati dell’Africa sub-sahariana. Si tratta prevalentemente di immigrati tra i 25-44 anni di sesso maschile mentre le donne straniere si concentrano prevalentemente in una fascia di età più matura, tra i 45 ed i 64 anni. La presenza degli immigrati nel nostro Paese costituisce una fonte importante di mano d’opera: gli occupati nel terzo trimestre 2007 erano quasi 700 mila a fronte delle 621 mila lavoratrici straniere, con una concentrazione maggiore nel settore dei servizi. “Questo è il segnale che il mercato del lavoro ha bisogno degli immigrati – ha commentato Laura Zanfrini dell’Università La Cattolica – ma soprattutto che spesso sono proprio i datori di lavoro a chiedere mano d’opera straniera anche per ovvie ragioni di costi”. Eppure, sebbene occupino posti di più basso profilo (gli artigiani, operai specializzati, agricoltori stranieri sono il 30,4% per esempio) la metà degli occupati stranieri del nostro Paese ha una istruzione di livello superiore con un evidente divario tra competenze e mansioni da svolgere. In un’ottica di lungo periodo, tuttavia, gli italiani devono guardarsi bene dal pensare che gli immigrati siano la soluzione al problema dell’invecchiamento che grava sulla nostra società: secondo l’Ismu, anche considerando un flusso annuo costante di 450 mila immigrati la percentuale di anziani nel nostro paese continua comunque a crescere ad un ritmo dell’1,5% circa. Dato che tradotto in termini concreti significa che il rapporto tra spesa pensionistica e Pil aumenterebbe comunque del 10% nonostante l’apporto degli immigrati.

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