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3° Rapporto sul microcredito in Italia

3° Rapporto sul microcredito in Italia, curato dalla “c.borgomeo&co.”: nel 2006 i programmi di microcredito per chi vuole mettersi in proprio mostrano un incremento modesto

di Redazione

I dati sulla promozione di iniziative di microcredito attuate e/o progettate in Italia nel 2006, confermano le previsioni formulate a commento dei dati relativi al 2005. La forte diffusione di iniziative e di nuovi programmi, indotta dalla celebrazione dell?anno del microcredito nel 2005, ha subito un rallentamento: l?incremento registrato nel 2005 si è più che dimezzato nel 2006 in termini di numero di prestiti e di volumi di risorse erogate. Infatti il volume complessivo dei prestiti ha raggiunto i 183,3 milioni di euro a fronte di poco più di 16’000 percipienti, con una crescita rispetto al 2005 del 32,8% in valore e del 23,6% in numero. L?espansione delle esperienze continua, ma l?incremento è da considerarsi insufficiente, come del resto è abbastanza contenuto lo stock complessivo destinato a queste iniziative a partire dal 2004: il valore di questo stock è pari al 22% di quanto realizzato nel solo primo anno di esperienza del prestito d?onore gestito dalla Società per l?imprenditorialità giovanile.

Dalla lettura dei dati emergono alcune importanti tendenze:

  • si vanno esaurendo i programmi relativi al prestito d?onore per gli studenti: dato in netta controtendenza rispetto a quanto avviene negli altri Paesi europei e che va probabilmente ricondotto alla generale insufficiente sensibilità che il Paese manifesta rispetto alle problematiche dei giovani;
  • diminuiscono le iniziative promosse dalle Banche:ovviamente esse sono coinvolte nelle procedure di erogazione dei prestiti, ma sono molto poche ? ed in prevalenza Banche di Credito Cooperativo ? quelle che si fanno promotrici di iniziative di microcredito. Del resto tra i soggetti che non hanno fornito dati sui risultati dei programmi avviati i due terzi sono rappresentati da Istituti di credito. Resta alta l?impressione che alla decisione di adottare un programma ? e di darne comunicazione ? non segue poi un impegno effettivo nella attuazione;
  • salvo eccezioni rarissime, continua la tendenza ad esaurire gli interventi di microcredito in attività di promozione e di erogazione di prestiti: tra i nuovi programmi censiti nel 2006, uno solo prevede interventi di ?accompagnamento? nella fase di progettazione e di start-up dell?iniziativa. Una limitazione assai grave in quanto i soggetti ?deboli? cui questi interventi si riferiscono sono deboli non solo perché non ?affidabili? per il credito, ma perché privi delle relazioni e delle esperienze necessarie per avviare una iniziativa. Come pure va rivelato che continua lo scarto tra il numero di esperienze sviluppate nel Centro-Nord e quelle realizzate al Sud. Uno scarto speculare alla domanda, almeno potenzialmente, molto più forte al Sud.

In sintesi il 2006 per l?esperienza del microcredito nel nostro Paese presenta un quadro piuttosto deludente, mentre cresce impetuosamente il livello dei prestiti al consumo che, purtroppo, ci vedrà tra poco allineati ? in rapporto al PIL- ai valori europei. Infatti si stima per il 2008 un indebitamento totale di 120 miliardi di euro.
La prospettiva che a noi sembra più importante tarda ad avvicinarsi. Il microcredito deve diventare un prodotto ordinario delle Banche ed il ruolo dei diversi promotori (Enti locali, Fondazioni Bancarie, Onlus..) deve essere di favorire questo processo, non di sostituirsi alle banche, realizzando una improbabile ed improduttiva supplenza.; in un Paese normale, in cui, come ha scritto Yunus, il credito non è un privilegio, ma un diritto, un piccolo prestito si va a chiedere in Banca.

Le esperienze che fanno del microcredito un capitolo delle politiche del Welfare sono preziose ? e decisive ? per alcune situazioni di patologia sociale. Ma la grande sfida è quella di rendere normalmente ? il che non significa automaticamente ? accessibile il credito per chi non ha garanzie, ma idee economicamente valide anche se su scala minuta.

Appare paradossale che nella sua espressione più autentica, quella di Yunus, il microcredito sia gestito in una logica privatistica, con rigorosa professionalità, con attenzione ai rientri, e con utili per la Grameen Bank; mentre noi continuiamo a pensare che il tratto distintivo del microcredito sia quello di un approccio di gratuità con scarsa attenzione alle tecnicalità indispensabili per gestire efficacemente questi interventi.

Probabilmente è necessario puntare ad una fase di transizione opportunamente programmata e diligentemente gestita. Una fase in cui lo Stato, attraverso un?agenzia pubblica, presumibilmente Sviluppo Italia, costituisca un fondo di garanzia dedicato, assicuri i servizi di assistenza allo start-up, contribuisca alla valutazione delle proposte con una prima istruttoria, lasciando alle banche il compito di raccogliere le domande di prestito e di provvedere alle erogazioni.

E? un percorso complesso, ma certamente possibile ed in qualche modo obbligato se si vuole superare, per il microcredito, una interminabile fase di sperimentazione.


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