Formazione

L’Agenzia per la sicurezza alimentare sotto accusa

«L'Efsa serve solo a validare gli studi sui prodotti delle multinazionali». La denuncia durante un convegno organizzato dall'agenzia Dire a Roma

di Redazione

L’Efsa, l’Agenzia europea per la sicurezza alimentare, non fa sperimentazione e ha fondi ridotti all’osso: nei fatti, è solo una sorta di consigliere e consulente del commissario europeo alla Salute. Insomma, inutile chiedere “di fare studi autonomi, che pure sono previsti dallo Statuto”: l’Efsa “funziona per validare sulla carta gli studi” delle multinazionali. Questa la (triste) descrizione dell’Agenzia europea per la sicurezza alimentare, emersa oggi nel corso del forum sugli Ogm organizzato dall’agenzia Dire a Roma. Accuse pretestuose? No, visto che a parlarne è uno scienziato dell’Efsa stessa, il nutrizionista Giorgio Calabrese. Che a microfoni spenti confessa: le votazioni? Finiscono sempre 12 a 3, 13 a 2.
A chiedere conto delle competenze dell’Agenzia era stato nel corso della discussione Luca Colombo, della Fondazione diritti genetici. Che spiega: “Sugli Ogm bisogna dire con grande onestà che non registriamo problemi sanitari per i consumatori- dice- tuttavia registriamo l’incertezza scientifica e l’incapacità delle istituzioni comunitarie a rispondere alle preoccupazioni e sollecitazioni dei cittadini”. Un quadro negativo a cui si aggiunge il fatto di “alcune agenzie che svolgono solo il ruolo di passacarte e che analizzano soltanto i dossier delle multinazionali: è un elemento di grande inquietudine”. Eppure, rileva Colombo, “l’Efsa potrebbe fare studi autonomi, lo prevede lo statuto, ma non si è mai avvalsa di questa possibilità”. Insomma, “c’è bisogno di un’Authority scientifica che dia garanzie e che l’Efsa abbia un mandato chiaro, che si stabiliscano competenze e mezzi e che sia sganciata da interessi economici”.
La risposta dell’Agenzia è affidata a Giorgio Calabrese, nutrizionista dell’Efsa. Che precisa subito: “L’Unione europea non chiede all’Efsa di fare sperimentazione, l’articolo dello Statuto è una possibilità”, certo, che però non viene colta perché all’Efsa “sono stati decurtati i fondi del 50% rispetto al primo anno”. Insomma, le risorse a disposizione permettono di finire l’anno in pareggio affrontando solo le spese correnti, “quelle di viaggio e soggiorno degli scienziati”, osserva Calabrese, “noi non prendiamo nemmeno lo stipendio”. Aggiunge poi il nutrizionista: “Cosa fa l’Efsa lo deve dire l’Unione europea”, in questo momento “è un consigliere del commissario europeo alla Salute. Così se la parte politica non è d’accordo con uno studio, di quello studio non si avrà mai notizia”. E conclude lapidario: “L’Efsa funziona per validare sulla carta gli studi” delle multinazionali.
Di qui la necessità di ripensare il ruolo dell’Agenzia. A lanciare un’idea è Rosario Trefiletti, di Federconsumatori: “Non deve svolgere autonomamente le ricerche- sostiene- ma deve essere una struttura a disposizione dell’Unione europea capace di coordinare e organizzare le ricerche dell’intrera comunità scientifica”. La parola, ora, passa, alla politica.


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