Volontariato

SJ. Così vedo il futuro di CGM

Intervista a Corrado Passera

di Giuseppe Frangi

Non ha mancato l?appuntamento Corrado Passera, numero uno di Intesa Sanpaolo. All?indomani del varo di Banca Prossima ha voluto essere presente alla convention di Cgm a Riva del Garda, per sancire un rapporto di collaborazione che in questi anni ha dato vita ad esperienze innovative come quelle del Consorzio Pan. Con Social Job ha accettato di fare un bilancio e di tracciare il percorso per i prossimi anni.

Social Job: Dal suo punto di vista di banchiere, che cosa rappresenta una realtà come Cgm?
Corrado Passera: La vedo come una grande realtà in trasformazione, con evoluzioni organizzative importanti, come lo snellimento delle strutture centrali, che andranno gestite con attenzione: da un lato si va certamente nella direzione giusta, perché dopo la fase della ?dipendenza dal centro? è necessario svezzare le strutture territoriali; dall?altro lato bisogna che non ne soffra quell?idea di rete pensante che Cgm interpreta meglio di qualunque altra realtà di terzo settore. Non dimentichiamo che essere rete è il vero elemento identitario e il maggiore strumento competitivo per Cgm: un patrimonio prezioso al quale tutti i presidenti – pure in modo diverso – hanno contribuito.

Social Job: In che occasione è entrato per la prima volta in contatto con la realtà di Cgm? Quali sono i risvolti umani che l?hanno colpita di più?
Passera: Incontrai Johnny Dotti la prima volta a casa mia quattro anni fa, e parlammo di una materia – il futuro dell?impresa sociale – per me molto nuova. C?era anche Marco Morganti, che già da qualche mese frequentava Cgm e me ne parlava con entusiasmo. Devo dire che allora non mi erano ancora chiarissimi i confini – all?interno del terzo settore – tra cooperazione sociale, volontariato, associazionismo; l?incontro con Cgm è stato anche la palestra dei nostri primi ragionamenti in tema. Da subito mi colpirono la dedizione di Dotti e del gruppo dirigente di Cgm verso l?idea dell?azienda-rete, la voglia di guardare lontano senza la paura di sembrare velleitari.
SJ: Dal punto di vista imprenditoriale qual è l?aspetto che giudica più interessante dell?esperienza della cooperazione sociale?
Passera: Ce n?è più di uno: in positivo, la crescita costante, la solidità complessiva, le capacità di adattamento, le forme di collaborazione con il pubblico improntate a una grande flessibilità e originalità, l?altissimo livello di democrazia e di partecipazione alle scelte, lo spazio sconfinato ancora aperto alla crescita dell?impresa sociale. In negativo, il peso non ancora sufficiente nella relazione con la pubblica amministrazione centrale e il costo delle troppe divisioni interne: la presenza di identità diverse è una ricchezza del ?movimento? non profit; invece, l?abitudine a partire sempre da lì, dal distinguere, diventa un grande limite alla sua capacità contrattuale.

SJ: Che bilancio fa della partnership attuata sul progetto Pan?
Passera: Siamo orgogliosi del fatto che sia diventato un esempio di riferimento per tutti, non solo in materia di servizi alla prima infanzia ma in generale quando si parla di esperienze guida nella relazione tra privato for profit e realtà di terzo settore. Pan non è soltanto un?operazione che ha dato buoni risultati o l?organizzazione leader in Italia nell?apertura di asili nido, ma un modello di condivisione di obiettivi e di governance partecipativa; un laboratorio di sussidiarietà reale, in cui ognuno svolge bene il proprio ruolo. Pan è andato anche oltre quanto ci auguravamo alla vigilia. Ciò che ora dobbiamo evitare è che la capacità di nuove aperture di Pan si riduca. Stiamo faticando un po? a reggere il ritmo di crescita che ci siamo dati e che vogliamo mantenere. In questo progetto la nostra banca non ha posto limiti alla disponibilità di risorse finanziarie. Dobbiamo fare in modo di tradurre questa disponibilità in risultati proporzionati al bisogno di asili nido, che nel nostro Paese rimane elevatissimo. Fra le possibili scelte strategiche: aumentare il numero di reti nazionali e locali coinvolte in Pan e dialogare con la pubblica amministrazione ai vari livelli, per diventare ?la? risposta di riferimento in tutte le parti d?Italia.
SJ: Intesa Sanpaolo ha appena lanciato Banca Prossima. Il rapporto con realtà come Cgm apre anche orizzonti verso un modo diverso di essere banca? Il progetto Alfaper il ?dopo di noi? indica già un metodo di partnership?
Passera: Banca Prossima non ci sarebbe senza la relazione continua e creativa con l?impresa sociale e senza l?incontro con centrali come Cgm, Legacoop sociali e Fis – CdO. Tuttavia la nuova banca non rappresenta un punto di arrivo: deve continuare a sperimentare anche progetti-rete come Alfa per il ?dopo di noi?. Proprio questo vorrei diventasse il modo diverso di fare banca espresso da Prossima: una base uguale per tutti e la capacità di avviare progetti verticali sul modello di Pan, con molta creatività anche dal punto di vista organizzativo. Ad esempio, Alfa è innovativo anche come forma giuridica: è la prima srl impresa sociale costituita in Italia, in anticipo sul regolamento attuativo delle leggi 2005 e 2006. A proposito: ogni giorno di ritardo nell?emanazione di questi regolamenti è un danno al mondo non profit, a tutte le persone che vi lavorano e a tutti i cittadini che se ne servono ogni giorno.

SJ: Cgm compie 20 anni. Come se la immagina tra 20 anni?
Passera: La immagino alle prese, e con successo, con il lavoro quotidiano e con alcuni grandi progetti come Welfare Italia e il modello di internazionalizzazione: saranno banchi di prova importanti, che anche noi contribuiremo – da partner – a rendere pienamente sostenibili. Se sarà così – ma sono confidente in un gruppo dirigente qualificato e coeso – Cgm continuerà a essere un esempio per tutto il mondo non profit. Mi piacerebbe molto che Cgm spendesse parte delle sue forze per farsi interprete e mediatore di istanze di tutto il non profit, aggregando le forze migliori su singoli progetti verticali o su grandi progetti di sistema: per fare un solo esempio, penso al problema/opportunità di qualificare i quadri dirigenti delle organizzazioni non profit al centro e in periferia. La nostra banca (Intesa Sanpaolo o Prossima) è pronta a fare la sua parte, adesso come fra 20 anni.


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