Politica

Nuova filosofia in periferia

Quattro milioni di euro per le zone degradate. Ma con una condizione precisa: i protagonisti dei progetti devono essere soggetti che già lavorano su quei territori.

di Giuseppe Frangi

A dirla spiccia, sono 4 milioni di euro investiti in progetti di coesione sociale per le periferie delle città lombarde. A guardarci dentro e ad ascoltare la voce di Giuseppe Guzzetti, presidente di Fondazione Cariplo e appassionato artefice di questa operazione, si capisce che la scommessa è molto più grande di quei numeri. «Non possiamo andare avanti con il sostegno all?azione lodevole di singole associazioni. Dovevamo dare un segnale. Sperimentare un?azione nuova che puntasse ad aggregare i soggetti presenti sul territorio su progetti più strategici e ambiziosi».

Il segnale è arrivato e verrà reso pubblico il 13 maggio a Milano al termine di un convegno sulla promozione di percorsi di coesione sociale nelle comunità territoriali. Un piano d?azione che si avvale di due bandi: il primo, per la realizzazione di studi di fattibilità di progetti nelle periferie (0,5 milioni di euro, scadenza 30 luglio 2008); il secondo, per sostenere i progetti di inclusione sociale delle categorie più a rischio (stessa scadenza, 3,5 milioni di euro).Ma prima di arrivare a questo passo, c?è da raccontare un po? di retrostoria. È Guzzetti stesso a fare un salto di indietro di sette anni per raccontare un episodio e una persona che sono rimasti ben impressi nella sua memoria. «In occasione di un convegno promosso dalla fondazione su questi stessi temi», racconta l?avvocato, «ad un certo punto prese la parola Franca Caffa, presidente del Comitato inquilini di Molise-Calvairate. Per me fu una cosa scioccante. Cominciò ad aprire il libro delle condizioni di vita in quel pezzo di Milano, e ci siamo trovati di fronte al racconto di una realtà da non credere. Di emarginazione non solo economica ma anche psicologica. Di anziani che non uscivano più dai loro pochi metri quadrati di casa. Di famiglie strette in bugigattoli. Così abbiamo capito che questa doveva essere una delle linee di impegno strategico della fondazione».

Da allora ad oggi i segnali di allarme si sono moltiplicati. Ma non hanno raccolto un?attenzione adeguata da parte delle istituzioni. Ora, il cammino verso il 2015 non può permettere che pezzi di città restino tagliati fuori dai processi di cambiamento. Ma per coinvolgerli ci vuole una modalità nuova. E Guzzetti la evidenzia con un concetto chiave: «Perché queste risorse siano investite bene, bisogna che i protagonisti dei progetti siano soggetti che lavorano già sul territorio. Guai se si infilassero soggetti esterni, anche se fossero istituzioni. Per questo nel bando abbiamo voluto essere chiarissimi: solo progetti organici costruiti con chi è già attivo sul posto».

Ma c?è un?altra sfida da affrontare: anni di abbandono hanno indebolito tutte le soggettività. Oggi le periferie si sono impoverite anche di dinamiche solidali. L?ingegneria dei bandi di Fondazione Cariplo è stata pensata anche per ovviare a questo handicap oggettivo. Spiega Guzzetti: «Nel nostro bando lo sottolineiamo: se non siete forti vi diamo una mano a diventarlo. Se non siete in grado di progettare noi vi finanziamo il progetto e ti aiutiamo a costruirlo ma assieme a te. È il primo bando chiuso, a scadenza, con il quale facciamo una sorta di pronto intervento, per dare subito un segnale».

L?importante è aiutare queste realtà a mettere fuori la testa e a costruire qualcosa che sia adeguato alla gravità del bisogno. «Ad un primo sguardo sembra che lì ci sia ormai il deserto, ma appena dai un segnale ci sono mille soggetti che si fanno vivi. Ci sono fior di associazioni, persone piene di idee e di generosità che da questa iniziativa riceveranno uno stimolo vedendo che c?è finalmente qualcuno disponibile ad aiutarle».

Questo modo di procedere rafforza i soggetti e nella linea tracciata da Guzzetti permetterà di avere interlocutori più forti per andare ad affrontare insieme problemi strutturali: «Dopo c?è il problema dei servizi sociali, della vivibilità, degli alloggi, degli anziani. Però se ci sarà un rapporto forte con tutti questi soggetti che nel frattempo avranno avuto opportunità di crescere e rafforzarsi, sarà meno complicato affrontare anche queste grandi sfide».

E non c?è timore della piega conservatrice che sembra aver preso, quanto meno a livello politico, la Lombardia? Neanche questo segnale scoraggia Guzzetti: «Se c?è una cosa che caratterizza il nostro modo d?essere è la capacità di accoglienza. Sono sicuro che non verrò smentito».


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