Mondo

I segreti del presidente. Lo scherzetto di Lula

Brasile. Un grande giornalista racconta. Mino Carta è una penna sublime (e feroce). Scaricato da tutti i grandi editori del suo Paese si è inventato un settimanale.

di Paolo Manzo

San Paolo, novembre In Rua Alameda Santos fa un caldo boia. A fine novembre, da questa parte del globo si sfiorano i 30 gradi ma, per fortuna, qui l?aria condizionata ce l?hanno tutti. Favelas a parte. Affascina il centro di San Paolo, cuore pulsante finanziario del Brasile oltre che terza città al mondo per numero d?abitanti. Ma nel Brasile dei due presidenti, Fernando Henrique, come tutti qui chiamano Cardoso, e Lula che entrerà in carica il 1° gennaio 2003, le cifre sono voli pindarici più che certezze cartesiane. Sembrerà strano per noi, ma qui ognuno dà i (suoi) numeri. Anche sulla popolazione paulista. Giuseppe, l?autista che mi sta scarrozzando alla redazione di CartaCapital, il settimanale più autorevole del giornalista più autorevole del Paese, giura che sono oltre 25 milioni. Massimo, il migliore ristoratore italiano della città, premiato con tanto di targa ad honorem dall?ex presidente Scalfaro, scende a 20 milioni. La sindachessa Marta Suplicy ne ?fa fuori? altri due e mi assicura che sono 18 milioni. Boh! Chiunque abbia ragione, sono comunque in tanti. E almeno 5 (milioni) sono d?origine italica. Parola di console Cortese e parola di Mino Carta, direttore di CartaCapital (che tradotto fa LetteraMaiuscola), genovese d?origine e approdato qui via nave, dopo una quindicina e più di giorni d?Atlantico. Mino è da tutti ritenuto il Montanelli brasiliano e la fortuna d?averlo incrociato la si deve a un altro italiano, il vulcanico Adelino Rosani, presidente del Movimento cristiano lavoratori Brasile che, solo qui, ha aperto cinque patronati superefficienti che assistono i nostri connazionali in verde-oro. Mino mi è stato presentato da Adelino davanti a una picanha dal sapore incontenibile, assimilabile alle costate fiorentine doc. Arrivato al settimo piano del 1800 di Rua Alameda Santos, il leader del giornalismo brasiliano mi fa accomodare nel suo ufficio, su cui troneggia una macchina da scrivere Olivetti. E mi serve l?ennesima (per lui) Coca Diet. «La preferisco a quella tradizionale perché ha meno zucchero ma più caffeina. E non potendo più bere caffè, mi serve per mantenermi bello sveglio. Qui ce n?è bisogno». E inizia a raccontarsi. Vita: Come sei arrivato in Brasile? Mino Carta: Da bimbo, via nave, a Rio. Il Brasile allora era diverso da oggi. Era considerato il Paese del futuro. A ragione. Vita: A guardare la situazione di oggi c?è da chiedersi cosa non abbia funzionato? Carta: La grossa tragedia è stato il colpo di Stato del 1964. Una tragedia che ha interrotto un progetto che stava evolvendo naturalmente e che aveva messo a repentaglio la borghesia nazionale, i ceti abbienti, la cosiddetta élite. Stavano nascendo i sindacati, ci sarebbe stata una classe operaia cosciente del suo potere, sarebbe sorto un grosso partito di sinistra? Vita: Con Lula sembra essere ripreso quel progresso sociale interrottosi allora? Carta: Già, il Paese riesce a riacciuffare il suo passato facendo un salto di 40 anni e si ritrova più o meno a quel punto. Avendo però passato delle fasi che, oggi, non varrebbe più la pena vivere. Il Brasile 2002 si ritrova in mano l?erede di quegli operai che le ?canaglie? del luogo e dell?epoca temevano tanto. Se lo sono ritrovato di nuovo lì, al potere, con un partito di sinistra. Uno strano sberleffo del destino che li prende in giro. E che, personalmente, mi diverte moltissimo. Vita: Per essere un giornalista vecchio stampo non le manda a dire? Carta: A me hanno insegnato così. Vita: La stampa qui ha sempre osteggiato Lula, ma questa volta non ce l?ha fatta? Carta: È vero, ma questa volta i grandi editori brasiliani (4 o 5 in tutto, ndr) sono in una situazione economica grave. Alcuni sull?orlo del fallimento. La crisi della Globo, per esempio, ha favorito Lula. Perché nel 1989, nel ?94 e nel ?98 la Globo era stata anti-Lula in modo virulento mentre quest?anno, con l?acqua alla gola, lo è stata in modo più soft, perché di Lula ha bisogno. Comunque i media sono stati tutti contro Lula. Tutti meno CartaCapital. Vita: Il suo settimanale è stato il primo a dire: «Noi stiamo con Lula». Carta: Certo. Il primo e l?unico. Vita: Tutti i grossi editori temono di lavorare con te? Ma che idee ha Mino Carta? Carta: Idee che oggi hanno un coronamento che io spero reale anche se, per ora, non ci metterei la mano sul fuoco. Dovete sapere che quella brasiliana è una democrazia senza popolo. Loro, gli intoccabili locali, sono convinti di poter costruire una democrazia senza popolo, senza il demos. E il Brasile oggi è un Paese ridotto, sotto un certo punto di vista, a livelli medievali. Certo, ci sono computer, auto e aerei ma, nei rapporti sociali, questo è un Paese in cui l?élite che ha sempre comandato ha fatto il possibile e l?impossibile per escludere sempre più gente. E troppo spesso ci è riuscita. Purtroppo. Vita: In che senso? Carta: Nel senso che qui le élite si sono rubate il popolo. Lo hanno gettato via. Nonostante questo sia un Paese straordinario, con risorse strepitose, con 8.500 chilometri di coste, con 8 milioni di kmq di terra… Per questo dico che le élite si sono giocate il Paese. Oggi il cittadino medio qui ha meno di 2mila dollari pro-capite, mentre dovrebbe averne almeno 10mila. Vita: Per lei chi è Lula? Carta: Un personaggio da intendere nel contesto brasiliano. Una persona molto sensibile con un quoziente d?intelligenza altissimo. Non ha studiato ma ha una vocazione alla leadership molto forte. Un uomo politico che ha fiuto, capace di smussare certi angoli, se necessario. Negli ultimi anni, poi, è migliorato molto. Non avrei mai pensato che sarebbe stato capace d?arrivare a posizioni tanto centrate, tanto giuste. Per il Paese e il suo partito, il Pt. Ora c?è da vedere se potrà realizzarle, se riuscirà a formare un governo efficiente. Però m?ha sorpreso molto, anche se lo conosco da 25 anni e ho fatto io il primo servizio da copertina su Lula, nel febbraio 78. Allora era il Lula scamiciato. Vita: Il presidente uscente Cardoso? Carta: Un cialtrone, un ipocrita, un venditore di fumo, un intellettuale mediocre. Cardoso ha avuto un solo merito: rendere chiaro nel mondo che esiste un presidente in questo strano Paese che si chiama Brasile. Lui ha conferito un certo prestigio, non al Brasile ma alla carica. E questo può essere utile anche a Lula. Vita: Bush? Carta: Un folle. Un segno della decadenza, temo, del mondo. C?è stato un progresso scientifico notevole, ma il mondo ha perso lo smalto dell?intelletto. Questo si sente a tutte le latitudini e Bush è il miglior rappresentante di questa decadenza. È inimmaginabile che oggi sia Bush il più grosso leader mondiale. Vita: Sul futuro sei ottimista? Carta: Sì, certo. Per il Brasile sì. Per il mondo non so, perché se l?Europa mi sembrasse più solida di ciò che è sarei altrettanto ottimista sul futuro mondiale. Ma non credo. In Europa ci sono troppi Berlusconi, troppi Chirac, troppi Aznar, troppi Blair. E loro non fanno affatto ben sperare. Il nostro pacioccone Schroeder diventa l?unico eroe, l?unico a rappresentare un?idea meno antica. Ma è un po? poco. Speriamo che cambi. In fretta.


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