Non profit

L’era globale cerca vivificatori del locale

Le professioni di domani. Una ricerca condotta da Business Innovation Center individua nuovi spazi e nuove specializzazioni. Ecco tre profili all'orizzonte

di Carlotta Jesi

Profit e non profit: qual è la differenza? Gli stili di vita del futuro saranno determinati da una contaminazione quasi totale tra ciò che oggi siamo abituati a chiamare, e distinguere, profit e non profit. Il progetto Equal Nuovi stili di vita, gestito dal Business Innovation Center, ha individuato tre scenari possibili… Nuove professioni: l?animatore territoriale Segni particolari: piedi e curriculum vitae ben piantati sul territorio. Per leggerne i bisogni, coglierne i palpiti creativi e facilitare lo sviluppo di nuovi processi produttivi mettendo in rete piccole realtà del profit e del non profit. Questo il mestiere dell?animatore territoriale, o sperimentatore. Figura che, per nascere, potrebbe avere bisogno di un finanziamento pubblico ma che è destinata a diventare autosostenibile: spetterà ai protagonisti dei distretti solidali investire su un professionista capace di fare rete. Ma guai a immaginarsi un super consulente di sviluppo catapultato in diverse realtà locali: l?animatore territoriale è un prodotto dell?humus in cui opera. Una sperimentazione è in atto a Cremona. Obiettivo: mettere in rete piccoli produttori biologici e ristoranti. Consumi: produttore e consumatore partner d?affari Condividere il rischio di impresa. Questa la parola d?ordine per il consumatore attento del futuro, cui accorciare la distanza con il produttore non basta più. Deve condividere il rischio imprenditoriale dei piccoli agricoltori e artigiani con patti di acquisto che garantiscano sicurezza al produttore. Dall?alimentare all?energia. Immaginate un?azienda con capannoni da convertire al fotovoltaico e pochi fondi per farlo: potrà rivolgersi a un gruppo di consumatori – ,finanziatori che guadagnano dal conto energia dell?azienda. Innovazione: il ?bon vivir?, humus di impresa sociale A inventarlo, sono stati i brasiliani: ?bon vivir?, o il vivere bene, è il mix di qualità della vita, del lavoro, dell?aria, del cibo e degli stimoli culturali che calamita in un luogo studiosi, ricercatori e innovatori. Un lusso? No. In futuro, deve diventare l?obiettivo strategico di ogni territorio che punti all?innovazione sociale.


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