Politica

Un ambito fifty fifty tra politica e sociale

Alberto Quadrio Curzio ed Emanuele Rossi discutono la proposta del manifesto lanciato da «Vita» per riprogettare il ruolo dei corpi intermedi. E spiegano perché è possibile.

di Maurizio Regosa

Una Convenzione costituente per riformare la Costituzione, composta per il 50% da rappresentanti dei due poli e per il 50% da personalità non partitiche». È la proposta elaborata da Alberto Quadrio Curzio, preside di Scienze politiche dell?università Cattolica di Milano, per riprogettare il ruolo dei corpi intermedi: idea poi ripresa dal manifesto lanciato da Vita qualche settimana fa.

Un collante a 360 gradi

«In Italia abbiamo assistito a una curiosa polarizzazione tra Stato e mercato: sono entrambi termini assai riduttivi, giacché le istituzioni sono più dello Stato e il mercato è meno dell?economia». È un Paese assai più articolato, quello che Quadrio Curzio vede: «Per questo i corpi intermedi sono cruciali per la promozione della persona, come dice l?articolo 2 della Costituzione. Sono sempre stato favorevole ad accentuarne la funzione, ritenendo che rispetto alle istituzioni e ai soggetti economici la società civile possa svolgere un ruolo di collante». Il punto è però come e dove svolgere questo ruolo.

La proposta di una Convenzione s?inserisce proprio su questo terreno, nella consapevolezza che i corpi intermedi possono mettere a disposizione esperienze, competenze e punti di vista qualificati. «Attenzione però: una Convenzione di questo tipo per introdurre innovazioni istituzionali dovrebbe essere aperta anche a molti altri soggetti, visto che è tramontata l?identificazione, cara a certa sinistra, fra le ragioni sociali e la rappresentanza sindacale, che pure svolge una funzione importante».

«Ma se», prosegue Quadrio Curzio, «per Convenzione si intende una forma di riprogettazione del ruolo dei soggetti sociali a livello nazionale e regionale, va precisato che si tratta di proporre una normativa nuova, che dia giusto risalto ai soggetti sociali».

Decidere e rispondere

na versione light per certi aspetti potrebbe essere più praticabile? È questa l?opinione di un altro costituzionalista illustre, Emanuele Rossi, docente alla Scuola superiore Sant?Anna di Pisa: «Occorre distinguere la fase dell?elaborazione politica da quella in cui si assumono le decisioni. Ciò detto è fondamentale che chi è chiamato a decidere sia messo nelle condizioni migliori per farlo. Utile allora trovare luoghi in cui discutere, anche in termini di possibili soluzioni, alcuni temi di cui la società civile è portatrice».

Del resto la relazione fra la politica e i corpi intermedi si gioca ormai su più livelli e alcune Regioni ne hanno preso atto. Ad esempio in Toscana è stata creata di recente la Conferenza permanente delle autonomie locali. «A livello nazionale più che creare una struttura, che può comportare istituzionalizzazione e problemi di rappresentanza», prosegue Rossi, «mi sembrerebbe importante avviare processi grazie ai quali chi ha responsabilità è anche chiamato a rispondere del proprio operato. Pensi al 5 per mille: è importante che in questo luogo di consultazione ed elaborazione la politica dica sì o no (e perché) all?ipotesi di stabilizzazione».

Un modo quindi per sollecitare anche, implicitamente, un ripensamento del rapporto fra concertazione e decisione. «Ripensamento tanto più necessario», conclude Quadrio Curzio, «alla luce dei risultati elettorali. Come non è vero che il sociale si risolve nel sindacato, così è necessario che valori e obiettivi dei corpi intermedi siano chiari. È opportuno che la rappresentanza dei soggetti sociali stringa le fila, nella consapevolezza che ha un obiettivo di bene comune che non è quello partitico».


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