Famiglia

Un imam femmina, perché no?

Yalla/ Donne-2. Negli Stati Uniti è già successo. Tra le polemiche -di Rassmea Salah

di Redazione

di Rassmea Salah In ebraico e arabo antico la parola ?costola? voleva originariamente dire ?essenza? o ?natura?. Ciò vorrebbe dire che la prima donna della storia, Eva, non fu creata dalla costola di Adamo – principio che sottende una certa inferiorità o dipendenza – bensì dalla sua stessa natura. Questo concetto sta alla base dell?uguaglianza fra uomo e donna e proietta quest?ultima nella stessa dimensione sociale e politica dell?uomo, anche se nella maggior parte dei casi questa è più un?aspirazione che una concreta realtà. Applicata al contesto islamico, mi piacerebbe che questa ambizione si concretizzasse nella divisione del potere religioso dando alle donne il diritto di poter essere un punto di riferimento sia morale che religioso. Vorrei che anche noi donne potessimo rivestire un ruolo importante all?interno della nostra comunità religiosa, come per esempio diventare imam, guidare le preghiere collettive ed enunciare i sermoni del venerdì. Per noi giovani donne avere come imam un ideale a cui aspirare sarebbe un ottimo incentivo per farci avvicinare alla sfera più alta dell?entourage religioso. E ci consentirebbe di avere qualcuno al di fuori della famiglia con cui condividere perplessità, paure, dubbi. Avremmo una guida spirituale e una speciale interlocutrice pronta a rispondere ai nostri quesiti non solo usando la stessa lingua ma soprattutto condividendo lo stesso contesto e comprendendoci al meglio. Questo aiuterebbe la comunicazione fra leaders e credenti e diminuirebbe le distanze fra chi dirige il potere religioso e chi viene da esso diretto. Sempre per il principio di uguaglianza fra i due sessi, vorrei si concretizzasse il mio desiderio di vedere in moschea uomini e donne pregare non solo nello stesso momento e nella stessa sala ma l?uno accanto all?altra – come si fa in chiesa durante la messa – dando così un?idea di unità alla nostra comunità. La separazione fra i sessi non è un precetto fondamentale dell?Islam: nella primissima comunità islamica del Profeta non c?erano muri in moschea e si pregava tutti insieme. Probabilmente questo discorso in Italia suonerà un po? azzardato, utopico, provocatorio. Ma negli Stati Uniti una professoressa della Virginia Commonwealth University, Amina Wadud, ha già varcato questo tabù conducendo non solo preghiere miste collettive ma pronunciando addirittura il sermone del venerdì in inglese rivolto ad ambo i sessi. Dove? In una chiesa anglicana, la Synod House of the Cathedral of St John the Divine, a New York, che ha accolto tale richiesta dopo che ben tre moschee l?avevano negata. Anche Tantawi, l?imam della prestigiosa moschea dell?Azhar, faro spirituale di tutto il mondo sunnita, ha criticato l?evento, dichiarando «inappropriato che gli uomini guardino il corpo delle donne dietro cui pregano». Il problema è dunque maschile: uomini! Guardate il vostro tappetino delle preghiere mentre vi rivolgete al nostro Signore, sviate gli sguardi dalle bellezze femminili e tenete lontani i pensieri impuri!


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