Welfare

Le diavolerie di Mugabe

Centinaia di giovani arruolati nelle campagne. Presi per fame e costretti a inutili violenze

di Emanuela Citterio

La selezione delle milizie giovanili è avvenuta nelle zone rurali. Lontano da Harare, la capitale dello Zimbabwe. Nel Paese africano, a metà aprile rappresentanti della polizia e paramilitari hanno cercato nelle zone agricole giovani da arruolare. «Facevano correre per dieci chilometri tutti i giovani, donne comprese, in possesso di un documento di identità valido», afferma una fonte che ha chiesto di non essere citata per ragioni di sicurezza. «I giovani scelti sono stati mandati in aree lontane da quella d?origine, per evitare che fossero mossi da sensi di colpa nel realizzare le violenze cui sono destinati. La promessa è di essere pagati tre volte al mese, a differenza del resto della popolazione che viene pagata una volta al mese e il cui salario è mangiato dall?inflazione. Gli insegnanti, ad esempio, prendono 200 milioni di dollari dello Zimbabwe al mese, che cambiati al mercato nero equivalgono a due dollari».

Violenze e intimidazioni sono avvenute lontano dai riflettori: sostenitori dell?opposizione malmenati e costretti a cantare l?inno del partito al governo, donne che cercavano di organizzare proteste pacifiche sequestrate dalle milizie giovanili, case incendiate e capi villaggio minacciati di morte dai paramilitari. I veterani della guerra di liberazione sono stati il primo segnale. Robert Mugabe, il presidente che ha governato l?ex Rhodesia per 28 anni, ha epurato il suo partito (lo Zanu-Pf), sostituendo i quadri provinciali con gli ex combattenti. E secondo lo Zimbabwe Peace Project (Zpp), un?associazione per i diritti civili promossa da chiese e ong, i veterani hanno creato basi e campi di tortura dove sono stati rinchiusi gli oppositori al regime, in particolare gli  appartenenti al Movimento per il cambiamento democratico, il partito di Morgan Tsvangirai, il principale sfidante di Mugabe alle presidenziali. L?Onu ha alzato il livello d?allarme, consigliando agli espatriati di lasciare lo Zimbabwe. «Gli ospedali continuano a ricevere persone picchiate e ustionate», continua la nostra fonte. Anche l?ambasciatore statunitense ad Harare ha denunciato che gli ospedali locali non riescono a far fronte al gran numero di vittime. Tra Mugabe e l?opposizione c?è stato uno scambio di accuse sulle violenze perpetrate nel Paese. Quel che è certo è che a farne le spese è la popolazione civile, come ha denunciato la direttrice per l?Africa di Human Rights Watch, Georgette Gagnon, che ha puntato il dito contro il governo, accusandolo di sponsorizzare un «crescendo di violenza che lascia i cittadini zimbabwani senza alcuna protezione».

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