Politica

Convenzione Yes, we can

Una Costituente per mettere a tema l’articolazione tra Stato e soggetti sociali. Era la proposta lanciata da «Vita» e da alcuni esponenti del terzo settore prima delle elezioni.

di Stefano Arduini

Punto primo: mettere i contenuti davanti agli schieramenti (Giorgio Vittadini). Punto secondo: garantirsi che il Parlamento ponga in testa alla lista delle priorità quello che la Convenzione decide (Fausto Casini). Punto terzo: privilegiare quelle figure che sanno essere cinghie di trasmissione (Carlo Costalli). Punto quarto: mettere a fuoco il tema dell?utilità sociale complessiva (Paola Menetti).

L?ipotesi della Convenzione costituente trova nel sociale interlocutori ben allenati e con pensieri già in avanzata fase di elaborazione. Del resto l?idea circola da tempo sia a destra che a sinistra. L?aveva lanciata per primo Michele Salvati, uno degli ispiratori del partito democratico: «Credo che l?unico modo (per uscire dalle sabbie mobili, ndr) sia una nuova Assemblea costituente o, se questo si ritiene eccessivo, una Convenzione costituzionale, che conduca a scegliere un insieme di rappresentanti, persone competenti, ma staccate dalla politica immediata».

Stop alle corporazioni

Musica per le orecchie di Vittadini, presidente della Fondazione per la sussidiarietà, secondo il quale il primo nodo da sciogliere è quella della rappresentanza: «Oggi tutte tendono ad assumere il ruolo di corporazioni. Al contrario», continua il ragionamento, «non c?è sussidiarietà che tenga senza che le rappresentanze riprendano un riferimento ideale». Ovviamente il terzo settore non è escluso: «Lo scopo di partenza, la difesa del bene comune, deve essere sempre tenuto presente, altrimenti si passa alla negazione dello spazio dell?altro».

La convenzione, dunque, come territorio di confronto franco, ma comunque decisivo. Casini su questo è categorico. «L?idea è buona», attacca il numero uno delle Anpas, «a patto che i frutti di questo tavolo non vengano poi chiusi in un cassetto dal prossimo governo». L?assicurazione affinché la convenzione trovi un approdo sicuro, sostiene il leader del Movimento cristiano dei lavoratori (Mcl), Carlo Costalli, «va ricercata in alcuni dei nomi che nel Popolo delle Libertà hanno dimostrato affidabilità nei confronti del terzo settore». Per citare qualche esempio, «mi riferisco a personalità come Raffaele Vignali, Roberto Formigoni, Eugenia Roccella o Maurizio Lupi». Lo stesso Costalli sgombra però subito il campo da fraintendimenti: «Un?operazione di questo tenore, lo voglio affermare con forza, sta in piedi solo se viene coinvolto anche il Partito democratico».

Anche per la timoniera di Legacoopsociali, Paola Menetti non è tempo per pregiudiziali ideologiche: «Aspettiamo di aprire un confronto con chi ha vinto le elezioni, le discussioni si fanno sul merito». Insomma, nessuno scontro, ma nemmeno nessuno sconto. «L?idea della Convenzione è buona, ma occorre verificare la possibilità di riscrivere un sistema di relazioni fra i livelli istituzionali, i decisori politici e il mondo del terzo settore».

Come scegliere i contenuti

Sullo stesso chiodo batte anche Casini: «Il mio rispetto verso la democrazia è totale, oggi abbiamo un?opportunità, dobbiamo giocarcela sino in fondo». Disco verde dunque alla Convenzione, ma conquali contenuti e quali rappresentanze? Per Vittadini al primo posto c?è «il lavoro cruciale per la ricostruzione del senso di responsabilità individuale». Su questo versante un passo importante è già stato compiuto. Ancora Vittadini: «Veltroni, evitando la demonizzazione di Berlusconi, ha rotto una cristalizzazione distruttiva della politica italiana». I tempi sono maturi affinché, come si augura anche Casini, attraverso le cinghie di trasmissione, «il nostro mondo parli ai numeri uno della politica, da Berlusconi e Veltroni in giù». Ok, ma per dire che cosa? Risponde il presidente delle Pubbliche assistenze: «Il ruolo di parte sociale tocca al Forum del terzo settore, che dovrà prendere posizione su tutto quello che riguarda i diritti dei cittadini, penso al diritto alla salute, all?esercizio dell?azione volontaria e al concetto di sussidiarietà. Poi spetta ad ogni realtà accreditarsi come interlocutore sui temi che gli sono propri». «Io, per esempio», prosegue Casini, «sul sistema di protezione civile o del ruolo della Croce rossa italiana, voglio poter dire la mia». A un doppio canale di rappresentanza pensa anche Costalli: «All?interno di un processo costituente il terzo settore deve poter parlare sia con i piccoli che con i grandi». Come? «Credo che il Forum possa costituire uno spazio di sintesi delle istanze delle realtà più minute. Mentre le associazioni di dimensioni maggiori alla Convenzione dovrebbero intervenire in prima persona».

IL PUNTO

  • Giorgio Vittadini.

Ordinario di Statistica all?università Bicocca, nato a Milano nel 1956, è fondatore e presidente della Fondazione per la sussidiarietà.

  • Fausto Casini.

Modenese, attualmente è presidente di Anpas e guida la Cnesc, la conferenza nazionale degli enti di servizio civile.

  • Carlo Costalli.

Avvocato fiorentino, nel 2006 è stato riconfermato per il secondo mandato al vertice del Movimento cristiano lavoratori.

  • Paola Menetti.

Bolognese, dall?ottobre 2007 presiede Legacoopsociali di cui era già vicepresidente.


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