Formazione

Valle D’Aosta, l’eldorado degli stranieri

Lo dimostra un rapporto sull'immigrazione in regione. Lavoro e tranquillità le attrattive per chi si trasferisce qui.

di Redazione

In Valle D’aosta, si sa, si sta bene. Ma che il benessere riguardi anche le fasce sociali più deboli è una piacevole sorpresa del 2008. Ecco perchè l’immigrazione in Valle d’Aosta «ha assunto i caratteri di fenomeno strutturale». E’ il risultato della ricerca di due docenti universitari Massimiliano, Fiorucci (Università Roma Tre) e William Bonapace (Università della Valle d’Aosta), che hanno coordinato il rapporto «Immigrazione: dinamiche di integrazione e percorso di inserimento in Valle d’Aosta», promosso dall’Irre della Valle d’Aosta e dalla Regione.

Durante la ricerca, diretta da Irene Bosonin, sono state realizzate interviste e focus group rivolti sia a osservatori privilegiati della realtà valdostana (tra cui amministratori locali e operatori sociali) sia a immigrati. Gli stranieri intervistati, in particolare, «quasi all’unanimità, dichiarano che la Valle d’Aosta si configura come l’ultima e presumibilmente definitiva tappa del loro percorso migratorio».

«Le due principali ragioni – spiegano Fiorucci e Bonapace – di trasferirsi stabilmente in regione sono in primo luogo la disponibilità di lavoro e la tranquillità ovvero una qualità di vita decisamente alta, in confronto alle esperienze probabilmente più traumatizzanti vissute prima di arrivare in regione».

Gli immigrati presenti in Valle d’Aosta, secondo quanto riportato nel volume, sono 5.408 e rappresentano il 4,3 per cento della popolazione totale. La presenza femminile raggiunge il 51,7 per cento. Tra le criticità, riguardanti l’integrazione degli immigrati in Valle d’Aosta, segnalate dalla ricerca, figura quella relativa alla casa. Per il futuro, inoltre, viene indicata la necessità di «promuovere, sviluppare e incrementare progetti che coinvolgano le donne immigrate che rischiano di essere vittime dell’estrema solitudine». Un’attenzione particolare viene anche sollecitata nei confronti delle minori straniere, in quanto «soggetti che maggiormente rischiano di trovarsi in situazioni di conflitto con la loro famiglia e con il gruppo di appartenenza».


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