Famiglia

La mia normalità: sposare un italiano (forse)

-di Ouejdane Mejiri

di Redazione

di Ouejdane Mejiri La casa è addobbata per le feste natalizie: corona sulla porta d?ingresso, albero decorato e un bel presepe che aspetta solo l?arrivo di Gesù bambino. Non devo dimenticare di chiamare il mio macellaio di fiducia, rigorosamente arabo, per confermare l?agnello dell?Aid e i merguez (salsicce Halal). Fra una settimana celebreremo la Festa Grande per commemorare il sacrificio di Abramo. Le usanze cristiane e quelle musulmane si intrecciano, e i prossimi giorni saranno momenti sia di devozione sia di abbuffate, come da tradizione. Questo è quanto potrò raccontare fra qualche anno se mi sposassi con un italiano. Questa probabilità, che sembrava remota quando sono arrivata in Italia, non lo è più oggi, che ho deciso di rimanere qui. Dopo essermi trasferita a Milano le mie abitudine sono cambiate, la mia quotidianità si è arricchita di gesti che non sarebbero stati miei se avessi continuato a vivere in Tunisia. Dal mangiare la pasta, al provare ristoranti etnici, al tornare dal lavoro dopo le 19 e chiamare l?idraulico per la caldaia. A Tunisi mangerei il couscous, il ristorante etnico sarebbe La Romanesca, tornerei dal lavoro alle 17 e non chiamerei l?idraulico fin quando non si guastasse completamente la caldaia… Si cambiano le abitudini e la normalità diventa altra, ma da qui a pensare di sposare un cristiano ? Il passo è da gigante… Io sono cresciuta con l?idea di non dover sposare un cristiano o un ebreo, per non parlare di un buddista o di un ateo. Per me la normalità era questa anche se nel Corano e nella Sunna questo divieto non è dichiarato in un modo esplicito, però è dettato dalle leggi del mio Paese e di tutti i Paesi arabi. La normalità non è un modello di vita predefinito come vorrebbero farci credere in tanti, che cercano di venderci ricette di successo preconfezionate tipo «Come trovare la felicità?» o «Dieci regole per guadagnarsi il paradiso». La normalità la scopre ognuno di noi nei suoi gesti e nei suoi sogni; i miei sono cambiati e credo che continueranno a cambiare. Oggi la mia vita è in Italia e se penso a quella che potrebbe essere la mia quotidianità fra qualche anno, spero che sia in una famiglia unita con una miriade di bambini, perché no con un albero di Natale e mangiando la carne stufata come la fa mia nonna per la festa dell?Aid El Kebir, così sarà veramente una Festa Grande.


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