Formazione
Sorpresa, il ballo del mattone è multietnico
17,2 miliardi per la prima casa erogati solo nel 2007, un quinto delle transazioni a carico di immigrati (di Christian Benna e Daniela Verlicchi).
La casa cambia indirizzo. Per conoscere i nuovi proprietari bisogna uscire dai quartieri centrali, imboccare i lunghi viali delle periferie e suonare ad uno dei 560mila campanelli che portano un cognome straniero. Perché il mattone in Italia – traballante dopo anni di crescita dopata da speculazioni e bassissimi tassi di interesse – parla sempre più le lingue del mondo. Sotto il tetto dei nuovi alloggi del Made in Italy, gli idiomi più in voga sono il rumeno, l?arabo dei marocchini, l?albanese e l?egiziano. Ormai un quinto di tutte le transazioni immobiliari, un decimo del totale erogato, dicono le statistiche dell?Abi, porta la firma di un titolare extracomunitario. Una boccata d?ossigeno nel lago stagnante delle compravendite e dei mutui (in calo dell?1,9% secondo Unicredit). Nel 2007 i finanziamenti multicolour hanno riversato ben 17,2 miliardi per l?acquisto della prima casa. Una crescita a doppia cifra, del 12,4%, certificata dallo studio di Scenari Immobiliari, che salva i conti di un mercato sull?orlo della crisi, stretto tra allarmi di insolvenza, pignoramenti e brusco calo dei prezzi. Per capire le dimensioni del fenomeno occorre fare un passo indietro di cinque anni. In questo lasso di tempo, il Cestim – Centro studi immigrazione, stima una crescita di acquisti perlomeno quintuplicata.
Risparmi d?altri tempi
Ma chi è l?immigrato che compra casa? Ha un permesso di soggiorno in tasca da almeno due o tre anni, è un lavoratore dipendente o un piccolo imprenditore, ha tra i 25 e i 35 anni, e nel 60% dei casi è sposato. A tracciare l?identikit della nuova corsa alla prima casa è Kiron, franchising di mediazione creditizia che fa capo al gruppo Tecnocasa. Prevalentemente gli immigrati si orientano su immobili di piccole dimensioni (50 – 60 mq), situati nelle periferie delle città. In media chiedono mutui per una somma pari a 127mila euro, poco più rispetto agli italiani (la media è di 124mila), e scelgono finanziamenti molto lunghi. Il 95% salderà il debito in più di 31 anni.
Le vite degli altri
«L?acquisto della casa è il primo passo verso l?integrazione», afferma Enzo Mario Napolitano, presidente di <a href="http://www.etnica.biz" target="_blank">Etnica</a> e promotore della campagna per un Welcome Banking a tutti i cittadini. Il recente boom di compravendite racconta infatti solo una parte della storia. Perché la maggior parte dei nuovi italiani si confronta con realtà fatte di precarietà nel lavoro e di inaccessibilità ai servizi bancari. Più di un milione e mezzo di persone, circa il 56% degli immigrati – come scrive Nomisma nel rapporto sulla situazione abitativa dei migranti in Italia – vive in coabitazione, in centri di accoglienza e soluzioni fortuite. E non mancano le sacche di razzismo e intolleranza. L?Ufficio nazionale antidiscriminazione ha ricevuto oltre 10mila segnalazioni, di cui gran parte arrivano dall?universo della casa. E per chi ha una casa di proprietà, comprata con un mutuo, si profilano all?orizzonte tempi cupi. «Negli ultimi mesi», dice Fabiana Megliola dell?Ufficio studi Tecnocasa, «le compravendite tra stranieri si sono un po? fermate: ora sembra prevalere la locazione. Un dato che non stupisce visto il rialzo dei tassi e le difficoltà di ottenere un finanziamento».
E gli sportelli si mettono in coda
Oltre la congiuntura, oggi tutt?altro che favorevole, c?è un mercato immobiliare ?etnico? sempre più dinamico. Che gli istituti di credito non hanno intenzione di perdere. La reginetta del mercato è Unicredit Banca per la casa, con oltre il 14% dei mutui accesi destinati a immigrati. Seguono gli altri big del credito: Intesa Sanpaolo, oltre 6mila, Monte dei Paschi di Siena, con 5mila finanziamenti (il 5,7% del totale), Banca Popolare di Verona e Novara a quota 3.600 mutui e Banca Popolare di Milano con altri 3.100 contratti. L?obiettivo è uno solo: conquistare fette di mercato e fidelizzare i nuovi clienti. Ma due sono le scuole di pensiero. La prima è quella dell?integrazione alla pari. Come sostiene Ettore Carneade, responsabile del segmento Family di Mps: «La nostra filosofia è: stesse condizioni per tutti. Magari declinate secondo contratto di impiego, come quello degli atipici. Altrimenti il rischio è quello dei subprime americani. La cosa peggiore, secondo noi, è aprire il mutuo senza difficoltà e poi stangarli alla prima rata non pagata». L?altra scuola preferisce invece l?accompagnamento finanziario. «Noi abbiamo una gamma di prodotti dedicata: si chiama Extraordinario!. Questa è la strategia che ci ha portati ad erogare oltre 3mila mutui ai nuovi italiani. Ma il prodotto personalizzato non basta. Perciò abbiamo avviato un call center multilingue al quale gli immigrati si possono rivolgere per consigli. Dall?altra parte della cornetta rispondono 8 operatori che parlano 4 lingue diverse, arabo compreso», spiega Giampiero Lattuada, responsabile Marketing strategico di Bpm.
Christian Benna
Daniela Verlicchi
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