Welfare

No global: lettera di Caruso dal carcere

Una lunga lettera aperta dal carcere di Viterbo per raccontare ''l'infernale girone dantesco'' dei penitenziari, impegnare il movimento nella battaglia per l'amnistia

di Redazione

Una lunga lettera aperta dal carcere di Viterbo per raccontare ”l’infernale girone dantesco” dei penitenziari, impegnare il movimento nella battaglia per l’amnistia e soprattutto rilanciare la mobilitazione contro le ”tante, troppe ingiustizie”. Il leader dei No Global campani, Francesco Caruso, non ha dubbi:”Non ci piegheranno”. Nella lettera aperta, diffusa questa sera dal parroco di Sant’Angelo a Scala, don Vitaliano Della Sala, Caruso parla della sua esperienza carceraria:”Dovrò paradossalmente ringraziare i magistrati di Cosenza e i loro teoremi per avermi dato la possibilità di attraversare l’infernale girone dantesco delle carceri: Trani, Viterbo, migliaia di persone rinchiuse come polli in batteria, dove anche il minimo, elementare diritto diventa un favore da implorare”. ”Qui democrazia, giustizia e dignita’ si possono tradurre in un sola parola: amnistia subito e per tutti – aggiunge il leader dei Disobbedienti – Come movimento dobbiamo urgentemente farci carico di questa battaglia, per ridare un senso a questi valori anche qui dentro, per smascherare le chiacchiere e le false promesse dei palazzi di potere”. Ma Francesco Caruso si sofferma anche sull’inchiesta per la quale è stato arrestato:”Se passa il teorema di Cosenza, ogni attivista dei movimenti, ogni persona che si è mobilitata in questi anni per un ‘altro mondo possibile’, chiunque sia sceso in piazza a Napoli, Genova, Firenze, potrà essere perseguitato come pericoloso e violento sovversivo”. ”La pericolosità sociale e politica di quest’inchiesta è sotto gli occhi di tutti – aggiunge Caruso – Dietro l’ambiguo e inconsistente impianto accusatorio, si cela il maldestro tentativo di ridurre la ricchezza e la vitalita’ dei movimenti ad un mero problema di ordine pubblico. Alla base di queste assurde congetture c’è un delirante pregiudizio ideologico sul rapporto tra democrazia, mobilitazione e conflitto sociale”. Caruso parla di ”un’ossessiva persecuzione politica che tocca il suo culmine con le violenze di Genova e l’omcidio di Carlo Giuliani”. ”In verita’ – scrive Caruso nella lettera aperta – i pericolosi sovversivi, i veri criminali sono dall’altra parte della barricata, sono coloro che cercano di sospingere il movimento sul terreno dello scontro ‘fisico’, militare, anche perché sanno bene che questo è l’unico terreno dal quale usciremmo sconfitti”. Per questo, secondo il leader dei Disobbedienti campani ”è importante che il movimento si divincoli dalla tenaglia in cui si cerca di stritolarlo, da quel vortice repressione-lotta alla repressione che tarpa le ali alla dinamicità ed ai processi di trasformazione sociale”. Ma, allo stesso tempo, sostiene Caruso, è ”necessario ribadire e rivendicare le pratiche della disobbedienza civile come forme di mobilitazione legittime e sacrosante, dinanzi alle tante, troppe ingiustizie che attanagliano il nostro mondo globale. Su questo nessuna inchiesta, nessun magistrato potrà farci arretrare. Possono incarcerare 20, 200 o 2000 di noi, dei nostri fratelli, ma non ci piegheranno”. ”Noi con il cuore, ma tanti altri fisicamente, saremo in questi giorni al fianco degli sfrattati di Melito per il diritto alla casa, dei disoccupati che rivendicano un impiego o un reddito, dei lavoratori Fiat in lotta per difendere il posto di lavoro, degli immigrati il 30 novembre a Torino contro i centri-lager – scrive Caruso – Con la violenza che si fa chiamare giustizia, ci hanno rinchiuso nelle carceri, tra mille sbarre e cancelli, ci hanno privato di un bene fondamentale, del bene primario per tutti gli esseri umani: la liberta’. Non si rendono conto che è tutto inutile, che perderanno anche quest’ulteriore battaglia: perché noi siamo un esercito di straccioni, ma anche e soprattutto di sognatori. Per questo siamo invincibili”.


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