Non profit

Lotta alla fame: per gli italiani è la vera priorità

I risultati del Barometro della solidariet

di Joshua Massarenti

Gli euro sono quelli che sono, pochini, ma nonostante la povertà crescente che li attanaglia, gli italiani hanno altre preoccupazioni se non quella di guardare soltanto al proprio ombelico, o meglio al proprio portafoglio: le disgrazie altrui. È quanto rivela Il Barometro della solidarietà internazionale degli italiani pubblicato il 17 ottobre scorso dalla Focsiv – Federazione organismi cristiani servizio internazionale volontario. Giunta alla sua terza edizione, l?indagine demoscopica realizzata dalla Doxa in collaborazione con l?università di Padova e Famiglia Cristiana, rivela che al pari del 1999, anno della prima edizione, la pace e la fame nel mondo rimangono in cima alle preoccupazioni degli italiani in tema di emergenze internazionali.

Dei 3.060 intervistati, oltre il 47% considera la fame nel Sud del pianeta il primo male da combattere, mentre la disoccupazione (40%) e la pace (39%) giungono rispettivamente in seconda e terza posizione, davanti al terrorismo internazionale (38%).
Ancor più sorprendente è constatare che in tempi di dieta forzata sulle spese familiari, oltre il 44% degli italiani continua a devolvere soldi ed oggetti alle popolazioni più bisognose. Il 32% del campione sostiene di aver fatto più volte beneficenza nell?arco degli ultimi dodici mesi. A dimostrazione che la fiducia non è mai venuta a mancare nei confronti di chi è incaricato di gestire diligentemente gli aiuti, in special modo le ong e analoghe associazioni di aiuto umanitario, al primo posto dell?indice di gradimento con oltre il 67% dei consensi, seguite a ruota dalla Chiesa e dai missionari (65%), dall?Unione Europea (62%) e, malgrado le piogge di critiche, dall?Onu (61%).

E il governo italiano in tutto questo? Risponde picche, come al solito. Basti pensare all?abisso che si è venuto a creare tra le promesse scritte nero su bianco a fine giugno nel documento di programmazione economico-finanziaria (all?epoca si parlava di un aumento degli Aps pari a 1,7 miliardi di euro per il 2008) e i fondi previsti per la cooperazione internazionale nel testo della Finanziaria approvato ad inizio ottobre dal Consiglio dei ministri (appena 120 milioni di euro). «Da questo governo», sottolinea il presidente dell?associazione delle ong italiane, Sergio Marelli, «ci siamo sentiti dire che alla luce della carenza di risorse del Paese e all?assenza di una mobilitazione forte dell?opinione pubblica italiana rispetto alla solidarietà internazionale, la Finanziaria non poteva fare miracoli. Ma questa indagine dimostra in maniera inconfutabile che gli italiani sono sensibili ai destini del Sud del mondo».

Poi Marelli tocca il punto più dolente: «Il centrosinistra ci dice che non ci sono soldi nelle casse, ma non ci spiega che i fondi destinati alla Difesa sono aumentati di quasi due miliardi di euro per il 2008», ovvero il 10% in più rispetto alle previsioni di spesa per il 2007. Il regalo concesso al ministro Parisi rischia pure di essere controproducente se è vero che: un intervistato su cinque considera inadeguato il coinvolgimento dei soldati italiani in missioni umanitarie; oltre il 48% ritiene compatibile il ricorso del nostro esercito soltanto in alcune emergenze e comunque sotto l?egida dell?Onu; infine, gli uffici militari sono noti per avere il più alto tasso di assenteismo all?interno della Pubblica amministrazione, al quale si sommano notevoli sprechi di risorse. Almeno questo è la tesi della campagna Sbilanciamoci!, un coordinamento che raggruppa 47 organizzazioni della società civile, che però deve fare i conti con un dato inquietante rivelato dal Barometro della solidarietà: otto italiani su dieci considerano raggiunto il livello di accoglienza di immigrati nel nostro Paese. Solidali sì, ma lontano da casa?


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