Economia

Tenere insieme l’umano e l’economia

CGM vista da Mauro Magatti

di Maurizio Regosa

Un?organizzazione che va in controtendenza. Un luogo di ricomposizione di istanze che sono per lo più percepite come distinte. Questo è per il sociologo Mauro Magatti, professore alla Cattolica di Milano, il ?postmoderno? Cgm. Concetti rilanciati nella presentazione del libro I territori dell?invisibile, presentato alla convention di Riva del Garda. In che senso?
Mauro Magatti: Cgm come altre realtà, ma in un modo peculiare, ha una natura reticolare e confederale che definisce legami abbastanza deboli fra soggetti che mantengono una loro autonomia e da questo punto di vista fa riferimento a quei modelli che negli ultimi 15 anni si sono affermati più nella teoria che nella pratica. In questo senso è un modello postmoderno.

Vita: Qual è la caratteristica più interessante di Cgm, a suo parere?
Magatti: Mi sembra che, oltre ai valori, Cgm esprima una disponibilità a continuare a credere in qualche cosa. Che le cose si possono costruire. Che valga la pena impegnarsi. Un aspetto dirimente rispetto ai venti culturali che respiriamo in questa fase. Dal punto di vista culturale, simbolico e dei riferimenti, è un?organizzazione che va in controtendenza.

Vita: Come spiega il ricorso ad alleanze?
Magatti: Poiché ci si rende conto di quanto sia difficile far esistere qualche cosa in quest?epoca, evitando di essere travolti da questa frammentazione radicale che circonda tutto e tutti, all?interno si fa uno sforzo di innovazione e coesione, all?esterno si tenta di stabilire alleanze e partnership con altri soggetti che si muovono con una sensibilità simile.

Vita: Alleanze al di là della contrapposizione profit / non profit?
Magatti: Credo ci sia l?idea che la cooperazione sociale sia un soggetto che può giocare a tutto campo, che può essere una realtà che, mantenendo i suoi tratti distintivi, prova a diventare interlocutore di alcuni soggetti di natura diversa. È sensato nella misura in cui sono definiti obiettivi di sistema e che rimangono nel dna. Altrimenti il rischio sarebbe quello di stravolgere la natura. Ma non credo sia questo il caso.

Vita: È essenziale quindi la chiarezza di obiettivi?
Magatti: La cooperazione sociale, nel caso specifico di Cgm, è uno di quei luoghi di confine e ricomposizione anche problematica fra le istanze sistemiche da un lato, e quelle che sono le istanze dell?umano in quanto tale, i bisogni ma anche la modalità dell?agire e dell?organizzare. La cooperazione per me ha questo valore aggiunto, di essere un giano bifronte, di guardare contemporaneamente due cose che nella nostra società tendono a essere tenute distinte.

Vita: Come immagina Cgm fra 20 anni?
Magatti: Quello che posso dire è che tutte queste organizzazioni possono cedere alle offerte di istituzionalizzazione, fissando procedure, modalità e rapporti che ottengono il risultato della stabilità ma a costo di ossificare. Più che una previsione, un augurio: quello di riuscire a trovare i modi, ed è la cosa più difficile, di continuare a giocare due partite. Quella di creare le condizioni per la propria sopravvivenza, senza perdere il radicamento con i vissuti prima di tutto con chi fa parte dell?organizzazione, e con quelli delle persone ai cui bisogni si cerca di dare una risposta. (M.R.)?

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