Volontariato

Sussidiarietà e quasi mercati: faccia a faccia Vittadini-Salvati

L'incontro si è tenuto questa mattina presso la Facoltà di Scienze Politiche di Milano

di Redazione

Michele Salvati e Giorgio Vittadini a viso aperto sui temi della sussidiarietà e di quasi mercati. L?occasione è stata il seminario che si è tenuto questa mattina in un? affollata sala lauree della facoltà di Scienze Politiche di Milano, intitolato appunto ?Verso i quasi mercati nella gestione dei servizi pubblici: c?è posto per la sussidiarietà??. La conferenza è stata introdotta e coordinata dal professor Remo Arduini dell?Università degli studi di Milano. Fra i relatori, oltre a Vittadini e Salvati anche l?economista dell?istruzione Daniele Checchi, la costituzionalista Lorenza Violini e Paola Garrone, docente al Politecnico del capoluogo lombardo.

Il primo intevento è toccato a Vittadini. Il presidente della Fondazione per la sussidiarietà citando il professor Donati ha ricordato come «l?applicazione del principio di sussidiarietà nei servizi pubblici risponda all?esigenza del superamento dello schema del welfare state. Uno schema parternalistico ancorato alla direzione top-bottom in base alla quale i servizi vengono forniti dallo Stato al cittadino che li riceve in modo passivo. Il principio di sussidiarietà almeno quello orizzontale, al contrario, favorisce, per citare Giussani, gli ?impeti positivi? delle persone, il loro protagonismo. In questa ottica le differenti utilità si associano per raggiungere il bene comune. E’ la strada da seguire per superare il vero conflitto che caratterizza le società contemporanee, ovvero quello fra Stato e società civile. «Rimane aperta però la questione», conclude Vittadini, «di come superare i due ostacoli che impediscono la cooretta applicazione al welfare del principio di sussidiarietà, ovvero l?asimmetria informativa dei cittadini-utenti e l?indivuazione dei correti filtri di accreditamento dei fornitori di servizi».

Salvati parte proprio da qui: «Sulla carta i concetti di sussidiarietà verticale e orizzontale sono chiari e condivisibili da tutti. Chi non apprezzerebbe una maggiore prossimità fra servizi e utenza? Una volta riconosciuto questo punto di partenza però, occore affrontare lo scoglio successivo: ovvero come misurare la qualità dei servizi? Perché in fondo quello che interessa a me e ai cittadini non è tanto la provienza del fornitore, profit, non profit o pubblico, quanto l?efficacia delle prestazioni sanitarie, assistenziali e dell?istruzione. La discussione è aperta, ma non credo che nessuno su questo punto abbia una risposta certa»

A Salvati, in conclusione ha risposto la Violini. «Il punto è centrato, bisognerà continuare la riflessione su quali strumenti utilizzare per misurare la bontà dei servizi. Questo però di per sé mi sembra un sostanziale passo in avanti. Fino ad ora le amministrazioni pubbliche elargivano i servizi esclusivamente in base a logiche di autorità e non di efficienza».


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