Yalla Italia diventa libro. Lo ha scritto, naturalmente, Paolo Branca, il docente che per primo ha avuto questa idea vincente di aggregazione delle seconde generazioni, culminata con l?inserto mensile ospitato nelle pagine di Vita. Ma Yalla Italia è un progetto spontaneo e contagioso, perché nato sul bisogno di comunicare e di raccontarsi. Cioè di rendere pubblica la propria storia e i propri pensieri. Un?operazione spiazzante, perché realizzata da giovani musulmani. E perché porta a galla un vissuto molto diverso, molto più libero, pur restando fortemente identitario, di quanto i media abbiano sempre raccontato. Yalla Italia (che esce per Edizioni Lavoro, 12 euro, con introduzione di Gad Lerner) è il racconto di questo processo di intergrazione che non è rimasto sulla carta, ma ha realizzato rapporti, aperture, espressività. Ma è anche un libro che ha l?ambizione di raccontare un modello esportabile in altre realtà. Scrive Branca nelle righe introduttive: «Questo libro contiene una serie di considerazioni, riflessioni e proposte. In forma pacata, ma non per questo priva di passione. Mi dedico a questi temi da trent?anni: se non fossero per me anche attraenti mi limiterei alla ?normale amministrazione?. Una volontà di partecipazione e d?impegno mi sorreggono. Non amo il termine ?moderazione?. Forse perché lavoro soprattutto coi giovani, trovo che sia una parola ambigua, che sa di muffa e di rinuncia». La sfida è forse la più inattesa: il vero motore dell?integrazione è il fascino che l?integrazione stessa esercita. Occasione di conoscenza e di scoperta di nuovi territori dell?umano.
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