Non profit

Se scocca l’ora della democrazia fiscale

E' un numero speciale questo che i lettori abituali di Vita e i tanti nuovi si trovano questa settimana tra le mani. È un numero quasi interamente dedicato al 5 per mille.

di Giuseppe Frangi

E’ un numero speciale questo che i lettori abituali di Vita e i tanti nuovi (questo numero esce anche allegato al Sole 24ore di lunedì 28 aprile) si trovano questa settimana tra le mani. È un numero quasi interamente dedicato a un fenomeno che ha segnato in profondità l?agenda di migliaia di associazioni e di enti non profit e che in queste settimane torna d?attualità con la rituale compilazione delle dichiarazioni dei redditi: il 5 per mille. Nato con la Finanziaria 2006 un po? in sordina, guardato da più parti con scetticismo, nel giro di pochi anni, nonostante le tante trappole che sono state messe sul suo cammino, si è rivelato un elemento trainante di raccolta fondi e di comunicazione per l?Italia senza fine di lucro. Perché il 5 per mille ha avuto tanto successo, prendendo in contropiede un po? tutti, a cominciare dalla politica e dall?amministrazione dello Stato?

La risposta è molto semplice: il 5 per mille è una misura di libertà. È una forma di democrazia fiscale. come spiega efficacemente il professor Luca Antonini nell?intervento a pagina 17, e si sa quanto per i contribuenti italiani, in balìa di un sistema fiscale bizantino e punitivo, questa sia una pratica desueta. C?era, da ormai oltre 20 anni, l?opzione per l?8 per mille, ma questo vale per una serie di soggetti molto ristretta. Niente a che vedere con le migliaia di soggetti, grandi e piccoli, che sin dalla prima edizione del 2006 sono usciti allo scoperto per farsi conoscere e conquistarsi la fiducia – cioè la firma – di quasi 16 milioni di contribuenti. Nessuno poteva prevedere questo esito per un provvedimento tormentato, osteggiato paradossalmente da chi aveva il compito istituzionale di promuoverlo. Eppure il 5 per mille è stato colto dalle migliaia di soggetti non profit, prima ancora che come opportunità economica, come occasione per uscire allo scoperto. Per far vedere alla comunità territorialmente prossima o una comunità più vasta, il senso del proprio operare. E comunicare a tutti, sostenitori e non, il valore aggiunto sociale della propria azione, intelligente e gratuita. Il 5 per mille ha prodotto, tra le altre cose, uno sforzo di trasparenza, di rendicontazione intelligente della propria attività.

Oggi sono passati più di due anni. Nessuno di quelle migliaia di soggetti ha ancora visto un solo euro da parte di uno Stato che si ostina a mettersi di traverso e a guardare con sospetto qualunque forma di società autorganizzata. Il 5 per mille è stato più volte affondato e riacciuffato solo a furor di popolo (e questo giornale è sempre stato in prima linea). Eppure, nonostante questo percorso kafkiano, nessuno si è tirato indietro, non le migliaia di associazioni e di enti, non i contribuenti che in questo esercizio di ?libertà? hanno assaporato la possibilità di un fisco diverso, un fisco che almeno in minima parte possa con certezza premiare esperienze e percorsi capaci davvero di rendere la nostra società un po? migliore. Questo numero di Vita vuole essere una guida ai tanti che ancora non hanno scelto. Ma vuole essere anche un modo di festeggiare questo pezzo di società libera che con franchezza ed entusiasmo è scesa in campo per conquistarsi il consenso – cioè il sostegno – di milioni di cittadini.


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