Mondo

Usa: un libro fa discutere. Umanitarismo, modesto è bello

E' la tesi di A bed for the night, libro denuncia di David Rieff sulle ong che hanno abbandonato l’indipendenza per fare advocacy. E si sono perse.

di Carlotta Jesi

Ficca il naso nelle emergenze umanitarie da quando era piccolo, David Rieff. A 4 anni andava in vacanza a Cuba con la mamma, Susan Sontag. Adolescente, girava con lei per Johannesburg, Kabul e Nairobi. Per non parlare del fatto che ha passato gli ultimi 10 anni a raccontare i massacri del Ruanda, del Kosovo e dell?Afghanistan sui principali quotidiani americani. Sono esperienze che fanno curriculum. Per questo nessuno ha preso alla leggera le critiche alle ong che oggi, cinquantenne, Rieff esprime nel libro A bed for the night: humanitarianism in crisis. Un titolo preso in prestito da Bertold Brecht perché i versi del suo poema A Bed for the night a Rieff ricordano i problemi e le sfide dell?umanitarismo di oggi. «Poche persone hanno un letto per la notte. Per una notte sono riparate dal vento. La neve che doveva ricoprirle cade sulla strada. Ma non cambierà il mondo. Non migliorerà i rapporti fra gli uomini», scriveva Brecht. Sul perché l?umanitarismo, dalla Croce Rossa a Care, a Save The Children sia in crisi, l?autore non ha dubbi: «Nonostante le migliori intenzioni, s?è perso». Sacrificando i suoi principi, neutralità e imparziale sostegno alle persone in stato di bisogno, in nome dello sforzo, utopistico, di esportare democrazia e diritti umani nei Paesi poveri. Sforzo che ha eroso l?indipendenza degli operatori umanitari portandoli a pericolose alleanze con gli attivisti dei diritti umani. Pericolose? Già. Perché, secondo l?autore, «non è affatto detto che il miglioramento dei diritti umani in un Paese serva davvero a prevenire future crisi umanitarie. Quanti altri genocidi servono per scuotere la fede degli attivisti nella loro rivoluzione?». Sono dichiarazioni che si prestano a molte polemiche. Soprattutto perché Rieff è convinto che «l?umanitarismo è neutrale o non è niente». Un invito alle ong a tappare la bocca e rimboccarsi le maniche? No. L?autore le spinge piuttosto a comportarsi come fece Medici senza frontiere nel 1994 quando migliaia di killer hutu fuggirono come rifugiati in Congo beneficiando dei fondi destinati ai tutsi. Aiutarli o ritirarsi? I Medici senza frontiere invocarono il diritto all?astensione e si ritirarono. Rieff oggi invita le ong «a essere testimoni e sapersi tirare indietro in casi come quello del Ruanda». Il suo messaggio, contestatissimo in questi giorni negli Stati Uniti, alla fine è questo: meglio un umanitarismo modesto di uno che sogna di cambiare il mondo per poi vendersi l?anima in alleanze con Stati guidati solo dai loro interessi. Meglio un letto per la notte. E a chi lo accusa di non proporre soluzioni concrete, risponde: «Avete ragione. Il mio libro è solo un tentativo di difendere l?umanitarismo dai suoi stessi amici».


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