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Adozioni. Il grande dilemma Cinese

20 milioni di orfani e 58 milioni di bambini che crescono da soli, con i genitori lontani da loro. In edicola con VITA Magazine insieme a una guida per scegliere a chi destinare il 5 per mille

di Sara De Carli

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L’Italia arriva, ma sta alla porta Due gli enti autorizzati per adottare in Cina Genitori, ma non complici Una campagna internazionale per la moratoria delle adozioni

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5 per mille 2008, 20 consigli

Volontariato, ricerca scientifica, sanità, sport… quale settore premiare? E perché? A quale organizzazione e a quali progetti destinare la nostra preferenza, tra le decine di migliaia che popolano il non profit italiano? A tutte queste domande risponde VITA, con un numero dedicato in cui 20 grandi associazioni si presentano all’attenzione dei contribuenti.

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I numeri, messi in fila, sono impressionanti. In Cina nascono 17 milioni di bambini l?anno e 100mila di essi, ogni anno, vengono abbandonati, soprattutto se femmine: in una cultura che assegna ai maschi il compito di prendersi cura dei genitori anziani, crescere una bambina solo per darla in sposa è una perdita netta. Non per nulla in Cina nascono 117 maschi ogni 100 femmine, ben al di sopra la media mondiale: «Effetto di aborti selettivi che stanno crescendo in maniera preoccupante», spiega Paolo Pobbiati, presidente della sezione italiana di Amnesty International. Questa logica contabile che orienta le scelte di chi mette su famiglia è legata al fatto che lo Stato concede a ogni coppia un solo figlio, per arginare la crescita demografica: la legge che impone un figlio per chi vive in in città e due per chi sta in campagna ha portato il tasso di fertilità dal 5,6 del 1970 all?1,7 del 2006. Questo, almeno, stando alle nascite registrate: moltissimi genitori infatti sperano di tenersi i figli provando a nasconderli allo Stato, ovvero non registrandoli. Una scelta che però crea le condizioni per un pericolossissimo traffico di minori.

Un esercito di orfani
Secondo l?Unicef in Cina ci sono 20 milioni e 600mila orfani, soprattutto nelle aree rurali, anche se il governo, nel 2005, ne ammetteva ?solo? 530mila. Il sito Chinagate dal 2000 in poi conta 50mila adozioni l?anno di bambini cinesi: circa 2mila l?anno entrano sotto la tutela degli istituti statali, fra i 35 e i 40mila vengono adottati da coppie cinesi e quasi 10mila vanno in adozione internazionale. Ma per Save the Children International solo 50mila bambini abbandonati trovano accoglienza in istituti pubblici o in famiglie pagate dallo Stato. «Gli americani, da tempo impegnati nelle adozioni internazionali in Cina, dicono che negli istituti i bambini stanno bene», dice Gianfranco Arnoletti, presidente del Cifa. «Si legge però che gli istituti ricevono 12 dollari l?anno per ogni bambino, difficile pensare a una realtà totalmente positiva». Qualcosa però sta cambiando. Una volontaria espatriata di un?altra ong italiana, che chiede l?anonimato, ci dice che nel novembre 2007 Zhang Mingliang, direttore del dipartimento per i Servizi sociali del governo cinese, ha promesso 83 nuovi orfanotrofi entro fine 2008 e migliorie generali per quelli esistenti. Intanto nell?ottobre 2006 Save the Children ha avviato un corso all?università di Pechino, per formare i 200mila professionisti del sociale che secondo il ministero degli Affari civili servono per affrontare il capitolo ?minori abbandonati?: il primo corso è stato frequentato da 40 persone, ma è un inizio. «Solo il 5% degli interventi realizzati in Cina da ong straniere si occupa di infanzia», precisa la volontaria anonima. «Prevalgono progetti su temi ambientali, sviluppo rurale, protezione delle minoranze, promozione dei diritti».

L?altra faccia dello sviluppo Tutti temi importanti, e comunque direttamente collegati alle condizioni dell?infanzia in Cina. Basti pensare che, in valori assoluti, il numero più pesante è quello dei ?left over children?: una ricerca della All China Women?s Federation a febbraio 2008 ne ha contati 58 milioni, un quarto di tutti i bambini che vivono nelle aree rurali. Il 27% ha meno di 5 anni. [..]

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