Sostenibilità

L’unica guerra che dovremo combattere

E' quella del riscaldamento globale. SOS Pianeta Terra, dieci anni di tempo per invertire la rotta

di Redazione

Dieci anni decisivi. Per il futuro del pianeta. La sfida ambientale è qui e ora. E la posta in gioco è la nostra stessa sopravvivenza. Come sarà il pianeta Terra nel 2018, quindi? Lo abbiamo chiesto a Mario Tozzi, geologo, primo ricercatore Cnr, volto noto della tv (conduce il programma Terzo Pianeta su Raitre), presidente del Parco nazionale Arcipelago toscano. Vita: Proviamo a immaginare due scenari per il 2018? Mario Tozzi: Gli scienziati del clima ragionano in tempi più lunghi. Se nei prossimi 50 anni ci sarà un aumento di 1,8°C nelle temperature medie, questo scatenerà la fusione estesa dei ghiacciai, l?innalzamento del livello del mare, l?annegamento degli atolli oceanici, la morte delle barriere coralline, l?incremento delle tempeste e delle alluvioni e milioni di profughi ambientali. E questo è lo scenario ottimista. Il secondo, quello pessimista, prevede tutti questi fenomeni moltiplicati per dieci (se le temperature saliranno di 5,8°C). Vita: Si può ancora evitare la catastrofe? Tozzi: Servirebbero 220 miliardi di dollari per iniziare una riconversione ecologica del pianeta ed evitare agli uomini e a tutti i viventi le conseguenze catastrofiche del cambiamento climatico. Sembra una cifra impossibile, ma è un prezzo molto più basso di quello che rischiamo di pagare se non faremo nulla o, peggio, continueremo a comportarci come abbiamo fatto finora. Vita: Però c?è chi dice che in fondo non è una novità che il clima cambia. Ci sono state tante glaciazioni e periodi anche più caldi di quello attuale… Tozzi: Sì, c?è sempre il bastian contrario di turno che ci ricorda, come se gli scienziati non lo sapessero, che, indovina un po?, «un tempo la Groenlandia era verde». Certo che il clima sulla Terra è spesso cambiato, ma la temperatura cresceva prima che aumentasse l?anidride carbonica nell?aria, esattamente il contrario di quello che succede oggi, e tutto avveniva decisamente in maniera più lenta. Gli scienziati (nessuno escluso) prevedono che la temperatura media dell?atmosfera crescerà di 2°C nel prossimo secolo (dopo essere cresciuta ?solo? di 0,6°C in quello precedente) a causa dei 26 miliardi di tonnellate di anidride carbonica che rovesciamo ogni anno nell?aria. Se questo limite sarà valicato, le conseguenze saranno devastanti. Vita: Ancora, c?è chi sostiene che non è colpa dell?uomo e quindi non se ne può fare nulla. Tozzi: È pur vero che la scienza non si fa all?unanimità, ma vorrà dire qualcosa se (allo stato attuale delle conoscenze) la stragrande maggioranza dei ricercatori sostiene che il surriscaldamento climatico è «al 90% colpa dell?uomo» e che hai voglia a parlare di ciclicità dei cambiamenti climatici, ma oggi tutto è accelerato come mai prima. E il contributo antropico si misura e vale circa 3 Watt/m2, nove volte di più di quanto possano valere cause naturali come le macchie solari e i raggi cosmici. Siamo ormai bombardati da avvertimenti di questo tipo, ma non c?è ancora una vera svolta, né localmente né globalmente. Vita: Perché? Tozzi: Quella del clima è un?emergenza di cui non ci si preoccupa, sembra sempre lontana o viene legata a fattori quasi folkloristici: gli alberi che inverdiscono prima del tempo, la gardenia che non sfiorisce, le piogge autunnali in costante ritardo, i giorni di grande caldo. Ci si mettono pure gli scienziati, che sembrano oscillare fra un futuro surriscaldato e uno, invece, ghiacciato. Ma questo è il modo in cui una scienza difficile come la climatologia procede: per errori susseguenti, piuttosto che non per invenzioni di successo. Oggi le probabilità che avvenga un cambiamento climatico serio sono maggiori del 50%. Se qualcuno ci dicesse che questa è la probabilità che abbiamo di subire un incidente automobilistico, quanti di noi si metterebbero in auto quel giorno? Vita: L?ipotesi di un Kyoto 2, firmato dagli Stati Uniti, magari guidati da un?amministrazione diversa, da Cina e India, ci può salvare? Tozzi: Sappiamo bene che, per contare su qualche risultato, ci vorrebbe una decurtazione delle emissioni di gas serra del 60%, mentre si litiga sul 6%. La ratificazione di quel trattato è stata comunque un punto di svolta, perché per la prima volta si fissano regole vincolanti, perché si crea un diritto internazionale dove c?era solo deregulation selvaggia e perché potrebbe consentire una rivoluzione tecnologica di rilievo.


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