Formazione

Chilometri di coda per Michelangelo. Siamo ancora al medioevo del turismo?

Intervento di Paolo D'Anselmi

di Redazione

Una delle guise preferite della social (ir)responsability è la gratuità dei servizi. È gratuito il permesso di soggiorno agli immigrati; gratuita è la colonscopia. Costa poco il tram, è gratuita la tac, gratuita è l?acqua. È gratuito il Telecomcerto al kolosseo ?offerto? da Telecom e dalle tre sorelle Bnl-Montepaschi-Bancadiroma: Paul McCartney, Simon e Garfunkel, ci siete costati cari. È gratuita la conferenza sulla storia di Roma al Parco della musica, del quale Parco ancora il sindaco non ci ha presentato il conto. Costa poco il ritiro buddista e costa poco il loggione a teatro. Sono tali e tante le cose che non costano che par proprio esista il pranzo gratis.
Tuttavia queste belle cose si pagano. Si pagano con il tempo di attesa e spesso con il tempo reale: la coda. Le cose gratis si pagano attraverso la più ignobile delle aste: il razionamento, e la più scarsa delle monete: il tempo. Le code sono un esempio di concorrenza spietata e mal fatta, un inutile eccesso. Il fenomeno non risparmia nessuno: il turista benestante e l?umile immigrato, il meditante della consapevolezza e il melomane che va alla Scala, ma spesso la coda la fanno i poveri. Sono loro che ne fanno di più e sono loro più degli altri che sono pagati a tempo. La coda è dunque una tassa sulla povertà. E sulle donne: sono loro per esempio che si vedono in autobus.

Un fenomeno degradante
Ci sono pure circostanze in cui ha un valore in sé far la coda: stare in coda per votare alle elezioni primarie e stare in coda per vedere papa Pacelli morto furono momenti di vicinanza collettiva. Mentre la coda per rendere omaggio alla salma di Wojtyla fu uno show televisivo che più dura meglio è; occasione di una gita a Roma per i gruppi comunali della protezione civile.
A fatica si attuano dei correttivi al degradante fenomeno delle code: ci volle il manager Corrado Passera alle Poste per istituire i mancorrenti che delimitano la fila e la coda unica che ottimizza il tempo speso dai cittadini, che resta comunque cospicuo. Il ticket per le prestazioni sanitarie è solo un palliativo, perché non riscuote fondi che siano destinati a migliorare il servizio stesso, che resta calmierato dal tempo d?attesa.
Ma c?è di peggio: restano in vita perfino dei contro-incentivi al formarsi delle code: chi acquista in anticipo un biglietto di teatro o di traghetto – per esempio – viene punito col pagamento dei cosiddetti diritti di prevendita, vero insulto alla scienza economica. Il pagamento anticipato è un ovvio beneficio per chi offre il servizio, ma v?è pure il meno ovvio e più prezioso valore della informazione: se l?impresario sa per tempo quante persone verranno a teatro, potrà pianificare delle repliche o togliere in anticipo il titolo dal cartellone. Chi compra in anticipo andrebbe incentivato con un prezzo inferiore e non scoraggiato con un sovrapprezzo.
Invano sono state scritte biblioteche sulla teoria delle code: ogni tentativo di razionalizzazione viene percepito dal popolo umanista come scientismo e ingegneria dell?anima.

Ma la peggiore delle code…
Se si vuole venire incontro alle classi meno agiate e continuare ad aborrire il capitalismo, si potrebbe riesumare con profitto il rito delle corvée come in una medievale economia di sussistenza: utilizzare ugualmente il tempo come modalità di pagamento, ma usarlo in maniera socialmente utile: spazzare un pezzo di strada, pulire il marciapiede di casa propria darebbe – per esempio – diritto a 10 punti e con 30 punti si entra gratis alla conferenza sulla storia della città. Ci lamentiamo tanto che nella società di massa siamo tutti un numero e pur di rifuggire l?assegnazione di un numero, ci mettiamo al posto suo l?intero essere umano. Usciamo così dal tunnel dell?anonimato dalla parte da cui eravamo entrati.
Di tutte le code, quella di pellegrini alla Cappella Sistina è la peggiore per dimensioni e qualità delle vittime. Essa s?appunta alla porta d?ingresso del viale Vaticano, scende e piega a destra per il viale dei Bastioni di Michelangelo, sfocia in piazza Risorgimento, ripiega a destra su via di Porta Angelica e tracima nel colonnato del Bernini. Chissà cosa pensano del made in Italy gli stranieri che hanno ore di tempo per ponderare il caso. È impossibile che non ci sia modo di fare un sistema basato su Internet per prenotare l?ingresso alla Cappella Sistina: in Svizzera mettono perfino un timbro sugli sci ed evitano così le code alle funivie. Qualcuno potrà sostenere che fare un po? di penitenza si addice alla circostanza. Se questo è il caso, allora quella folta folla di pellegrini potrebbe con devozione intonare In exitu Israel de Aegypto.


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