Volontariato

Sicurezza: dal Veneto la proposta di “ronde del volontariato”

Riceviamo e pubblichiamo un articolo di Alfio Bolzonello

di Redazione

L’autore, Alfio Bolzonello, è consigliere comunale di opposizione neoeletto a Treviso. Già presidente dell?Avis provinciale, fondatore e presidente della Consulta Provinciale del Volontariato, presidente del Centro di Servizio per il Volontariato «Leggendo le iniziative e le dichiarazioni di questi giorni sulle ?ronde dei cittadini? mi pare si possano fare alcune riflessioni. La prima che mi viene è la sensazione che si rischia di perdere un?altra occasione per fare squadra, per fare comunità, per fare assieme il bene comune. Del tutto diverse e contrastanti sono infatti le dichiarazioni dei vari attori intervenuti: sottosegretario, sindaci, prefetto, magistrati, forze dell?ordine, ecc. Ma tutti questi, sono soggetti di un unico Stato o stiamo assistendo ad un’altra azione che, come altre che dopo dirò, contribuiscono a fare strame delle Istituzioni? Come si riesce a spiegare ai cittadini il profondo contrasto, più sul metodo che nel merito, tra sindaci e sottosegretario e cosa dire dei carabinieri che identificano e controllano i volontari della protezione civile? Qualcuno riesce a valutare l?impatto culturale di tali prese di posizione, che concetto di Stato, di Istituzioni, di Amministrazione pubblica resta, soprattutto nei più giovani, in presenza di simili ?contrapposizioni?? E, ammesso che sia tutto vero quello che si è letto, che significato può dare un cittadino all?intervento di un segretario di partito, che è anche consigliere regionale, che invita il presidente della Provincia (di tutta la Provincia) a non partecipare all?incontro degli amministratori locali con un sottosegretario. E, da ultimo, come si orienta un cittadino quando sente che il partito che governa il comune capoluogo, la provincia e la regione, per reazione a posizioni assunte da altri organi della pubblica amministrazione invita tutti i suoi eletti nelle istituzioni a partecipare alle ronde? Per sfruttare l?occasione di una emergenza per trasformarla in opportunità, si potrebbe a mio parere porre la questione delle ?ronde? da un altro punto di vista. C?è un problema sicurezza inserito in un assieme di altri problemi per certi versi ancora maggiori : la solitudine, l?assenza di relazioni, la povertà, solo per citarne alcuni. Tutte emergenze collegabili tra loro, si tratta di uscire dallo stretto alveo della sicurezza e della giustizia per muoversi nel più ampio campo del sociale, del bene di tutti. Problemi ed emergenze che hanno bisogno di soluzioni partecipate, del coinvolgimento non solo dello Stato (di tutte le articolazioni dell?Amministrazione, comuni compresi) ma anche di tutti i cittadini di buona volontà. Quale miglior occasione di questa per proporre un forte impegno sociale ai cittadini? Con l?attenzione, la sensibilità, e la disponibilità che si è creata potremmo disporre di un grande numero di volontari attenti al territorio ed altrettanto attenti alle persone che lo abitano. Probabilmente bisogna allargare l?attenzione e prevedere per questi volontari compiti più completi ed articolati del pur importante ?giro nel territorio?. Proprio l?attenzione che si creata ed il forte coinvolgimento dei sindaci (con il grande seguito ed ascendente che hanno nei cittadini) potrebbe portare ad aumentare in maniera importante il numero dei disponibili, compresi anche quelli che solitamente si sentono meno coinvolti in attività a carattere sociale. Una forte ?campagna? di invito alla disponibilità, un adeguato iter di formazione ed un programma di attività che, oltre al conosciuto ?giro di ronda? potrebbe comprendere azioni che favoriscano la socializzazione delle persone sole, l?aiuto nel fare la spesa, qualche ora di compagnia nel corso della settimana, stimolare la partecipazione e se necessario accompagnare alle attività ricreative e culturali dei circoli anziani esistenti. L?attività di doposcuola, sostegno scolastico, aggregazione ed animazione per i giovani e giovanissimi che in numero sempre maggiore sono soli a casa tutti i pomeriggi perché i genitori sono entrambi al lavoro. Altro possibile impegno: il presidio, armato di tanta attenzione e disponibilità, delle zone dove è notorio lo spaccio di sostanze e altri traffici poco nobili. Potrebbero essere anche impegnati in attività per favorire la socializzazione nei condomini e nei quartieri dove è maggiore la mobilità abitativa e più numerosi i nuovi arrivati (italiani e non). E che dire della possibilità di socializzare anche per far conoscere normative, buone abitudini e prassi sulla gestione della casa, gli orari da rispettare, le regole della convivenza, ecc. Se il numero dei volontari lo consente (ma dovrebbe essere possibile stante il forte aumento delle persone disponibili) potrebbe poi esserci, a completamento, una notte al mese di assistenza in ospedale a malati che non hanno parenti disponibili e che sono costretti ad affrontare spese ingenti per pagare (quasi sempre in nero) chi da loro assistenza. Coinvolgendo ovviamente in tale progetto anche le Associazioni presenti in comune che fanno alcune o parte delle attività sopra proposte. Quindi non solo il ?presidio ed il giro nel territorio? ma un vero lavoro di relazioni, di interventi con le persone, di sinergia tra volontari-istituzioni-enti, di incontri, di scambio, di attenzioni reciproche, di dialoghi, di informazioni che si danno e si raccolgono. Ricordando, per i più attenti agli aspetti meramente legali e della sicurezza, che l?assenza di relazioni e la minor quantità di informazioni che circolano favorisce la micro e la macrocriminalità. E se in un simile progetto dovessero esserci ancora delle ombre sulla legalità o meno dell?azione dei volontari, il Governo ed il Parlamento dovrebbero impiegare meno di 24 ore ad emanare i necessari correttivi di legge».


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