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Riforma cooperazione: il Cini boccia l’ipotesi di un’agenzia più “leggera”

Il coordinamento di network internazionali si dice "preoccupato" dell'intesa bipartisan raggiunta sul progetto di riforma

di Chiara Sirna

Il coordinamento italiano dei network inernazionali (CINI) si dice “preoccupato” per il futuro della riforma della cooperazione. E in particolare teme che venga affossata la possibilità di un’Agenzia ad hoc, così com’era stata pensata nei progetti originali. E’ esplicita la dichiarazione di “preoccupazione” espressa dal coordinamneto al termine dell’incontro avuto ieri con i senatori a Palazzo Madama. Incontro organizzato proprio per chiedere a gran voce l’istituzione dellAgenzia per la cooperazione.

“Il CINI ha preso atto – si legge nel comunicato diramato oggi – degli interventi del relatore Sen. Tonini e del Sen. Mantica su una possibile convergenza tra una parte della maggioranza e dell’opposizione sul disegno di legge di riforma presentato la settimana passata e ha registrato la posizione del Sen. Martone, critica nel merito delle funzioni da attribuire all’Agenzia presente oggi nel disegno di legge”.

Elemento che invece per le ong rappresentante dal CINI resterebbe essenziale. “Crediamo che una vera riforma – continua il testo – deve comprendere l’istituzione di un’agenzia autorevole e di un fondo unico. L’ipotesi di accentramento gestionale e contabile interpretato da un comitato interministeriale (CICS) non andrebbe in questo senso, andrebbe anzi oltretutto contro gli orientamenti espressi nella proposta di legge presentata dal governo come in altre proposte di riforma”.

Il disegno di legge presentato dal senatore Giorgio Tonini (Pd) in commissione Esteri di Palazzo Madama sulla riforma della Cooperazione allo sviluppo guarda ad una forma di Agenzia più leggera rispetto al disegno di legge delega presentato dal governo.
Il testo prevede infatti la nomina di un viceministro responsabile – oltre a quello titolare, degli Esteri – e istituisce un Fondo unico in cui dovrebbero confluire tutte le risorse destinate attualmente ad iniziative di cooperazione, escluse quelle di competenza del ministero dell?Economia.
Viene istituito inoltre il Comitato interministeriale per la cooperazione allo sviluppo (Cics), che costituisce la principale innovazione rispetto al testo presentato dal governo. Questo soggetto sarà una sorta di cabina di regia degli interventi di cooperazione, a cui prenderanno parte tutti i ministeri coinvolti nei processi di Cooperazione.

Ma quest’ipotesi non trova il consenso del CINI, che dunque chiede il coinvolgimento diretto della società civile, al fine di raggiungere un piano di riforma unitario e concordato. “Chiediamo – si legge infatti nel comunicato stampa – che in sede di discussione parlamentare si consultino tutte le espressioni della società civile e della solidarietà internazionale e che si raggiunga una soluzione concordata che metta al centro la cooperazione internazionale e non gli interessi che fino ad oggi ne hanno rallentato il sistema”.


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