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LeParole&LeCose. Antipolitica

E' la parola del momento. Riflessione di Vittorino Andreoli

di Maurizio Regosa

Vita: Ve la do io l?antipolitica?La rivolta degli scontenti. Uno scomposto movimento di insoddisfazione e forse di vittimismo. Il crollo della fiducia e del patto sociale. Professore, ma cos?è l?antipolitica?
Vittorino Andreoli: È un senso generale di distacco, un essere contro verso ciò che viene chiamata politica, presa nell?accezione più semplice e originaria come amministrazione della città, come modalità con cui si governa, si gestisce, si amministra la cosa pubblica.

Vita: Un atteggiamento sempre più generalizzato..
Andreoli: Sì. Eravamo abituati a un ?essere contro? strutturato dai partiti politici, che dal dopoguerra si facevano portavoce delle proteste. I cittadini finivano per veicolare le proprie rimostranze, le insoddisfazioni proiettandole su un partito in cui si identificavano. La grande differenza è che oggi questa identificazione non c?è più. Si sono persi i riferimenti, le identità cui riferirsi. I partiti politici sono confusi, non hanno nemmeno più un nome, o perché li cambiano continuamente o perché cercano di evolversi. Con il risultato che si è passati dall?identificazione all?essere contro la politica nel suo insieme.

Vita: Oltre la crisi dei partiti, ci sono ragioni più profonde?
Andreoli: In questi ultimi anni assistiamo a un fenomeno che andrebbe analizzato: c?è la grandissima perdita di rispetto verso regole e le leggi, anche quelle etiche e morali. Si finisce con il non credere più a nulla. Abbiamo assistito a una capillare azione di distruzione di ogni principio, promuovendo l?idea che ciascuno deve fare i propri interessi. E questa distruzione è stata portata avanti dai partiti politici e da fonti anche molto autorevoli? Il laissez-faire per cui si diceva: «Le tasse? Pagate quelle che volete»?

Vita: Perduti i principi, emerge un grande disagio esistenziale privato?
Andreoli: Nel discorso che stiamo facendo, il tema etico cos?è? Credere che ciascuno di noi abbia un io ideale, un dover essere. Quando ci si accorge che il proprio comportamento è diverso da quello che avremmo voluto, nasce un senso di insoddisfazione. D?altro canto oggi la coerenza è considerata una malattia. Se lei sostiene di essere coerente, la considerano come uno che non sa adattarsi, che è ingessato. Al contrario, si dice, bisogna cambiare perché tutto è flessibile, mutevole. Questa condizione è diventata di ciascuno di noi. Non seguiamo più i principi ma in ognuno c?è il disagio di avvertire il bisogno di regole dopo averle tutte combattute, tutte negate.

Vita: Come siamo arrivati a questa crisi?
Andreoli: Da 7 – 8 anni assistiamo alla distruzione della politica: il laissez faire di cui si diceva prima, accompagnato dalla tutela dei propri interessi, ha creato il costume dei furbi e dei furbetti. Infatti oggi c?è una corruzione spaventosa, che non è più quella di Tangentopoli, ma riguarda tutti. L?idraulico che si fa pagare in maniera irregolare come il medico che ha un vantaggio dalla prescrizione dei farmaci… Tutti i principi che sono alla base del rispetto di regole sono saltati. Con il contributo dell?autorità dello Stato?

Vita: Si governa anche con l?esempio?
Andreoli: Guardi che però non è stato il cattivo esempio solo di una persona. Non c?è più nessuno che sia credibile. E questo indipendentemente dalla divisione in destra o sinistra?

Vita: Gli italiani sono scontenti: la protesta attuale è diversa dalle precedenti?
Andreoli: Un sistema politico va criticato. Sempre. In democrazia la critica c?è e deve esserci, non è una specificità italiana. La quale semmai è nel fatto che mentre prima la critica era nei confronti di un partito, oggi è generalizzata, contro tutto il sistema. Oggi non ci si sente rappresentati da nessun partito, che come le dicevo non ha più identità. Dalla dialettica politica si è passati all?essere contro la politica. La critica c?era – lo scriva – quando c?erano Einaudi, De Gasperi, Moro, Togliatti, Berlinguer? Ma lei faccia il confronto fra questi nomi e quelli attuali. C?è un abisso? Quelli di oggi sono vergognosamente poveri. Abbiamo avuto grandi uomini politici in Italia. Oggi non ci sono più. Non solo sono tutti corrotti. Tutti sono lì timorosi che si scopra la loro corruttela. Gli italiani hanno ragione di essere contro la politica.

Vita: C?è un rapporto fra la rappresentanza e la rappresentazione che ciascuno dà di sé?
Andreoli: Questo è un tema fondamentale. Dal punto di vista psicologico l?identificazione è sempre con un?altra persona. Anche quando c?è una proiezione in un?ideologia, questa avviene attraverso l?ideologo. Oggi addirittura sono sparite le persone: nell?urna l?elettore non sceglie il suo rappresentante. È un nome deciso da qualcuno. Quindi non c?è possibilità di una identificazione che faccia dire «do la mia delega a quel signore perché a lui credo». Contemporaneamente la campagna elettorale è diventata uno spot del capo, sempre superficiale. Ma il bisogno di identificazione rimane.

Vita: Con quali conseguenze?
Andreoli: Questo comporta insicurezza, paura e paura della politica. Non c?è più un politico che cammini per la strada. Non si fidano. E così passa l?immagine di un rappresentante che è intoccabile, sempre protetto, distante.

Vita: I politici sono diventati invisibili: viaggiano con macchine dai vetri scuri?
Andreoli: È un potere che si nasconde? Non c?è più la delega, che funzionava perché uno eleggeva il proprio rappresentante e poteva andargli a parlare, era la sua identificazione. Ma c?è un altro problema: la gente che non sente più la politica è più sensibile alla religione, all?etica non terrena. Si produce così una specie di rivalutazione di comportamenti che siano di maggior significato. Non si pensa più alla politica, ma al santone. Non necessariamente a Dio padre onnipotente creatore. Si cercano proiezioni, identificazioni in altri campi..

Vita: Questo apre il discorso alle religioni fai da te?
Andreoli: Esatto. Il problema è che uno che non ha più nessuna identità non può dire «c?è un Dio nascosto da qualche parte del cielo», come affermava Schiller. Non a caso in Italia ci sono circa 200 sette.

Vita: E i giovani di fronte a tutto ciò?
Andreoli: Come possono attaccarsi a questi politici che per loro non fanno niente? Sa dove vanno? In Second life. Sono sei milioni. Ha capito? Non riescono più ad avere dei riferimenti in questo mondo concreto e vanno su Second life dove ci sono delle regole, dove possono trovare un lavoro, andare in vacanza? Cosa vuole facciano questi piccoli ometti della politica? Lo scriva che sono ometti? Addirittura l?ignoranza non è nemmeno nascosta. Oggi la stupidità è esibita come una volta si cercava di esibire la cultura. Invece di far vedere che sa a memoria il XXXIII canto del Paradiso, oggi uno racconta la barzelletta sporca? Il fatto che gli italiani si disamorino della politica non è un segno di qualunquismo. Vuol dire che sono intelligenti.

Vita: La critica è legittima, ma ormai le reazioni sono dentro una spirale negativa?
Andreoli: Sono d?accordo. Quando si fa la critica è sempre proporzionale all?uomo cui la fa, se è un uomo stupido? Se gli uomini politici sono ometti, esibiscono la stupidità e nascondono la corruzione, cosa vuole che gli dica Grillo? Che citi Aristotele? Che gli parli della visione di Einaudi?

Vita: Grillo fa il tribuno, come nella miglior tradizione?
Andreoli: Grillo è sempre stato contro entro certi limiti? Adesso è l?esempio di chi ha perduto l?identità e quindi si scaglia contro tutti. Ecco perché va contro quella che potrebbe essere la sinistra ma non lo è. Lui se la prende con tutti, anche se al posto di una diagnosi clinica potrebbe usare un termine antico: stupidità.

Vita: Riesce a immaginare un percorso di ricomposizione?
Andreoli: L?uomo del tempo presente è pieno di paura, insicuro, non vede con chiarezza il futuro né proprio né dei propri figli; le famiglie temono di non arrivare alla fine del mese, c?è una povertà strisciante anche se alcune volte molto nascosta? Sono andate smarrite anche le certezze, anche quelle del nido; si separano tutti, non si sposano più? Allora che cosa può fare la politica? Deve dare sicurezza, alla città e in termini individuali. Ma per questo c?è bisogno di uomini credibili. L?unica possibilità per la politica è mandar via questo ceto di politici idioti? Mi dica che sono stato chiaro? E poi scovare dentro l?Italia dei nessuno, l?Italia della brava gente che c?è ma non è andata in tv, persone che possano occuparsi della res publica. Le posso dire che queste persone ci sono. E una cartina di tornasole l?abbiamo dai giovani: tutto dipende da quanti di loro parteciperanno a questo rinnovamento. I giovani sono ancora la parte migliore di questo Paese.

Vita: Persone capaci ci sono, ma pure c?è un meccanismo perverso di selezione della classe dirigente?
Andreoli: Per questo si deve cambiare. Bisogna toglierli. Non si possono più votare. Non è più possibile ricandidare persone prive di serietà e di credibilità. Forse stiamo arrivando alla crisi di una civiltà, di un pensiero politico. È inutile suggerire piccole misure.


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