Formazione
Marino (Confcoop): meno liberismo, più mutualismo
La crescita dellItalia è direttamente collegata allo sviluppo della cooperazione e alle istanze di comunità. Ma la politica deve investire sulla qualità"
di Luca Zanfei
Cresce l?Italia se si afferma la cooperazione come nuovo modello di sviluppo. Il concetto ribadito più volte da Luciano Marino, durante la trentaquattresima assise di Confcooperative, suona come una vera e propria richiesta al futuro governo, ma nello stesso momento rispecchia il vero principio fondante dell?attività di quella che ad oggi è una delle più grandi associazioni di categoria in Italia. I numeri non mentono. Quasi ventimila cooperative aderenti, con un incremento del 5,7% rispetto a solo quattro anni fa, ma soprattutto 480.000 occupati (più 23% sul 2004) e oltre 58 miliardi di fatturato, con una crescita di oltre 30 punti percentuali rispetto a quattro anni fa. Una realtà ancora troppo legata al Nord del paese ma che, in linea con le direttive di Lisbona, occupa per la maggioranza donne e giovani privilegiando la piccola e media dimensione aziendale come fattore di radicamento e sviluppo del territorio. Non c?è, dunque, miglior biglietto da visita per dimostrare come si possa fare impresa in modo diverso e più a contatto con le vere esigenze del paese. Convinzione che per il presidente Marino è alla base di una nuova visone dell?economia italiana ed europea ?Il liberismo a dosi massicce non è la panacea di tutti i mali ? spiega davanti a una nutrita rappresentanza dell?allora governo Prodi e del futuro esecutivo Berlusconi- E? necessario riaprire le regole del mercato, dando realismo e sostenibilità allo sviluppo. Ma l?importante è rivedere anche lo stesso ruolo dello Stato, non più dispensatore di ricchezza a pioggia, bensì regolatore e nello stesso tempo sensibile alle nuove spinte dal basso?. In poche parole ?non rimane che l?applicazione coerente della sussidiarietà, la creazione di un welfare di comunità impostato sull?auto organizzazione dei cittadini?. In questo senso è fondamentale una nuova considerazione, ?un maggiore rispetto per la cooperazione sociale? che ?rappresenta la vera ricchezza nel capitale di responsabilità, di valori e cultura imprenditoriale e insieme di solidarietà e fiducia ? continua ? Principi che permettono alla cooperazione di dilatare il mercato, far affluire acque fresche intensificando la concorrenza. Lo fa perché introduce nel mercato attori nuovi, persone e gruppi che altrimenti non potrebbero accedervi. Lo fa perché le cooperative entrano in competizione per uno scopo diverso: cioè quello mutualistico invece di quello capitalistico?. Ecco perché, secondo Marino è necessario, esortare tutte le associazioni di categoria ?a convenire su una visione nitida e chiarificatrice dei caratteri costitutivi della cooperazione?, svincolata da ideologismi di appartenenza e colore politico. Ma lo sforzo innovativo della cooperazione deve essere preso a esempio anche dalla nuova classe politica. E? necessario, dunque, ?alzare la qualità e avere più coraggio di competere – esorta Marino ? La politica non può considerarsi un partecipante fuori concorso, anzi deve affrontare i problemi a viso aperto”. A cominciare dal costo dell’energia che negli ultimi anni è cresciuto del 100%, condizionando visibilmente la crescita del paese. “Va rivista l?intera politica energetica, cercando di investire su nuove fonti anche riconsiderando il nucleare in nuovi contesti di sicurezza, perché coloro che si preoccupano del suo impatto ambientale dovrebbero confrontarlo con l?impatto ambientale del no?.
Una disamina apprezzata da tutti i rappresentanti politici che senza distinzioni hanno ribadito l?impegno per una nuova politica di soluzione della crisi italiana ed europea. Con grande attenzione alle istanze della cooperazione. Da Francesco Rutelli a Giulio Tremonti, da Cesare Damiano a Pierferdinando Casini, la promessa è sempre la stessa ?dobbiamo aiutare la cooperazione perché è l?unico modo per rappresentare il territorio e per valorizzare la persona ? spiega per tutti Rutelli ? Chi ha cuore la crescita dell?Italia deve impegnarsi a difendere la cooperazione che è ha dato uno dei maggiori contributi allo sviluppo socio-economico del paese?.
Cosa fa VITA?
Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è grazie a chi decide di sostenerci.