Famiglia

Salute dei bambini: l’Italia prima su 146 Paesi

L'Italia è prima di 146 paesi nella classifica del benessere dei bambini e diciannovesima per quello delle mamme. A rivelarlo è un rapporto presentato oggi dall'organizzazione Save the children.

di Redazione

L’Italia è prima di 146 paesi nella classifica del benessere dei bambini e diciannovesima per quello delle mamme. A rivelarlo è un rapporto presentato oggi dall’organizzazione Save the children.

Sono i paesi scandinavi, con la Svezia al primo posto, seguita da Norvegia e Islanda, le nazioni che possono vantare parametri d?eccellenza attinenti alla salute, l?educazione e la condizione economica di madri e bambini. Quelli in cui le madri stanno peggio sono le nazioni dell?Africa Sub-sahariana, con il Niger all?ultimo posto, che si conferma come il luogo peggiore dove una mamma possa vivere.
L?Italia è al 19° posto nella classifica delle madri e al 1° nell?elenco dei paesi in cui i bambini stanno meglio.

Questa la fotografia che emerge dal nono Rapporto sullo Stato delle Madri nel Mondo, la pubblicazione annuale di Save the Children sulla salute materno-infantile in numerosi paesi del mondo, che prende in esame alcuni indicatori che vanno dall?indice di mortalità infantile alla scolarizzazione, all?aspettativa di vita alla nascita, piuttosto che l?uso della contraccezione, la partecipazione delle donne alla vita politica o la loro capacità di avere un reddito.
?Secondo Save the Children, la qualità di vita di un bambino dipende dalla salute, dalla sicurezza e dal benessere della propria madre ? afferma Valerio Neri, Direttore Generale di Save the Children Italia -. Solo assicurando alle donne educazione, benessere economico e possibilità di accedere ai servizi e alle cure sanitarie, sia quelle donne che i loro figli avranno maggiori possibilità di sopravvivere e crescere sani.?

L?Indice delle Madri: i primi e gli ultimi paesi
Il gap che emerge tra i paesi in cima e quelli in fondo alla lista è stridente. Mentre in Svezia ogni parto avviene con l?assistenza di personale medico, in Niger solo il 33% dei parti è assistito. Il 72% delle donne svedesi usa i contraccettivi, dedica alla propria istruzione una media di 17 anni, ha un?aspettativa di vita di 83 anni e solo una donna su 185 rischia di perdere il proprio figlio prima che compia cinque anni. Al contrario, in Niger, solo il 4% della popolazione femminile usa la contraccezione, una donna va a scuola in media per 3 anni, ha un?aspettativa di vita di 45 anni e, considerando che 1 bambino su 4 muore prima di aver raggiunto i cinque anni, ciò implica che quasi ogni donna rischia di veder morire suo figlio e 9 madri su 10 addirittura perdono ben due bimbi nel corso della propria vita.

Le ultime dieci posizioni sono occupate da Niger, Ciad, Yemen, Sierra Leone, Angola, Guinea-Bissau, Eritrea, Djibuti ed Etiopia (vedi tabella 1), tutti paesi in cui le condizioni di vita delle mamme e dei loro bambini sono estremamente difficili: i due terzi dei parti avvengono senza assistenza specializzata, una madre su 21 rischia la vita per cause correlate alla gravidanza, ogni donna in media rischia di perdere un figlio almeno una volta nella vita , 1 bambino su 6 muore prima di aver compiuto 5 anni e 1 su 3 soffre di malnutrizione. Inoltre, 1 bambino su 3 non frequenta la scuola primaria, il rapporto tra bambine e bambini iscritti a scuola è di 3 a 4, in media le bambine riescono a malapena a frequentare 5 anni di scuola. Inoltre c?è una forte disparità tra il reddito di una donna e quello di un uomo.

Per quanto riguarda il nostro Paese, considerando i tre parametri che servono a valutare il solo benessere infantile (tasso di mortalità sotto i 5 anni; tasso di iscrizione alla scuola materna; tasso di iscrizione alla scuola superiore), l’Italia si posiziona al primo posto, seguita da Germania, Francia e Svezia.

In particolare, nel nostro paese, nel 2006, la mortalità infantile ha registrato uno dei valori più bassi in assoluto – 4 morti su 1000 nati – mentre il tasso di iscrizione alla materna e alla scuola superiore si attestavano, rispettivamente, al 104% e al 99%. Rispetto allo scorso anno in cui l?Italia già deteneva la vetta della classifica, gli indici si sono mantenuti stabili, con un lieve miglioramento per quanto riguarda il tasso d?iscrizione alla scuola materna, passato dal 103% al 104%.

Se in Italia la pressoché totalità delle bambine e dei bambini gode di buona salute e di un’adeguata istruzione, non può dirsi la stessa cosa per il Niger, ultimo anche nella classifica per il benessere infantile, dove un bambino su 4 rischia di morire prima dei 5 anni, il 44% dei bambini è malnutrito e solo meno della metà di essi sono iscritti a scuola .

All?interno dell?indice delle madri, invece, l?Italia è al 19° posto: è analizzando i parametri relativi alla salute e benessere delle mamme, alla parità di genere e alla tutela della maternità, che emergono differenze e distanza fra l’Italia e i paesi che hanno guadagnato la testa della classifica. In particolare, confrontando la condizione delle mamme e donne italiane, con quella delle mamme e donne svedesi, le distanze maggiori si registrano rispetto alla salute, al ricorso alla contraccezione, alla partecipazione al governo nazionale, alle differenze di reddito con l’uomo. In Italia è il 39% delle donne che fa uso di contraccettivi a fronte del 72% delle donne svedesi. Le donne italiane percepiscono uno stipendio pari al 47% rispetto a quello dell’uomo mentre le svedesi hanno un salario di poco inferiore (pari all?81%) a quello maschile.

Per quanto riguarda i benefici per la maternità, una donna italiana in maternità prende l’80% del suo stipendio ordinario, mentre una svedese percepisce lo stipendio pieno. Nel 2008 la partecipazione delle donne italiane al governo del paese è del 17% (questa la percentuale di posti occupati da donne) contro il 47% in Svezia.

L?evidenza che emerge analizzando i dati relativi all?Italia è che nel nostro paese esista una buona tutela per la salute e l?istruzione infantile, ma altrettanto nettamente affiora una sostanziale disparità di genere, che fa sì che il nostro paese si posizioni dietro a nazioni come Slovacchia, Grecia ed Estonia e appena prima di Portogallo, Lituana e Lettonia. Basti pensare che la percentuale di donne che in Italia utilizzano la contraccezione è uguale a quella del Botwana (39%), il rapporto tra reddito femminile e maschile è pari a quello del Benin (0,47), e infine la partecipazione delle donne alla vita politica (17%) corrisponde a quella della Bolivia, Gabon e Nepal.

L?accesso ai servizi sanitari di base: 200 milioni di bambini senza cure
Quest?anno il Rapporto sullo Stato delle Madri nel Mondo ha come suo focus l?accesso dei bambini alle cure di base, intendendo per queste ultime l?assistenza prenatale, quella durante il parto, le vaccinazioni e le cure per diarrea e polmonite. Attualmente, 200 milioni di bambini non hanno accesso ad alcuna cura di base e 26.000 bambini con meno di cinque anni muoiono ogni giorno, per un totale di quasi 10 milioni all?anno.

Analizzando 55 paesi in via di sviluppo, che da soli rappresentano il 60% dei bambini al di sotto dei 5 anni del mondo e l?83% delle morti infantili, quelli che stanno compiendo i più grandi progressi per garantire l?accesso alle cure di base a tutti i bambini sono Filippine, Perù, Sud Africa e Indonesia. La maglia nera, invece, spetta all?Etiopia, ultima della lista, e preceduta da Somalia, Ciad, Yemen e dalla minoranza Lao della Repubblica Democratica del Congo.
In questi paesi, c?è una forte differenza tra i bambini più poveri e quelli più ricchi: in Mali e Nigeria, ad esempio, i bambini più indigenti rischiano 2,5 volte in più rispetto a quelli benestanti di non ricevere le cure necessarie, mentre in India e Indonesia i primi rischiano di morire tre volte in più rispetto ai secondi. senza raggiungere i cinque anni.

?Nei paesi in via di sviluppo è fondamentale agire tenendo in considerazione il contesto socio-economico locale ? afferma Valerio Neri -, come ad esempio investendo sulla formazione dei cosiddetti ?volontari per la salute? che operino all?interno delle comunità, a volte semplicemente dando dei consigli sui rimedi da adottare per garantire la salute delle mamme e dei loro bambini. Grazie a loro, ad esempio, abbiamo salvato milioni di bambini che morivano a causa della malaria: la nostra esperienza in tutto il mondo ci dimostra che questo tipo di programmi funziona?.

Con interventi semplici e a basso costo, che prevengano le principali cause della mortalità infantile, si potrebbero salvare le vite di 6 milioni di bambini all?anno, pari a circa 3 volte la popolazione di una città come Milano. Riuscire a farlo solo in India e Nigeria, significherebbe prevenire il 20% di tutte le morti infantili. L?allattamento materno, ad esempio non serve solo per nutrire ma aiuta a rafforzare le difese immunitarie del bambino nei confronti delle comuni malattie infantili. Per evitare che molti bambini muoiano a causa della disidratazione provocata la diarrea basterebbe una semplice terapia per la reidratazione orale, così come gli antibiotici possono combattere la polmonite e l?utilizzo congiunto di zanzariere e insetticida contribuisce ad evitare il contagio da malaria.

Nelle nazioni più sviluppate, i bambini che hanno maggiori difficoltà ad essere curati e verso i quali occorre prestare maggiore attenzione, appartengono a fasce svantaggiate della popolazione, come quelle a basso reddito, o a minoranze etniche. Negli Stati Uniti, ad esempio, i gruppi più a rischio sono i nativi americani, coloro che arrivano dall?Alaska , che hanno una percentuale del 50% in più di morti bianche rispetto al dato globale del paese, mentre per gli Afro-Americani la possibilità aumenta di 2,4 volte.

Save the Children ha messo online la “Lista dei Desideri” (www.desideri.savethechildren.it) attraverso la quale è possibile acquistare doni etici che andranno a sostenere i progetti di Save the Children nel mondo.

Info: La versione integrale del Rapporto sullo Stato delle Madri nel Mondo 2008 è scaricabile dal sito di save the children


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