Formazione

Società: per Giuseppe De Rita è «una poltiglia»

Interessante intervento sul Sole24Ore di oggi

di Gabriella Meroni

Non sono scontate le osservazioni che Giuseppe De Rita ha consegnato oggi al Sole24Ore e che anticipano, come egli stesso scrive, quelle che renderà pubbliche domani a Roma in occasione della presentazione dell’annuale rapporto Censis. Tre le linee su cui si muove l’intervento di De Rita, di cui la prima in continuità con l’anno scorso, e le altre due invece in forte discontinuità. Vediamole: primo, dal punto di vista economico in Italia non c’è declino; anzi, si conferma il «piccolo boom» segnalato nel 2006. Di contro, però, dal punto di vista sociale c?è una regressione. Così descrive De Rita la società italiana: «una poltiglia di massa impastata di pulsioni, emozioni, esperienze; quindi ripiegata su se stessa; e che inclina verso una progressiva esperienza del peggio». Parole dure, che a De Rita sono costate molta fatica, eppure così è. Ma allora da dove si riparte? Non più dal popolo (e qui De Rita si sconfessa per la seconda volta, come ammette lui per primo, dopo quarant’anni di incrollabile ottimismo sulle risorse della società intera), ma da piccole minoranze. Non si può più scommettere sullo «sviluppo allargato», ma occorre puntare su «piccoli nuclei di innovazione trainati da minoranze oltremodo attive». Quali? Non solo industriali e finanziarie, ma anche «scientifiche, locali, sociali, etniche e religiose».


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