Formazione

Centri di fecondazione: sono cattoliche 8 coppie su 10

E' il risultato della seconda indagine dell'osservatorio sociale sull'infertilità (OSI), condotto su un campione di 123 coppie di tutta Italia, che si sono rivolte a centri specializzati dopo l'en

di Redazione

Sono cattoliche otto coppie su dieci tra quante si rivolgono a un centro per la fecondazione assistita. Ma nonostante il loro credo, chiedono una maggiore liberta’ individuale nella scelta e nelle possibilita’ offerte dalle tecniche di procreazione. E’ uno dei risultati che emerge dalla seconda indagine condotta dall’Osservatorio sociale sulla infertilita’ (Osi), progettato e promosso dal centro Tecnobios procreazione di Bologna (che qualche interesse a notizie così evidentemente ce l’ha!), con l’obiettivo di promuovere un monitoraggio non solo epidemiologico, ma anche di ordine socio-culturale sull’infertilita’. E quindi di indagare le scelte individuali, i valori culturali e i fattori sociali che influiscono sulla fertilita’ e sulla procreazione. Lo studio, presentato oggi a Roma, ha coinvolto 123 coppie provenienti da tutta Italia, che si sono rivolte a centri privati o pubblici dopo l’entrata in vigore della legge 40 del 2004.
Stando ai risultati, dunque, la fede religiosa non sembra incidere sulle posizioni personali di chi e’ costretto a ricorrere a un centro per la procreazione assistita nel tentativo di diventare genitore. Nello specifico, l’89% delle donne e l’85% degli uomini che si sottopongono a un trattamento di fecondazione si dichiarano cattolici. Di questi, il 40% delle donne e il 26% degli uomini sono praticanti. Ma a questa dichiarazione, rileva l’Osservatorio, “si accompagnano atteggiamenti relativamente laici. Le coppie che si sono rivolte al centro privato di Bologna – risulta dalla ricerca – chiedono una regolamentazione da parte dello Stato rispettosa della liberta’ individuale, quindi prevalentemente tutela in termini di sicurezza e non limitazioni delle scelte procreative individuali per quanto riguarda specificamente le tecniche”.
Le coppie che si rivolgono ai centri, prosegue l’indagine, sono ancora giovani: l’eta’ media della donna e’ di 36,2 anni e quella dell’uomo di 38,1 anni. Dati, sottolinea l’Osservatorio, che non si discostano molto dall’eta’ media in cui in Italia si arriva ad avere il primo figlio (secondo le previsioni dell’Istat, per il 2010 nella donna l’eta’ del primo figlio salira’ a 31 anni). La ‘normalita” di queste coppie e’ definita tale “in relazione a un quadro generale caratteristico delle societa’ avanzate, in cui i desideri di genitorialita’, presenti gia’ in giovane eta’, si scontrano con vincoli di natura sociale, economica oltre che di salute”. I desideri di genitorialita’, pero’, “non si sono realizzati appieno nel 15% dei casi per motivi di salute all’interno della coppia, mentre le difficolta’ legate alla conciliazione di vita familiare e vita produttiva o a fattori economici hanno contato nel 32% dei casi. Il 17% degli intervistati intende ancora avere un figlio, solo il 9% afferma di aver cambiato le sue priorita’, e quindi l’atteggiamento verso la genitorialita’ (Indagine Eurobarometro, Childbearing Preferences and Family Issues in Europe, ottobre 2006)”. Secondo i dati dell’Osi, gli aspiranti genitori che si rivolgono a un centro privato per la procreazione assistita hanno livelli di istruzione e professionalita’ piu’ elevati della media. In particolare il 44,3% delle donne e’ laureato, contro il 35,2% degli uomini (la media di laureati nelle coppie coniugate in Italia e’ il 6,4% per le donne e il 7,9% degli uomini, mentre nella generalita’ della popolazione italiana tra i 25 e i 64 anni i laureati nel 2002 erano poco piu’ del 10%). I diplomati nelle coppie intervistate sono il 40,2% tra le donne e il 46,7% tra gli uomini (contro il 33,8% della popolazione con titolo di studio secondario superiore), a conferma di quanto gia’ affermato.
Le caratteristiche sociali riscontrate negli utenti di centri privati che effettuano procreazione assistita si confermano, in buona parte, anche tra quanti decidono di rivolgersi invece a una struttura pubblica. In particolare, prosegue l’indagine, “viene confermato un profilo di donna eccellente, non solo in relazione alla societa’ ma in particolare anche all’interno della coppia, quindi in relazione al partner, che rispetto alle donne utenti dei centri privati e’ meno evidente e completo, ma sempre significativo. Queste coppie, pur partendo da situazioni socio-culturali al di sopra della media italiana, si orientano infatti verso percorsi piu’ tradizionali all’interno della Pma rispetto alle coppie che si rivolgono ai centri privati”. L’eta’ media delle donne e degli uomini e’ sostanzialmente identica (35,9 anni le donne e 38,1 anni gli uomini). Divergono invece i dati che riguardano la posizione culturale e sociale delle aspiranti mamme, che nel caso delle strutture pubbliche risulta un po’ meno elevata. Dunque piu’ vicina alla media nazionale: “Le laureate scendono al 22% (dato che resta comunque elevato) e i laureati al 20,9%, riducendo cosi’ lo scarto di competenza tra uomini e donne all’interno della coppia. Malgrado cio’, anche le donne delle coppie dei centri pubblici sono caratterizzate da profili culturali particolarmente elevati, e superiori a quelli del proprio partner”.


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