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Quest’anno l’Italia ha molti romanzi in pi

Pagine utili/ Il boom degli scrittori immigrati. Scrivono nella nostra lingua. Pubblicano nel nostro Paese. Ma vengono da mezzo mondo. Sono una vera scoperta

di Maurizio Regosa

Scatta qualcosa, nel momento in cui un essere umano prende carta e penna e si accinge a scrivere. Ma se una persona, dopo aver attraversato il cielo e calpestato tanta terra, scrive in una lingua non sua, accade qualcosa di più. In questo caso esprimersi significa, ancor più radicalmente, ?prendere? la parola: l?artista migrante che sceglie l?italiano getta un ponte rivolto a noi autoctoni che spesso dimentichiamo di essere tutti «entrati come stranieri in questa totalità», come afferma il poeta albanese Gezim Hajdari. Non c?è quindi che da rallegrarsi se il fenomeno degli scrittori migranti che si esprimono in italiano sta diventando sempre più rilevante e significativo. Il Dossier Immigrazione del 2007, curato dalla Caritas/Migrantes, ne ha censiti ben 279. Molti gli africani (96) e gli europei (82), 54 vengono dall?America e 47 dall?Asia. Non solo: «Le donne sono il 44%, una percentuale elevatissima rispetto alle culture europee: è un dato sorprendente», sottolinea Armando Gnisci, docente alla Sapienza e curatore di Nuovo planetario italiano, antologia critica di questi autori (edita da Città aperta).

Sono artisti che praticano tutti i generi, spesso contaminando tradizioni e linguaggi, affrontando tematiche anche scomode, analizzando il presente con la memoria del passato. «Non è un caso», prosegue Gnisci, «se in alcuni romanzi, il genere più praticato dopo il racconto, si ripercorre la storia del colonialismo italiano, che fu tutt?altro che buono, descrivendolo dal punto di vista dei Paesi ex colonizzati. Penso a scrittrici complesse come Cristina Ali Farah, italo-somala, e Gabriella Ghermandi, italo-etiope. Né mancano rivisitazioni di opere letterarie nostrane: per esempio la slovacca Jarmila Ockayova ha scritto Occhio a Pinocchio, con un chiaro rimando a Collodi». D?altro canto, «la scelta di esprimersi in italiano e in forma letteraria», fa notare Paolo Branca, professore all?università Cattolica e promotore del progetto Yalla Italia, «rivela un percorso non comune che dovrebbe renderli degli interlocutori privilegiati per chiunque desideri approfondire una tematica di forte impatto sociale».

Scrittori comunque a pieno titolo, che si sono affermati in concorsi prestigiosi: Gezim Hajdari ha vinto il premio Montale, Amara Lakhous ha ottenuto il Flajano con il suo divertente Scontro di civiltà per un ascensore a piazza Vittorio. I temi che vanno per la maggiore non sono più solo legati alla dialettica fra storie e tradizioni diverse: certo all?inizio gli scrittori raccontavano spesso la loro esperienza, la solitudine, l?impatto con una realtà e un mondo del lavoro differenti. Ma con l?arrivo della seconda generazione è cambiato il rapporto con la letteratura, oltre che con le culture dei Paesi d?origine. «Dal 1995 l?autobiografia è superata», spiega Roberta Sangiorgi, presidente dell?associazione Eks&Tra, che è anche casa editrice (www.eksetra.net). «La malinconia ha lasciato il posto a una coscienza nuova, legata ai cambiamenti che il vivere in Italia inevitabilmente comporta. Penso alla condizione della donna migrante, ai diritti nuovi che modificano anche il modo di educare la prole, specialmente le figlie».

A pubblicare questi autori erano fino a poco tempo fa soprattutto piccole case editrici come la Cosmo Iannone (www.cosmoiannone.it). Oggi però si registra un nuovo interesse da parte delle grandi, che hanno scoperto questo mercato. «Una novità positiva dietro la quale c?è un rischio», avverte la Sangiorgi. «Gli editori maggiori promuovano gli scrittori commerciali, che raccontano quel che ci si aspetta da loro. Di fronte a questa omologazione, è bene che i piccoli editori continuino il loro impegno».


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