Famiglia

Contrassegni per disabili: perché in Italia quello europeo non vale

Contrasto fra la raccomandazione europea e la legge sulla privacy italiana: non si possono usare simboli che fanno riferimento alla condizione di disabilità dell'intestatario

di Sara De Carli

La carrozzina sui contrassegni per le auto dei disabili? È da buttare. È infatti in palese contrasto con quanto dice la legge 196 sulla privacy, che non prevede l’esposizione «di simboli o diciture dai quali può desumersi la speciale natura dell’autorizzazione, per la sola visione del contrassegno». Il cartellino con la carrozzina, che serve per identificare le auto autorizzate a circolare e parcheggiare in determinate zone, identificherebbe cioè anche la condizione di disabilità del proprietario, violando la sua privacy. Le associazioni di categoria se la ridono, non ritenendo lesivo della dignità dei disabili l’esposizione di tale contrassegno (che etichetta l’auto, non la persona), e sollecitano una rapida soluzione del (paradossale) problema.

Come riporta il sito SuperAbile infatti questo articolo 74 della legge sulla privacy è il motivo per cui in Italia ancora non c’è il contrassegno unico europeo, Parking Card for Disabile people, previsto da una raccomandazione europea del giugno 1998, che consentirebbe ai disabili di avere le facilitazioni per la circolazione in tutta Europa, senza pratiche e documenti ulteriori, al riparo da infrazioni e sanzioni. Invece questa semplicissima tessera in Italia non c’è, perché c’è disegnata una carrozzina.

Il 20 dicembre il parlamentare leghista Paolo Grimoldi ha ricevuto in Commissione Trasporti la risposta del sottosegretario Andrea Annunziata, che ha preso atto della impossibilità attuale di adottare il contrassegno europeo e ha dichiarato che «allo stato attuale non risulta che il Garante per la protezione dei dati personali abbia intrapreso iniziative». Misure in tal senso sono invece allo studio del Ministero dei Trasporti.

L’interrogazione di Grimoldi è stata trsformata in risoluzione della commissione, firmata da Caparini, Grimoldi, Gibelli (n. 7-00319).


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