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Legge 194, Ru486 e sopravvivenza dei feti: la Turco chiede parere al Css

Chiesti tre pareri al Consiglio superiore della Sanit

di Sara De Carli

Il Ministro della Salute Livia Turco si è rivolta oggi al Consiglio Superiore di Sanità chiedendo tre pareri su temi di scottante attualità:

  • la sussistenza della vita autonoma del feto di cui agli articolo 6 e 7 della legge 194 del 1978,
  • le modalità di impiego del farmaco RU-486
  • l?assistenza ai nati molto pre termine.

La legge 194
Il ministro Turco esordisce dichiarando la legge 194 del 1978 “saggia, lungimirante, quanto mai attuale e soprattutto capace di coniugare responsabilità della donna e responsabilità del medico di fronte a decisioni di massima importanza” e ricorda che grazie alle 194 non solo è stata abolita la pratica indegna degli aborti clandestini ma si sono avviate tutte quelle iniziative di supporto e sensibilizzazione ad una maternità consapevole e responsabile che hanno fatto sì che gli aborti si riducessero di ben il 44,6% dal 1982 (anno di massimo ricorso all?aborto) al 2006.

«Tenuto conto di ciò – scrive il Ministro – ho più volte ribadito che non si presenta alcuna necessità di modificare questa legge né di prevedere linee guida per la sua applicazione. Un altro elemento di forte positività della legge 194 è ravvisabile nella formulazione degli articoli 6 e 7 che individuano gli ambiti entro i quali è legittimato il ricorso all?interruzione di gravidanza. Essa, dopo i primi 90 giorni, è infatti praticabile solo a due condizioni: quando sussista grave pericolo per la vita della donna e quando siano accertati processi patologici, tra cui quelli relativi a rilevanti anomalie o malformazioni del nascituro, che determinino un grave pericolo per la salute fisica o psichica della donna. Inoltre, quando sussistono possibilità di vita autonoma del feto, l?aborto è possibile solo in caso di grave pericolo per la vita della donna e in ogni caso il medico è tenuto ad adottare tutte le misure per salvaguardare la vita del feto. Queste disposizioni confermano in maniera chiarissima che non siamo in alcun caso di fronte a una legge eugenetica. In questo spirito, a fronte dei continui sviluppi della medicina che rendono possibili tempi sempre più ravvicinati per la possibilità di vita autonoma del feto, in diversi ospedali italiani sono stati nel tempo adottati specifici codici di autoregolamentazione per orientare gli operatori su come intervenire nei casi di richieste di interruzione di gravidanza in età gestazionale avanzata».

La Ru 486
Secondo capitolo affrontato dal Ministro è l’introduzione in Italia della RU-486, per cui la casa produttrice ha avviato a novembre la procedura di mutuo riconoscimento europeo. Attualmente tale farmaco è già commercializzato in Francia, Austria, Belgio, Germania, Danimarca, Grecia, Spagna, Finlandia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Regno Unito, Svizzera e anche negli Stati Uniti, in Australia e in Cina. Con la procedura di mutuo riconoscimento in corso saranno coinvolti insieme all?Italia anche il Portogallo, la Romania, l?Ungheria e la Lituania. «Il direttore generale dell?Aifa, dottor Nello Martini», dice la Turco, «mi sottolinea in una sua missiva del 7 novembre scorso che ?la registrazione, la commercializzazione e l?impiego della RU-486 risultano compatibili e coerenti con la legge 194 sulla interruzione volontaria della gravidanza e non hanno di per sé effetto induttivo o facilitante delle procedure abortive». La Turco precisa che la pillola RU-486 «sarà autorizzata per l?impiego esclusivamente in Ospedale – andrà chiarito se l’intera processo dell’aborto dovrà svolgersi in ospedale o solo l’assunzione della pillola: oggi la stragrande maggioranza delle donne che usa la RU 486 lascia l’ospedale dopo l’assunzione e di fatto abortisce da sola a casa propria – secondo le procedure e le modalità previste dalla 194 e, di conseguenza, l?interruzione farmacologia della gravidanza si pone come alternativa all?intervento chirurgico, quando tale procedura sia clinicamente controindicata o sulla base della scelta responsabile della donna».

L’assistenza neonatale ai prematuri
Terzo capitolo, la necessità di formulare indirizzi per gli operatori sanitari in materia di assistenza neonatale per i nati con molto anticipo rispetto al termine naturale e in generale sulla gravidanza e il parto, per cui la Turco ha già creato nei mesi scorsi un apposito gruppo di lavoro presieduto proprio dal professore Cuccurullo. «Ritengo opportuno sottoporre all?attenzione del Consiglio Superiore di Sanità queste rilevanti questioni, per un?ampia valutazione scientifica che possa offrire indicazioni utili agli operatori ma anche costituire una significativa assunzione di responsabilità da parte della comunità scientifica italiana attraverso il pronunciamento del suo massimo organo di rappresentanza istituzionale».

Più precisamente, cnclude la Turco, chiedo al Consiglio di esprimersi sui seguenti quesiti:
1.in relazione a quanto contemplato dall?art. 7 della legge 194 del 1978 che recita: ?quando sussiste la possibilità di vita autonoma del feto l?interruzione della gravidanza può essere praticata solo nel caso di cui alla lettera a dell?art. 6 (che recita: ?quando la gravidanza o il parto comportano un grave pericolo per la vita della donna?) e il medico che esegue l?intervento deve adottare ogni misura idonea a salvaguardare la vita del feto?, chiedo di formulare un parere, alla luce delle attuali conoscenze scientifiche e delle evidenze ad oggi dimostrate, sulla possibilità di estendere a tutto il territorio nazionale specifiche indicazioni sulla definizione di possibilità di vita autonoma del feto;
2.in relazione all?imminente registrazione e commercializzazione del farmaco RU-486, chiedo anche sulla base di quanto osservato dal Direttore dell?Agenzia italiana del farmaco, di formulare un parere sulle modalità di impiego di tale farmaco nel pieno rispetto della legge 194 del 1978;
3.in relazione alla opportunità di individuare protocolli per le cure perinatali nelle età gestazionali estremamente basse, chiedo di esprimere un parere per definire gli ambiti temporali e le modalità di assistenza più idonei a garantire la tutela della salute e la dignità del neonato e della madre in linea con le più aggiornate evidenze scientifiche.

Sul sito del Ministero è possibile leggere la versione integrale della lettera inviata al presidente del Css, professor Franco Cuccurullo.


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