Volontariato

I rom in cabina elettorale

Amministrative 2008. Possono votare perché sono cittadini romeni e bulgari

di Redazione

A Roma si tiene il test più significativo. Ma i nomadi che partecipano alle elezioni sono solo una piccola percentuale rispetto alle presenze. «Per loro lo Stato è quello che gli butta giù la baracca», spiegano gli esperti di Daniela Verlicchi

La novità in cabina elettorale? Fra nuovi partiti e schede elettorali contestate in pochi se ne sono accorti, ma il 13 aprile per la prima volta si presentano ai seggi anche i rom romeni e bulgari. Che, in quanto cittadini europei, da poco più di un anno hanno acquisito il diritto al voto amministrativo. Lo prevede il decreto legislativo 197 del 1996: tutti i cittadini dell?Unione europea in possesso del certificato di residenza e di anagrafe hanno diritto di partecipare alle elezioni comunali, provinciali e regionali.

Bisognava iscriversi

Il loro peso sull?esito elettorale non è comunque decisivo. Anche perchè fra i rom e la scheda elettorale, al di là della legge ci sono ostacoli spesso insormontabili. Secondo Carlo Berini del Coordinamento Rom e Sinti Insieme, gli zingari in Italia sono poco più di 20mila (la Caritas invece ne conta tra i 20 e i 50mila). Di questi, solo un terzo possiede i requisiti (anagrafe e residenza) per votare. A Roma, la città più grande in cui si tengono le amministrative, «dei circa 3mila rom romeni residenti solo poche decine si recheranno al seggio», prevede Paolo Ciani della Comunità di Sant?Egidio. Non va meglio a Pescara, «dove i rom elettori saranno poco più di una trentina, ma su un totale di 1.200», precisa Nazareno Guarnieri, dell?associazione Rom e Sinti Politica. La strada tra i campi nomadi e le urne, dunque, è davvero accidentata. Il perchè è presto spiegato. Per partecipare alle elezioni del sindaco e dei consiglieri della loro città, i rom non italiani e gli stranieri che ne avevano diritto avrebbero dovuto pensarci per tempo e iscriversi entro il 4 marzo ad una lista elettorale speciale presso il Comune di residenza. A Roma lo hanno fatto in 3.373, 260 in più rispetto alle amministrative del 2006. Difficile però dire quanti di questi siano rom. Rispetto al 2007 i nuovi iscritti al registro sono stati 97, fanno sapere dall?ufficio elettorale del Comune di Roma, «ma i flussi migratori tra i comunitari sono molto intensi», avvisa Massimo Riccardi, responsabile dell?ufficio e «questo dato potrebbe non dipendere solo dal nuovo status di romeni e bulgari».

Via Modesta Valenti

Non tutti i nuovi elettori, d?altra parte, hanno i requisiti per votare. Sono pochi ad esempio i rom iscritti all?anagrafe: per farlo dovrebbero dimostrare di mantenersi autonomamente, senza gravare sul sistema sanitario (o, nel caso di studenti, di essere in possesso di un?assicurazione sanitaria privata). Una formalità per altri comunitari, ma non per i rom che vivono nei campi. Più semplice, invece, ottenere il certificato di residenza. Alcuni Comuni, ad esempio, lo concedono anche a chi non ha una casa vera e propria ma vive nelle baraccopoli. Come? Compilando il certificato con l?indirizzo del campo di residenza o creando indirizzi virtuali. A Roma, ad esempio, molti rom e i senza tetto abitano in via Modesta Valenti, in ricordo dell?anziana senza tetto morta alla stazione Termini nell?83.

Quasi impossibile, poi, ottenere il certificato di residenza per chi vive in un campo abusivo. Per non parlare di chi in Italia è appena arrivato oppure si sposta frequentemente da una città all?altra in cerca di lavoro o di un parente col quale convivere («dal gennaio 2007 c?è un gran movimento», spiega Berini).

Ma anche chi è in possesso di tutti requisiti richiesti (circa la metà dei rom romeni della Capitale), non è detto che partecipi alle elezioni. Spesso infatti i rom non sanno di avere questo diritto. «Di cartelloni elettorali vicino ai campi nomadi se ne sono visti pochi», spiega Ciani. E pensare che «i rom romeni sono molto politicizzati e strutturati in partiti e associazioni nel loro Paese d?origine».

La voglia di partecipare, insomma, ci sarebbe. E darebbe i suoi frutti, se non fosse seppellita dal sentimento di lontananza, continua Berini: «Per loro il potere è qualcosa di estraneo: l?immagine che hanno è quella dello Stato che gli butta giù la baracca».

FA’ LA COSA GIUSTA

  • Stand nomade.

Questa ragazza rom vive in un campo comunale a Rho, cittadina dell?hinterland milanese. Con altre donne ha creato una piccola attività di produzione di oggetti in juta che, grazie alla collaborazione dell?Opera Nomadi, mettono in vendita a Fa? la cosa giusta, la fiera del consumo critico che si tiene a Milano dall?11 al 13 aprile.


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