Sostenibilità

Chi sponsorizza gli inceneritori. Un partito nero fumo al ministero verde

Viene dal mondo ecologista. ma non si direbbe. E' capo di gabinetto di Matteoli al ministero di via Colombo. Ma è lui a dettare le scelte di politica ambientale.

di Giampaolo Cerri

Indovinello politico: chi è il ministro dell?Ambiente? La Navicella, accreditato annuario parlamentare, riporta Altero Matteoli, di Alleanza nazionale. Il sito di Palazzo Chigi conferma. Michele Boato, ecologista tutto d?un pezzo ma per niente manicheo, ha però un?altra idea: «Il vero ministro è il capo di gabinetto, Paolo Togni». Ci sarebbe infatti questa eminenza grigia dietro il revisionismo ecologista che domina al ministero.
Ma chi è il professor Togni e perché dovrebbe essere così influente? Del capogabinetto di Altero Matteoli non c?è grande traccia negli archivi e nei database delle agenzie. L?Adn Kronos del 3 luglio 2001, giorno della sua nomina all?Ambiente, è piuttosto laconica: «Docente di diritto pubblico, già consigliere dell?Enea ed ex presidente della Waste Management, Togni è stato capo dell?ufficio legislativo di Matteoli nel precedente governo Berlusconi».
Manca in realtà un dato importante. Paolo Togni è un ambientalista, essendo presidente di Kronos, associazione ecologista riconosciuta da quello stesso ministero in cui lavora. Un conflitto d?interessi in miniatura rispetto ad altri in seno al governo.

Ambientalista da Cda
Scavando nel curriculum del professore, si trovano natali altisonanti: è infatti figlio di un ministro democristiano che ebbe una lunga stagione di gloria dalla fine degli anni 50 ai primi 70, quel Giuseppe Togni passato alla storia per lo scandalo dei rubinetti d?oro.
Professore universitario, 62 anni, viareggino anche se nato a Roma, Togni junior ha sviluppato un interesse particolare per ambiente ed energia. Prima dell?Enea, il professore era stato per tre anni, dal 94 al 97, al Consiglio nazionale risorse idriche. Di lì, nel 2000, l?ambientalista Togni sceglie di lavorare nell?industria del rifiuto, la Waste Italia, di cui assume la presidenza fino al rientro al ministero.
Per la verità Togni incrocerà nuovamente la sua vecchia impresa (gruppo leader in Italia nel trattamento dei rifiuti) anche da capo di gabinetto. Il suo ministero seguirà infatti da vicino l?emergenza rifiuti all?Isola d?Elba, dove la chiusura dell?impianto di trattamento della Daneco, azienda del gruppo Waste, si è conclusa, nel luglio di quest?anno, con la vendita della struttura industriale agli stessi Comuni isolani. Non senza polemiche. Sette Comuni su otto, quelli amministrati dal centrodestra, deliberano l?acquisto che graverà sulle loro casse per 23 miliardi di vecchie lire.
«Compriamo un vero e proprio bidone», protestano i consiglieri di Rifondazione a Portoferraio, «per di più con la clausola, contenuta nella transazione, che se si scoprissero problemi strutturali dell?edificio e degli impianti, anche gravi, non potremmo neppure protestare e chiedere un rimborso».
Matteoli e Togni trattano la questione: «Ho convocato tutte le parti in causa per trovare assieme una soluzione alla quale speriamo di arrivare presto», dirà il ministro in un?intervista a Elba Oggi. La cosa singolare è che Togni da presidente Waste si è occupato di quell?impianto e delle sue inefficienze; da capo di gabinetto ha mediato (e facilmente, visto il peso di An in quasi tutte le municipalità) perché quei Comuni lo rilevassero.
Il fatto è che la Waste con le amministrazioni di centrodestra si intende bene. Accadeva a Piacenza (con la precedente giunta), accade a Cagliari e a Lucca.
A Latina, gestisce la società mista nata dalla ex municipalizzata: Latinambiente, sorta con gli auspici di Roberto Tana, city manager, ora consigliere Iri in quota An. La stessa Waste è un gruppo al centro di qualche polemica, per via di uno dei due soci, quei fratelli Colucci di San Giorgio a Cremano (Napoli), protagonisti della burrascosa vicenda rifiuti campana degli anni 80 e 90.

Ronchi e gli inceneritori
Togni però oggi fa il capo di gabinetto e non si occupa di rifiuti, se non per dovere di ufficio. Come la pensi, lo si evince dalla mozione congressuale della Kronos, datata 97. Scagliandosi contro il decreto Ronchi sui rifiuti e contro gli ambientalisti «giurassici di Wwf, Legambiente e Greenpeace», gli ecologisti di Kronos censurano «quella cultura che ha portato l?Italia a essere un Paese disastrato dall?emergenza rifiuti perché ha impedito per decenni la costruzione degli inceneritori». C?è molto del suo pensiero quindi nel recente accorato appello del ministro alla termovalorizzazione della spazzatura. Un refrain quello di Matteoli: inceneriamo poco, bisogna aumentare. E chi si prepara a rispondere alla sua chiamata? Ancora Waste Italia.
I rifiuti non sono comunque l?unico terreno di revisione dell?ecologista Togni. C?è il suo zampino nelle normalizzazione del comitato scientifico dell?-Anpa, l?Agenzia nazionale per la protezione dell?Ambiente. In attesa di riformarla ex novo, Togni l?ha riempita del fior fiore degli scienziati negazionisti, quelli che sostengono l?innocuità dell?elettromagnetismo, degli ogm, del nucleare e che contestano vivacemente il protocollo di Kyoto.

Quelli del 14 settembre
Ad agosto 2001, pochi mesi dopo l?insediamento, l?accoppiata Matteoli-Togni commissaria l?agenzia. Ai vertici finisce, come direttore, Giorgio Cesari, consigliere Enea e Acquedotto pugliese, enti su cui l?Anpa esercita il controllo. Alla presidenza, arriva un nuclearista della prima ora, Angelo Ricci.
La normalizzazione continua il 14 settembre dello stesso anno, mentre tutt?Italia è ancora sotto shock per l?attentato alle Torri Gemelle. Dentro Francesco Battaglia, Paolo Sequi, Umberto Tirelli, Giorgio Trenta, Argeo Benco. Studiosi che hanno guidato la rivolta scientifica contro Pecoraro Scanio per il blocco delle sperimentazioni biotech in campo aperto, con l?appello per la libertà di ricerca che ha lo stesso Togni fra i firmatari. Tutti soci del Centro internazionale di documentazione e informazione scientifica, cenacolo negazionista animato dal giornalista cattolico Antonio Gaspari.
Avrebbe voluto far tabula rasa al ministero, il professor Togni. Con qualche direttore generale, come Corrado Clini, però ha dovuto firmare un armistizio. Stimato a livello internazionale, Clini si è infatti procurato l?appoggio di Forza Italia. Come Bruno Agricola, un altro che a Togni s?è alleato, occupa ad interim varie direzioni. Già epurati Francesco La Camera, ex titolare dello sviluppo sostenibile, Maria Rosa Vittadini che stava alla Valutazione di impatto ambientale e Maurizio Pernice, titolare della Gestione rifiuti. Spoil system, si dice.
Secondo i bene informati, a rischiare oggi è Gianfranco Mascazzini, competente per i rifiuti, che pure sembrava rafforzato con Matteoli.
Togni però, dicono nei corridoi del ministero, non lo vuole più in quella direzione.

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