Cultura

No global: la veglia di preghiera del vescovo di Cosenza

''Non bisogna bloccare o condannare questi giovani ma incanalarli'': Ha detto l' arcivescovo mons. Giuseppe Agostino

di Redazione

”Non bisogna bloccare o condannare questi giovani ma incanalarli”: e’ questo uno dei passaggi dell’ omelia che l’ arcivescovo metropolita di Cosenza, mons. Giuseppe Agostino, ha tenuto ieri sera in Cattedrale alla veglia di preghiera. ”Rispettiamo la magistratura. – ha tra l’ altro detto mons. Agostino – Deponiamo ogni violenza che non costruisce mai. La Chiesa e, umilmente anche la nostra Chiesa, e’ per la legalita’. Nel mio umile servizio episcopale in questa citta’ ho parlato ai caini aggressori in nome della mafia, abbiamo espresso una fondazione antiusura, per questo nessuno puo’ dirci che siamo fuori della legalita”’. Agostino si e’ a lungo soffermato sul fenomeno della globalizzazione, sui ”drammatici squilibri fra i popoli dell’ opulenza che hanno per fine il profitto fine a se stesso” e di quella che ha definito una ”acuta crisi della pace. Si parla stranamente e demoniacamente di guerra infinita. Cari giovani – ha esclamato Agostino – non vi spaventate: c’ e’ anche il positivo in questo mondo”. Gran parte dell’ omelia e’ stata dedicata ai giovani: ”talvolta i giovani – ha detto il presule – sono arrabbiati, capaci di protesta anziche’ di proposta ma e’ nel loro essere emotivi. Ma e’ cieco chi vuole soffocare questi fermenti ed e’ disattento chi si riduce a condannarli. Io ho detto anche durante l’ assemblea dei vescovi italiani che non bisogna bloccare o condannare questi giovani ma incanalarli”. Regola generale per Agostino e’ il rifiuto della violenza. ”Sapete – ha detto ancora rivolto ai giovani – su che cosa dovete essere uomini di rottura? Ponendovi in alternativa al mondo stupido della spettacolarizzazione, dell’ immagine, dello stordimento, del vuoto. Non crediate che la storia si risolva con le marce, non crediate che la storia si risolva dall’ oggi al domani. La storia e’ un travaglio continuo e bisogna entrare nella sofferenza della storia, fonte di ogni resurrezione. Dovete uscire dalla rassegnazione, cari giovani, dalla protesta per entrare nella proposta. Dovete uscire da tutti i clientelismi, dalle vie facili, dalle reazioni emotive”. ”Avete freddo? Volete una cosa calda?”: questo ha detto una mamma a un carabiniere del Ros che era andata ad effettuare un arresto nell’ ambito dell’ operazione sui no global di Cosenza. L’ episodio e’ stato narrato ieri sera dall’ arcivescovo di Cosenza, mons. Giuseppe Agostino, nella sua omelia in occasione della veglia di preghiera. ”Noi – ha detto Agostino in riferimento alla situazione della Calabria – abbiamo tanti valori, ma sono valori inespressi in etica sociale, c’ e’ molta rassegnazione. A quanti stanno esaminando questo fenomeno che ha toccato inaspettatamente la nostra citta’ di Cosenza vorrei raccontare un episodio che mi e’ stato riferito e che mi ha colpito molto ed e’ come un guizzo di luce in mezzo a tante complicazioni dell’ oggi. La notte in cui i Ros sono andati a prendere nelle nostre case i nostri giovani – come sapete, i componenti dei Ros hanno il volto mascherato con dei passamontagna per non essere riconosciuti – una nostra mamma, di questa terra che nessuno comprende ma che e’ portatrice di civilta’ e di valori, non avendo capito perche’ erano cosi’ mascherati ha detto nel suo candore a chi stava per portare via il figlio: ‘ma avete freddo? Volete una cosa calda?’ Questa – ha detto ancora mons. Agostino – e’ la civilta’, questi germi di amore, mentre c’ e’ lo scontro delle incertezze e probabilmente della forzature delle cose. Anche questa citta’ ha un sottofondo nobile, dobbiamo pero’ cercare di evidenziarlo, di organizzarci come speranza”.


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