Mondo
Un diario da Lagos. Toh, la Nigeria esiste davvero
Nei giorni della strage, nel paese africano cera una delegazione del parlamento italiano per la tutela dei diritti. Ecco gli appunti di viaggio di Nuccio Jovene raccolti da Paolo Manzo.
La Nigeria è balzata sulle prime pagine dei giornali di mezzo mondo dopo la mezza guerra civile che si è scatenata a causa del concorso di Miss Mondo e di un articolo infelice del Maily Day. Ma la Nigeria è soprattutto un Paese assai complicato: 130 milioni d?abitanti, una repubblica federale di 36 Stati grande tre volte la Gran Bretagna e in cui convivono tante religioni. Circa la metà della popolazione (soprattutto al Nord) è musulmana, l?altra metà appartiene a religioni cristiane o è ancora legata ai riti animisti della tradizione africana. E assieme a queste diversità religiose ci sono quelle etniche, assai consistenti e che in parte si confondono con le prime. Gli Hausa del Nord, gli Yoruba e gli Ibo del Sud. Ma il crogiuolo nigeriano è soprattutto ben rappresentato dalle circa 270 lingue locali che rendono spesso difficile anche ai connazionali comunicare tra loro. Un Paese comunque ricchissimo per potenziale, essendo tra i primi dieci produttori al mondo di petrolio, ma che paradossalmente non ha benzina per la sua gente.
In Nigeria, proprio nei giorni dell?affaire Miss Mondo e dopo 10 anni d?assenza di una delegazione ufficiale italiana, è arrivata la Commissione straordinaria per la prevenzione e la tutela dei diritti umani del Senato. In primis, dopo le vicende di Safiya e Amina, per affrontare la questione delle condanne per lapidazione a causa della legge islamica, la sharìa, introdotta in alcuni Stati del Nord della Nigeria. Poi per affrontare il tema della tratta degli esseri umani, delle nuove rotte dello schiavismo, dato che proprio da Benin City partono circa l?85% delle prostitute nigeriane che battono i marciapiedi d?Italia. Oltre al presidente Enrico Pianetta, di Forza Italia e Rosanna Boldi, della Lega, c?era il senatore Nuccio Iovene, capogruppo dei Ds nella Commissione straordinaria per la prevenzione e la tutela dei diritti umani del Senato. E lo stesso Iovene ci ha scritto queste righe per dire la sua su quanto è accaduto in Nigeria e quanto si è scritto (forse troppo), in Italia.
Paolo Manzo
Si è parlato molto, e giustamente, degli scontri a Kaduna, legati alla presenza di Miss Mondo. Si è molto discusso se Miss Mondo andasse fatta o meno in Nigeria. Ma io vi svelo una cosa che pochi hanno sottolineato nel nostro Paese: Miss Mondo è stato organizzato quest?anno in Nigeria perché lo scorso anno la vincitrice del concorso è stata una ragazza di quel Paese africano. E per il regolamento dell?organizzazione l?anno successivo il concorso si tiene nel Paese d?origine della reginetta uscente.
Io sono pienamente d?accordo che sia stato un bene l?avere spostato Miss Mondo a Londra, dopo gli scontri brutali che sono noti ormai a tutti. Ma di questi scontri se n?è comunque parlato in tutto il pianeta: 215 morti, 1.250 feriti, quasi 11mila sfollati sono gli ultimi dati della Croce rossa internazionale. Tutto il mondo s?è accorto, finalmente, che esiste un Paese, che sotto certi punti di vista mi ricorda la ex Jugoslavia prima dello scoppio della guerra civile. Ma questo è accaduto proprio perché c?era il concorso di Miss Mondo.
La realtà a me nota è che, solo qualche mese fa, sempre nel Nord della Nigeria, ci sono stati scontri tra musulmani e cristiani che hanno prodotto 2mila vittime, un numero dieci volte maggiore di quello dei giorni scorsi. Ma in quel caso non se n?è accorto proprio nessuno, non se n?è parlato per nulla. Forse perché non c?era Miss Mondo.
Quindi ben venga il fatto che, finalmente, si siano accesi i riflettori sulla Nigeria, un Paese che assieme al Sud Africa è uno dei giganti del Continente nero, ma che è sistematicamente dimenticato dall?Occidente. Un Paese che dopo anni di dittature militari si stava avviando alla democrazia, perché nel 1999 si sono svolte libere elezioni ed è stato eletto presidente Olusegun Obasanjo, un cristiano anglicano. Purtroppo si tratta di una democrazia assai fragile, che si regge su di un equilibrio molto difficile tra etnie, religioni, governatori dei diversi Stati e la presenza dei re locali, che hanno ancora molto prestigio e appeal sulla popolazione. Inoltre la Nigeria è stata classificata da un istituto internazionale come il Paese più corrotto al mondo ed è di certo uno dei più violenti.
Al di là degli scontri tra etnie e religioni diverse, al di là dell?elevazione al rango istituzionale in alcuni Stati del Nord della sharìa, la Nigeria è uno Stato in cui le bande armate effettuano saccheggi quotidiani ed esiste una giustizia sommaria feroce. La pratica comune qui è che quando si cattura un ladro lo si mette dentro alcuni copertoni, poi gli si versa addosso un po? di benzina e gli si dà fuoco. Perché bruci a lungo, con i copertoni che s?appiccicano sulla carne affinché non ne resti traccia.
Quando sono scoppiati gli scontri a Kaduna noi eravamo con il governatore di Benin City ma lui, come tutti i politici locali che abbiamo incontrato, ha minimizzato tutto, considerandolo quasi un fatto normale in vista delle elezioni del prossimo maggio. Una normalità che però, per noi, è difficile da accettare.
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