Cultura

La partitocrazia è senza popolo, ma gli italiani amano la politica

Rubrica: Lettori&lettere

di Riccardo Bonacina

Macchina da guerra elle ultime settimane ci siamo dovuti sorbire le prediche di vari articolisti e numerosi politici circa il fenomeno dell?antipolitica. I cittadini italiani che comprano un milione di copie de La casta, che partecipano al blog e alle manifestazioni di Grillo, che seguono con passione le trasmissioni della Gabanelli, sarebbero l?espressione qualunquistica di un disprezzo della politica da parte degli italiani. Poi nei giorni successivi alcuni milioni di cittadini hanno partecipato al referendum indetto dal sindacato sul protocollo sul welfare, in 500mila sono andati alla manifestazione sulla sicurezza di AN, e della sinistra sinistra, addirittura più di tre milioni hanno partecipato alle primarie per la costituente del Partito democratico. Non dimenticando che sono stati 820mila i cittadini che hanno firmato per il referendum per cambiare la legge elettorale. Tante persone hanno in realtà fatto più di una di queste cose.
Ma siamo sicuri che questa gran voglia di farsi sentire, di informarsi, di contare qualcosa sia antipolitica? O non sarà forse che è diventato molto comodo per le partitocrazie bollare in questo modo le critiche alle loro pratiche clientelari, all?ingordigia dei loro apparati, alla indifferenza nei confronti dei problemi del Paese?.
In pratica, si confonde la critica a certi personaggi e a certe pratiche con il rifiuto della politica. Ciò che è avvenuto in questi mesi è in realtà la notizia migliore che si poteva avere per il nostro futuro: gli italiani, nonostante la mancanza di soldi e di prospettive per tanti di loro, sono vivi e si muovono. Anzi hanno talmente a cuore il loro Paese da porsi il problema di cambiare le carte in tavola e di voler prendere parte, in modo energico ma sempre pacifico, a nuovi scenari.
Ma i nostri politici sono contenti o no di ritrovarsi tutta questa gente tra i piedi? A nostro avviso vivono un paradosso: da una parte hanno bisogno della partecipazione per poter realizzare i loro obiettivi (la nascita del Pd ad esempio), dall?altra ne hanno paura, perché è fuor di dubbio che si tratta di un modo di partecipare diverso dal passato, senza illusioni, senza sconti per nessuno e senza deleghe in bianco.
Forse quella che sta prendendo piede è una dimensione civica e quotidiana della politica, in cui hanno un ruolo i cittadini comuni. E gli osservatori della politica dovrebbero cogliere il fatto che il vero rinnovamento viene proprio da qui.
Teresa Petrangolini, segretario di Cittadinanza Attiva

Carissima Petrangolini, mi pare che il suo ragionamento non faccia una grinza. La partitocrazia ha bisogno di popolo ma solo come premessa al suo potere.


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