Non profit

USA: Acquisti pre-natalizi? No, grazie!

29 novembre: Buy Nothing Day, per un mondo migliore, qui & ora

di Bernardo Parrella

SANTA FE’ (USA) – “Vi invitiamo a una moratoria di 24 ore sugli acquisti. Per un giorno non comprate nulla. Un gesto importante per sfuggire all’imperativo del consumismo e riappropriarsi di una fetta di tempo passata a fare shopping.” Questa l’apertura del http://www.terre.it/bnd/ sito ufficiale italiano predisposto all’interno della campagna internazionale Buy Nothing Day. Lanciata per la prima volta undici anni or sono dal giro connesso alla rivista Adbusters, negli USA l’iniziativa cade tradizionalmente per il giorno dopo Thanksgiving, quando cioè si dà il grande avvio alla stagione dei grandi acquisti natalizi con gli sconti più ampi su ogni tipo di mercanzia. Giornata che, altrettanto tradizionalmente, per la maggior parte dei consumatori statunitense si traduce in una forsennata corsa alle compere. Ma non solo. Non di rado l’attesa dell’evento conquista l’attenzione generale, dalle chiacchiere volanti ai titoli dei grandi media. E si insinua alla grande in quelle stesse riunioni familiari tipiche di Thanksgiving, ricorrenza qui ancor più intima del Natale. Uno scenario che, pur se ormai estesosi un po’ ovunque nel mondo, a vederlo da vicino fa sempre e comunque rabbrividire. Stavolta il Buy Nothing Day è fissato per venerdì 29 novembre, e si prevede verrà seguito da almeno un milione di persone solo negli USA. Come suggerisce http://www.adbusters.org/campaigns/bnd/ l’apposita pagina su Adbusters.org, come alternativa anti-consumista e per esplicitare il concetto in pubblico è il caso di lanciare le iniziative più disparate: scambi di oggetti, concerti, teatro di strada, potluck, bruciare le carte di credito, volantinaggio. Ma soprattutto: “it’s a culture jam – no one’s drawing up any rules,” è un incursione culturale — non c’è nessuno a stabilire le regole. “Culture jam” è infatti divenuto una sorta di motto dell’intero movimento anti-consumista e creativo, usato anche come titolo di un volume curato nel 1999 dall’editor della rivista, Kalle Lasn, di cui sta per uscire il necessario seguito. In questi giorni dell’immediata vigilia i coordinatori della campagna vanno tampinando le grandi testate per far passare la notizia, inclusi brevi spot radio-TV, anche se con successi alterni. Uno spezzone ad hoc verrà irradiato dal network di CNN. Oltre a ricorrere, come già lo scorso anno, all’apporto diretto degli attivisti verdi e pacifisti. Stavolta, anzi, gli organizzatori stanno facendo leva sui gruppi religiosi. Si rilancia la voce del sacerdote ecumenico Bill McKibben, ad esempio, secondo cui “abbiamo bisogno di creare spazio per i valori al di fuori dell’imperativo commerciale”. Mentre si cita anche il messaggio del Papa per il quale il mercato non può certo rispondere a tutti i nostri bisogni. Il tutto trova riscontro nel lancio di un evento parallelo, Buy Nothing Christmas, il cui http://www.buynothingchristmas.org relativo sito spiega trattarsi di “un’iniziativa nazionale avvita dai Mennoniti Canadesi ma aperta a chiunque abbia sete di cambiamento e voglia di darsi da fare.” Si sottolinea la necessità del ritorno al significato originale del Natale come sinonimo di “dare” e agli insegnamenti di Gesù contenuti del Vangelo. Il tutto condito da una serie di ottimi materiali per maggiori informazioni e per la successiva diffusione — immagini, banner e poster semplici ma ben fatti, da prelevare via download, insieme a mailing list per tenersi aggiornati e file MP3 con l’inno “Buy Nothing At All” composto da Joel Kroeker. Una piccola idea con grandi implicazioni, quindi, per riflettere e considerare le implicazioni dell’odierno consumismo a livello globale. Come chiarisce il sito italiano, l’evento giusto per commemorare “le vittime delle politiche orientate alla massimizzazione dei consumi: dalle popolazioni del Sud del mondo deboli di fronte alla globalizzazione dei mercati, all’ambiente deturpato da rifiuti e inquinamento, alla colonizzazione dell’immaginario a opera di pubblicitari che propongono modelli di vita irrealizzabili per la maggior parte della popolazione del mondo. La giornata del non acquisto è un invito a demarkettizzare la nostra vita.”


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