Famiglia

Immigrazione: vent’anni dopo arriva il Rapporto del Viminale

Finalmente un rapporto sull’immigrazione del Ministero degli Interni, ma i conti non tornano

di Redazione

Confronta per approfondimenti il numero 22 di Communitas: ?Migranti?

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Maschio, minorenne o giovane entro i 40 anni, proviene dall’Europa centro-orientale (Albania, Romania, Ucraina, Moldavia), dall’Africa (Marocco) o dall’Asia (Cina, Bangladesh, Pakistan), risiede in famiglia al centro-nord (tra Lombardia, Veneto, Lazio, Emilia-Romagna), occupato in lavori poco qualificati (operaio, artigiano, badante), cerca di portare in Italia la propria famiglia all’estero ma non diffida di un matrimonio con un cittadino italiano. È l’identikit dello ?straniero? in Italia, raccontato dal Ministero dell’Interno, che quasi a vent?anni dall?inizio del fenomeno migratorio, elabora un suo primo rapporto sull’immigrazione, presentato oggi e redatto su dati Istat, Eurostat e dello stesso Viminale. Con cifre, a dire il vero, che paiono sottostimate rispetto ai rapporti Caritas giunti ormai alla 18° edizione. Straniero, beninteso, con regolare permesso di soggiorno: dei clandestini nulla o poco dice il Viminale. In Italia dunque al primo gennaio 2007 (ultimi dati disponibili) gli stranieri con permesso di soggiorno per motivi di lavoro o familiari sono 2.414.972 (il 5% dei residenti): in crescita rispetto al 2006 (+ 129.000), ma comunque tra gli ultimi posti in Europa. Secondo il Viminale, infatti, l’Italia non occupa il terzo posto per percentuale di stranieri – come rilevava la Caritas qualche mese fa – bensì il dodicesimo. In ogni provincia però la situazione è molto diversificata (a Prato e Brescia l’incidenza è del circa il 10%, a Teramo, L’Aquila e Ragusa del 4,5%). La provenienza degli immigrati si è molto modificata negli anni. La percentuale di marocchini, tunisini e filippini risulta diminuita, mentre è aumentata quella di albanesi (la comunità più numerosa: 280 mila permessi), di rumeni (278 mila) e, in generale, di cittadini dell’Europa orientale (quasi decuplicati in quattro anni ucraini e moldavi) e dell’Asia (cinesi, bangladeshi e pakistani). Il rapporto tra i sessi è sostanzialmente equilibrato (102 maschi per 100 femmine) e la famiglia è lo status preferito per vivere: nel 2001 erano 1.036.450 gli immigrati a vivere in famiglia, 270.549 quelli che vivevano soli o in forme diverse. Crescono anche i figli stranieri: nel 2006 sono stati 57.765, +11% dal 2005, circa il 10% dei nati in Italia. Significativo il dato sulle ‘coppie miste’: i matrimoni celebrati tra nativi e stranieri nel 2004 erano 17.835 (il 9% delle unioni, con punte del 12% nel centro-nord). Aumenta anche il numero dei nati per mille stranieri residenti in Italia, praticamente raddoppiato in poco più di dieci anni: oggi (dati Istat 2007) sono presenti circa 398 mila cittadini stranieri residenti nati nel nostro paese, è la ‘seconda generazione’ degli immigrati. Sul versante lavoro l’Italia, a differenza di molti paesi europei (Germania, Francia, Paesi Bassi, Belgio, Regno Unito) segna un tasso di occupazione degli stranieri sostenuto, anche se ci si riferisce ai lavori meno qualificati (tre su quattro sono operai, artigiani o non qualificati) con conseguenti bassi redditi. Nel 2006 sono state presentate 582.383 istanze di prima assunzione presso lo sportello unico per l’immigrazione, ma il 30% delle domande ha avuto esito negativo.

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